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Berlino

Nord Stream 2, perché l’Europa centro-orientale si sente abbandonata da Biden

L’apparente disponibilità di Biden a ricercare una qualche forma di accordo con la Germania sul raddoppio del gasdotto russo-tedesco sotto il Baltico ha scombussolato le carte al di là dell’Oder-Neisse. L'analisi di Pierluigi Mennitti di Eastsidereport.info

“Svenduti”. È il sentimento che aleggia nelle capitali dell’Europa centro-orientale nei confronti di Joe Biden sul tema del nord stream 2. Perché a seconda che la questione si guardi dall’osservatorio di Berlino, Mosca o Varsavia-Tallin-Praga, la prospettiva cambia. L’apparente disponibilità della nuova amministrazione americana a ricercare una qualche forma di accordo con la Germania sul raddoppio del gasdotto russo-tedesco sotto il Baltico ha scombussolato le carte al di là dell’Oder-Neisse. E poco conta che nel cambio di rotta di Washington, qualora dovesse essere confermato dai futuri incontri al vertice tra cui spicca quello tra Biden e Merkel fissato per luglio, pesi una robusta dose di realismo. Gli europei centro-orientali, freschi di ritorno in Europa e (ingenuamente?) adoranti della bandiera a stelle e strisce, si sentono adesso “svenduti”.

Lo conferma al quotidiano tedesco Die Welt, senza troppi giri di parole, Jakub Janda, direttore dello European Values Center for Security Policy di Praga. “Non solo la decisione in sé, ma anche la modalità di comunicazione è stata vista come una mancanza di interesse verso gli alleati della regione”, dice Janda. Nessuna comunicazione preventiva, nessun messaggio riservato era partito da Washington verso le cancellerie est-europee per annunciare che nessuna sanzione economica sarebbe stata adottata nei confronti del ceo della società Nord stream 2 Ag, il tedesco Matthias Warnig, indiscrezione rilanciata dal sito di informazione Axios. Le spiegazioni sono arrivate attraverso un’intervista alla Cnn di Andrew Sullivan, consigliere per la sicurezza di Biden, e sono apparse decisamente strumentali: Warnig è tedesco, non russo.

A Varsavia e dintorni la delusione è grande per aver toccato con mano una cruda realtà: per gli Usa, Germania e Russia sono più importanti. L’interpretazione della stampa tedesca è che a Washington si siano resi conto che il gasdotto è ormai di fatto completato e che proseguire il muro contro muro non produrrebbe alcun risultato, se non quello di avvelenare i rapporti con Berlino. Solo una vittoria elettorale dei Verdi alle elezioni di settembre con l’ascesa di Annalena Baerbock alla cancelleria avrebbe potuto ancora ribaltare la situazione. Ma i sondaggi segnalano il calo di consenso per gli ecologisti e appare sempre più probabile un governo comunque guidato dalla Cdu di Laschet, le cui posizioni sul Nord Stream 2 sono le stesse di Angela Merkel. Meglio quindi guardare con pragmatismo la realtà e cercare di tirarne fuori il miglior risultato possibile: trattare con i tedeschi condizioni che minimizzino le conseguenze negative del progetto.

Negli ambienti diplomatici si ipotizzano compensazioni economiche per l’Ucraina, che vedrà ridursi gli introiti economici per i balzelli sul gas in transito dalla Russia all’Europa attraverso il suo territorio e che sarà esposta a presumibili continue pressioni da Mosca. Con il raddoppio del canale sotto il Baltico, la Russia potrà alzare la voce con Kiev senza pregiudicare i rifornimenti all’Europa.

In più gli Usa premono per l’introduzione di un meccanismo di interruzione del Nord Stream 2, nel caso la Russia utilizzasse il gas come strumento di pressione proprio nei confronti dell’Ucraina.

Su questi due punti in particolare si sta trattando fra gli sherpa dei due Paesi. I canali di comunicazione si sono moltiplicati, il Segretario di Stato Anthony Blinken ha fatto visita alla cancelleria a margine della Conferenza sulla Libia di Berlino, dove ha anche discusso a lungo con il suo omologo tedesco Heiko Maas, negli Usa è volato il ministro dell’Economia Peter Altmaier con un pacchetto di proposte per appianare le tante divergenze economiche: il Nord Stream 2 è tema in agenda. E lo sarà ancor di più quando il 15 luglio nella capitale statunitense atterrerà Angela Merkel, per quella che probabilmente sarà la sua ultima visita importante all’estero.

Berlino è ormai sicura di trovare la quadratura del cerchio entro agosto, tanto più che a Biden non sembra dispiacere l’avvio di un disgelo controllato con Putin. Si tratterà di capire, al di là dell’Ucraina per la quale i tedeschi non hanno problemi ad allargare i cordoni della borsa, quali concessioni la cancelliera è pronta a fare sui rapporti con la Cina.

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