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Berlino

Nord Stream 2, perché Biden salva Gazprom?

Per Axios, il freno di Biden è dovuto alla volontà di non giungere allo scontro finale con la Germania e lasciare ancora spazio e tempo a una mediazione politica, visto anche il complesso groviglio di altre controversie con l’Europa. L’analisi di Pierluigi Mennitti

 

Qualcosa si muove nella partita a scacchi tra Stati Uniti, Germania e Russia sul Nord Stream 2, anche se le mosse non sembrano sbloccare definitivamente la partita. Secondo quanto riportato dal sito online americano Axios, il presidente Joe Biden avrebbe deciso di risparmiare dalle sanzioni previste il principale attore del progetto di raddoppio del gasdotto sotto il Baltico, la Nord Stream AG, la controllata al 100% di Gazprom che ha sede in Svizzera, e il suo amministratore delegato, il tedesco Matthias Warnig. L’indiscrezione è stata poi ripresa anche dalla Cnn.

Dunque, nessuna sanzione per il momento nei confronti della compagnia guidata da Warnig, uomo molto vicino al presidente Vladimir Putin, ma le penalità economiche saranno invece applicate nei confronti della società che gestisce le navi russe impegnate dall’inizio dell’anno nel lavoro di completamento del deposito dei tubi sul fondale. Mancano ormai pochi chilometri, una sessantina più o meno, alla chiusura dell’intera pipeline, dopo che nei primi mesi del 2021 le navi russe, che avevano sostituito quelle di una grande società svizzera ritiratasi proprio per sfuggire alle sanzioni americane, avevano ripreso e ultimato i lavori di allacciamento al terminale tedesco dell’opera.

Nel campo politico americano la decisione di Biden ha scatenato una furiosa reazione da parte dei repubblicani, ha poi aggiunto Axios, i quali vedono nella parziale marcia indietro del presidente la volontà sottintesa della nuova amministrazione di non impedire davvero la pipeline.

Al momento in cui scriviamo, la notizia non ha ancora trovato conferma da fonti ufficiali. Motivo per cui Michael McCaul, esponente di spicco del partito dell’elefante e membro della commissione esteri della Camera dei rappresentanti, ha usato il condizionale per criticare la decisione. Una sorta di avviso della polemica che potrebbe divampare qualora arrivassero conferme. “Questo gasdotto non è un semplice progetto economico”, ha detto il deputato repubblicano ribadendo i concetti di un’opposizione di fondo che finora ha legato i due partiti Usa, “ma uno strumento per rafforzare la dannosa influenza di Mosca e l’indipendenza energetica dell’Europa. Se Putin completerà l’opera, sarà solo grazie al lasciapassare di Biden”. E il senatore Tex Cruz ha rincarato la dose su Twitter: il presidente Biden “aiuta in maniera attiva” Putin nella costruzione della sua pipeline.

McCaul è un deputato texano, così come il senatore Cruz: la circostanza che i due più grandi antagonisti sul piano parlamentare vengano da uno Stato che poggia la sua forza economica tanto sul petrolio quanto sul gas liquido, aggiunge domande e sospetti alla vicenda. Da parte tedesca, ma ancor più russa, si ritiene che l’opposizione americana la Nord Stream 2 sia legata al desiderio di esportare in Europa il gas liquido statunitense, più che a una reale preoccupazione di dipendenza energetica.

Ma mentre da parte russa, come raccontato nella precedente analisi di Matrioska, si tira dritto senza preoccuparsi troppo di mosse e contromosse americane, in Germania l’attenzione è massima. Berlino, giunti a questo punto, non ha alcuna intenzione né interesse economico a lasciar cadere il progetto, che oltre al gas lascia ipotizzare future collaborazioni sull’idrogeno. Ma deve ugualmente maneggiare con cura e felpata diplomazia il contrasto con Washington.

Per Axios, il freno di Biden è proprio dovuto alla volontà di non giungere allo scontro finale con Berlino e lasciare ancora spazio e tempo a una mediazione politica, visto anche il complesso groviglio di altre controversie con l’Europa, che la fine della presidenza Trump ovviamente non ha fatto evaporare di colpo. Biden sarà in Europa a giugno (con tappe a Londra e Bruxelles per G7 e Nato). Nell’attesa ha mandato in avanscoperta il suo segretario di Stato Antony Blinken e l’incaricato per la questione climatica John Kerry. Entrambi si sono incontrati con il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas. Il primo, secondo quanto riportato da fonti americane, ha ribadito con forza l’opposizione Usa al Nord Stream 2, lasciando intendere che la mossa di Biden di non sanzionare l’azienda che gestisce il gasdotto sia solo tattica. Il secondo ha invece lodato la politica del governo tedesco per contrastare i cambiamenti climatici: una strategia che, secondo Berlino, non può fare a meno del Nord Stream 2, anche per sopperire alla progressiva chiusura delle centrali al carbone, dopo aver decretato anche l’addio al nucleare.

Dunque le pedine si sono mosse e, anche se per ora cambia poco sulla scacchiera del gasdotto baltico, dietro le quinte si tratta.

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