Lunedì le azioni della società danese Orsted, la più grande sviluppatrice di parchi eolici in mare, sono crollate del 17 per cento circa, trascinando in basso anche i titoli di altre aziende attive nel settore delle energie rinnovabili, come First Solar, NextEra Energy e Clearway Energy.
CHI CONTROLLA ORSTED
Orsted è controllata al 50,1 per cento dal governo della Danimarca. La compagnia energetica norvegese Equinor possiede una quota del 10 per cento.
Le relazioni tra la Danimarca e gli Stati Uniti sono tese per via dell’interesse mostrato dalla Casa Bianca per l’annessione della Groenlandia, un territorio del regno danese.
LA SOSPENSIONE DEL PROGETTO REVOLUTION WIND
Rispetto al picco raggiunto nel gennaio del 2021, la capitalizzazione di mercato di Orsted è calata dell’87 per cento: la società è in crisi per via della generale difficoltà del settore dell’eolico offshore, tra alti costi di approvvigionamento dei materiali, intoppi nella filiera e tassi di finanziamento elevati, che conducono a ritardi nella costruzione degli impianti e a cancellazioni.
L’ultimo crollo delle azioni è stato causato dalla decisione del governo degli Stati Uniti – più precisamente del Bureau of Ocean Energy Management, un ente del dipartimento degli Interni – di sospendere il progetto Revolution Wind, al largo delle coste del Rhode Island.
TRUMP CONTRO L’EOLICO OFFSHORE
Il progetto era quasi finito: a detta di Orsted, la fase di installazione era completa all’80 per cento, con quarantacinque turbine su sessantacinque già posizionate. Ma il presidente Donald Trump è particolarmente ostile all’eolico offshore: pensa che le turbine in mare siano brutte, costose e dannose per l’ecosistema; lo scorso gennaio la sua amministrazione ha sospeso le assegnazioni di nuove concessioni sulle acque federali, mentre ad aprile ha bloccato (e successivamente riattivato) il progetto Empire Wind di Equinor nel Long Island, nonostante i lavori già avviati.
Con il Big Beautiful Bill, cioè il provvedimento fiscale e di spesa approvato a inizio luglio, l’amministrazione Trump ha eliminato i crediti d’imposta per gran parte dei progetti di energia solare ed eolica, mantenendo invece quelli destinati alle fonti a zero emissioni ma stabili, come il geotermico, l’idroelettrico e il nucleare.
LE MOTIVAZIONI DEL GOVERNO AMERICANO E LA DIFESA DI ORSTED
Per motivare la sospensione del progetto di Orsted, il governo americano ha detto di doverne esaminare le implicazioni sugli “interessi di sicurezza nazionale” e valutare le eventuali “interferenze con gli usi ragionevoli della zona economica esclusiva, dell’alto mare e delle acque territoriali”.
Orsted, invece, ha difeso la validità del suo progetto spiegando che fornirà 400 megawatt di energia elettrica allo stato del Rhode Island e 304 megawatt in quello del Connecticut, quanto basta per alimentare oltre 350.000 abitazioni. Negli Stati Uniti la domanda di elettricità è tornata a crescere dopo un ventennio di stagnazione grazie soprattutto ai centri dati per l’intelligenza artificiale.
L’AUMENTO DI CAPITALE
Bloomberg ha scritto che i dirigenti di Orsted stanno cercando di rassicurare gli investitori dopo la sospensione del progetto Revolution Wind e il crollo delle azioni: la società, infatti, sta preparando un aumento di capitale da 9,4 miliardi di dollari ma l’ennesima difficoltà sul mercato statunitense potrebbe alimentare i dubbi sulla convenienza dell’operazione.
Nel 2023 Orsted aveva abbandonato la realizzazione dei parchi eolici Ocean Wind 1 e Ocean Wind 2 negli Stati Uniti, dalla capacità combinata di 2,2 gigawatt.