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Perché l’Opec+ rinuncia allo scontro con Biden sul petrolio

L'Opec+ ha deciso di mantenere i livelli previsti di aumento dell'offerta di petrolio: a gennaio aumenterà la produzione di 400mila barili al giorno. Evitato lo scontro con Biden

 

L’Opec+, il gruppo che riunisce alcuni dei maggiori esportatori di petrolio, ha deciso ieri di proseguire con il piano di incremento graduale dell’offerta di barili, senza modificare i volumi concordati tempo fa. Per il mese di gennaio, dunque, il suo output complessivo aumenterà di altri 400mila barili al giorno.

LA MOSSA DI BIDEN E LA VARIANTE OMICRON

C’era molta attenzione sulla riunione dell’OPEC+ conclusasi il 2 dicembre: il gruppo sta infatti limitando la disponibilità di petrolio sui mercati, facendone salire i prezzi e attirandosi gli attacchi dei paesi consumatori – gli Stati Uniti, soprattutto -, preoccupati che il costo alto del combustibile possa far crescere ancora di più l’inflazione e danneggiare la ripresa economica dalla pandemia.

Proprio gli Stati Uniti hanno annunciato recentemente un’azione congiunta – assieme a Cina, India, Giappone, Corea del sud e Regno Unito – per liberare barili di petrolio dalle riserve strategiche e favorire la discesa dei prezzi. Al di là degli effetti immediati, la mossa (contenuta nei volumi) era parte di un più ampio piano negoziale con i membri dell’OPEC+.

Alla fine l’organizzazione, nonostante il rilascio di greggio dalle riserve e i rischi legati alla diffusione della variante omicron del coronavirus, ha deciso di non rivedere i livelli di offerta aggiuntiva.

NIENTE SCONTRO CON WASHINGTON

Pochi giorni fa il Wall Street Journal aveva scritto, sulle base delle informazioni ricevute da fonti anonime, che l’Arabia Saudita e la Russia – le due nazioni alla guida dell’OPEC+ – stavano valutando la possibilità di sospendere l’aumento dell’offerta di petrolio.

Invece, sembra che alla fine il gruppo – composto anche da alleati americani, come l’Arabia Saudita, benché i rapporti oggi siano un po’ tesi – abbia deciso di evitare lo scontro con Washington. C’entrano anche le difficoltà di trovare una posizione comune a tutti i membri dell’organizzazione: gli Emirati Arabi Uniti, un altro membro influente del cartello, erano ad esempio contrari a un rallentamento dell’output.

LA PROSSIMA RIUNIONE

L’OPEC+ tornerà a riunirsi il prossimo 3-4 gennaio. Ma potrebbe indire un vertice anche prima, nel caso in cui l’andamento del mercato petrolifero richiedesse di intervenire. Per il momento, ha detto il vice-primo ministro russo Alexander Novak, a lungo ministro dell’Energia, la situazione è di bilanciamento e la domanda di greggio sta lentamente crescendo.

COME VA IL PETROLIO

Dopo l’annuncio dell’organizzazione sull’aumento dell’offerta di 400mila barili al giorno per gennaio, il petrolio Brent (il contratto di riferimento internazionale) ha perso oltre 1 dollaro; poi ha recuperato leggermente, attestandosi intorno ai 70 dollari al barile. È molto meno dei massimi triennali di oltre 85 dollari registrati a ottobre, ma si tratta comunque di un valore del 30 per cento più alto rispetto all’inizio del 2021.

LA STIMA DI JPMORGAN

La società di servizi finanziari JPMorgan stima che l’anno prossimo i prezzi del petrolio arriveranno a 125 dollari al barile e raggiungeranno i 150 dollari nel 2023 a causa del calo della capacità produttiva dell’OPEC+.

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