Se la Namibia quasi non esiste nella mappa dell’economia globale, presto potrebbe apparire un punto nemmeno tanto piccolo grazie all’idrogeno verde, di cui il Paese ambisce ora a diventare un hub produttivo di tale scala da essere decisivo nella decarbonizzazione anche dell’Europa. Ecco cosa scrive Bloomberg in un approfondimento sulla sfida lanciata dal Paese africano sul quale si è appuntata l’attenzione di molti Stati e investitori del Vecchio Continente.
Gli occhi sulla Namibia
L’impegno dell’European Investment Bank a mettere a disposizione 500 milioni di euro a chi svilupperà progetti sull’idrogeno verde in Namibia non è un caso isolato. C’è infatti anche il miliardo tondo a cui ammonta il fondo per l’idrogeno della Namibia promesso da Netherland’s Invest International.
Tutte mosse che, scrive Bloomberg, segnalano l’intenzione europea di puntare sul Paese per garantirsi la sicurezza energetica venuta meno dopo la fine dei rapporti con la Russia di Putin ma anche per assicurarsi un altro obiettivo ambizioso come una transizione verde sostenibile.
Si parte
Il primo sito produttivo che vedrà la luce in Namibia è quello di Cleanergy, una joint venture tra l’azienda locale Ohlhthaver & List e la compagnia di navigazione belga CMB partita con un investimento di 30 milioni di euro un terzo dei quali offerti a titolo di prestito dal governo tedesco.
Per i belgi di CMB questo è solo il punto di partenza: la compagnia ha annunciato l’intenzione di raccogliere 3,5 miliardi per costruire uno stabilimento per l’ammoniaca che collegherà un deposito nuovo di zecca agli impianti dove l’ammoniaca sarà esportata anche grazie al know-how messo a disposizione dal porto di Anversa-Bruges.
CMB crede talmente nell’idrogeno verde da aver appena ordinato alla Cina 45 navi alimentate ad energia pulita che si aggiungeranno a una flotta che comprende oltre 200 imbarcazioni.
Tutto questo, sottolinea al quotidiano Usa il Ceo di CMB Alexander Saverys, richiedeva di investire “in un Paese dove c’è abbondanza di energia rinnovabile a basso costo, e quel Paese è la Namibia”.
Il Sol dell’Avvenire
L’idrogeno verde potrebbe rappresentare una svolta per un Paese poverissimo, arido e desolato come la Namibia il cui attuale Pil di appena 13 miliardi di euro è pari, sottolinea Bloomberg, ad un terzo di quello dello Stato meno ricco degli Usa, il Vermont.
Gli stessi deserti che rendono la Namibia un territorio scarsamente popolato sono ricchi invece di sole e vento, ingredienti fondamentali della catena produttiva dell’energia pulita. Talmente ricchi da non temere la competizione di attori emergenti del settore come il vicino Sudafrica, il Cile o l’Arabia Saudita.
Uno studio della Banca Mondiale certifica il primato del Paese nel potenziale solare, mentre ad avvantaggiarlo ulteriormente in questa sfida è la proprietà in mano allo Stato di gran parte delle terre disponibili.
L’obiettivo ora è di tappezzare quei terreni di pannelli solari, e gestire in loco un processo produttivo da cui si genererà quell’ammoniaca verde che sarà caricata nei porti in costruzione e trasportata verso l’Europa.
Il governo della Namibia è fiducioso non solo sulle sue risorse ma anche sul fatto che il costo di produrre idrogeno si contrarrà man mano che l’Ue imporrà la decarbonizzazione e costringerà i grandi impianti industriali europei a rinunciare ai combustibili fossili.
L’esecutivo è convinto di poter addirittura raddoppiare le dimensioni dell’economia del Paese, ma anche – come ha spiegato il ministro dell’Energia al World Hydrogen Summit di Rotterdam – di alleviare l’insicurezza energetica di molti partner vecchi e nuovi.
Anche i tedeschi
Anche la Germania punta sulla Namibia, come dimostrano i 10 miliardi investiti dalla tedesca Enertrag nel progetto Hyphen, cui l’esecutivo a Berlino ha dato priorità strategica.
L’idrogeno verde “è il combustibile del futuro”, ha sottolineato la ministra degli Esteri Baerbock a proposito di un progetto dal quale si punta a ricavare 3,5 gigawatt di energia eolica e solare, ossia più della metà della capacità degli stabilimenti per rinnovabili costruiti nell’assai più industrializzato Sudafrica.
Al progetto Hyphen, che gode del supporto del porto di Rotterdam, contribuirà una forza lavoro di 15mila unità che impiegherà quattro anni per completare un impianto in grado di generare inizialmente un milione di tonnellate di ammoniaca l’anno destinate a raddoppiare quando il progetto entrerà nella sua seconda fase.
I calcoli sono presto fatti e indicano che quel quantitativo rappresenta una quota significativa dei 15 milioni di tonnellate di ammoniaca verde che secondo le previsioni dell’International Energy Agency saranno prodotte annualmente da qui al 2030.
Il governo tedesco crede molto nell’idrogeno verde. Lo dimostrano i tre miliardi di sussidi diretti, il programma di investimenti finalizzato a incrementare la domanda di questa forma di energia, e il disegno di legge a cui è al lavoro il ministro dell’Economia Habeck che punta ad accelerare i progetti sull’idrogeno anche attraverso la rapida realizzazione di nuove infrastrutture.