“Nonostante l’ambizione dell’UE di mantenere e sviluppare la capacità produttiva per le tecnologie pulite”, scrive Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività europea, “sono molteplici i segnali di un’evoluzione in senso opposto. In alcuni segmenti, le aziende dell’UE stanno annunciando tagli alla produzione nell’UE, chiusure o il trasferimento parziale o totale in altre regioni del mondo”. Nello stesso giorno di presentazione dell’attesissimo documento, Northvolt – cioè la principale azienda europea di batterie – ha fatto sapere che taglierà molti posti di lavoro e che venderà le attività dedicate allo stoccaggio energetico e ai materiali, o che cercherà dei partner.
LA REVISIONE STRATEGICA DI NORTHVOLT
La comunicazione è il risultato della revisione strategica avviata a luglio dopo la crescita delle perdite operative riportata nel 2023: una conseguenza sia della fiacchezza della domanda di automobili elettriche in Europa (che si ripercuote sull’intera filiera), sia della competizione con le grosse compagnie cinesi di batterie e sia dei problemi interni con l’avvio della produzione di massa; problemi che avevano spinto BMW a cancellare un ordine da 2 miliardi di euro per affidarsi alla sudcoreana Samsung SDI.
RIORIENTAMENTI E LICENZIAMENTI
Northvolt ha spiegato di volersi concentrare sulla sua fabbrica di batterie (gigafactory, in gergo) nel nord della Svezia e di sospendere la produzione di materiali attivi del catodo, uno dei due elettrodi di cui si compone una batteria: venderà uno stabilimento e si rifornirà da aziende cinesi o sudcoreane. La startup – che vanta grossi sostenitori, come Volkswagen, BMW, Siemens, Goldman Sachs e BlackRock – cercherà inoltre un acquirente o un partner per la propria divisione di stoccaggio energetico, che ha sede in Polonia. I piani per la costruzione di altre tre gigafactory tra Svezia, Germania e Canada verranno posticipati.
Questo piano di revisione dei costi prevedrà dei licenziamenti: attualmente l’azienda ha settemila dipendenti.
Peter Carlsson, amministratore delegato di Northvolt, ha dichiarato che “costruire da zero un’azienda di batterie è un’impresa impegnativa e ad alta intensità di capitale […]. Ora è il momento di concentrarsi sul core, di imparare dal passato e di scalare il nostro business primario per assicurarci di poter soddisfare le aspettative dei nostri clienti e aiutare l’Europa a raggiungere un ecosistema di batterie sostenibile”.
I PROBLEMI DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA, I PROBLEMI DI NORTHVOLT
Il contesto, tuttavia, non è positivo. Solo la settimana scorsa due importanti case automobilistiche europee, la tedesca Volkswagen e la svedese (ma controllata da un gruppo cinese) Volvo, hanno ridimensionato gli obiettivi sulla mobilità a batteria: la prima ha fatto sapere che potrebbe chiudere per la prima volta degli stabilimenti in Germania, la seconda ha abbandonato l’obiettivo di vendere solo vetture elettriche nel 2030.
Quanto a Northvolt, la startup – che nel 2021 aveva fatto clamore per essere stata la prima azienda europea a produrre una cella di batteria nel continente – ha difficoltà ad aumentare la produzione: la sua fabbrica a Skelleftea, nella parte settentrionale della Svezia, ha una capacità di 16 gigawattora all’anno, ma una produzione effettiva inferiore a 1 GWh.
CHE NE SARÀ DELLA FILIERA EUROPEA?
Come fa notare il Financial Times, la focalizzazione sulla manifattura di celle comunicata dopo la revisione strategica solleva dei dubbi sul futuro delle operazioni di riciclo e di produzione dei materiali, che sono essenziali per lo sviluppo di una filiera completa delle batterie in Europa. Uno studio di Morgan Stanley afferma che l’Europa importa dalla Cina l’80 per cento della sua domanda annuale di questi dispositivi.
E LE BATTERIE AGLI IONI DI SODIO?
Anche il distacco dagli asset sullo stoccaggio energetico è preoccupante, trattandosi di un settore rilevantissimo per la transizione energetica (gli impianti eolici e solari hanno bisogno del supporto delle batterie) e per l’innovazione tecnologica in generale (le batterie agli ioni di sodio, attualmente in fase di sviluppo, non utilizzano metalli rari e sono considerate molto promettenti). È possibile tuttavia che Northvolt, nonostante la ricerca di un acquirente o di un partner, continuerà a sviluppare la tecnologia agli ioni di sodio, affidandosi ad altre aziende per la manifattura.