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Petrolio, che cosa sta succedendo in Libia

Il prezzo del petrolio, incurante del calo della produzione della Libia, continua a scendere sotto le pressioni di Opec e Cina. Articolo di Giusy Caretto  Mentre il prezzo del petrolio continua a scendere sotto le pressioni di Opec e Cina, che minaccia l’introduzione dei dazi sul greggio, in Libia bruciano i terminal di Sidra e…

Mentre il prezzo del petrolio continua a scendere sotto le pressioni di Opec e Cina, che minaccia l’introduzione dei dazi sul greggio, in Libia bruciano i terminal di Sidra e Ras Lanuf, minacciando il disastro ambientale. In Libia continua la guerra civile per il controllo dei terminal di greggio e quindi della base economica di un Paese ridotto al lastrico. Ma andiamo per gradi.

COSA STA ACCADENDO IN LIBIA

I terminal petroliferi libici dei porti di Sidra e Ras Lanuf, controllati, secondo le dichiarazioni della Noc, Compagnia petrolifera nazionale libica, dal capo milizia Ibrahim Jadhran sono in fiamme. A bruciare sono i due grandi serbatoi per lo stoccaggio del greggio, il numero 2 e il numero 12.

La causa è nei combattimenti che da una settimana agitano nuovamente la Libia e che vedono contrapposte le truppe del generale Haftar e le milizie con a capo Ibrahim al Jadhran.

SI TEME PER DISASTRO AMBIENTALE

A causa dell’incidendio, una coltre di fumo nero è arrivata fino alla città di Brega. La compagnia libica Noc ha stimato danni per 800 milioni di dollari, mentre ha messo in guardia da un possibile “disastro ambientale”.

In particolare, come spiega un comunicato Noc, una mega-cisterna (la n.12) a Ras Lanuf , “è stata significativamente danneggiata” a causa dell’“incursione armata”e “chiede l’incondizionato e immediato ritiro della milizia che opera sotto la guida di Ibrahim Jadhran per prevenire un disastro ambientale e ulteriori distruzioni di infrastrutture-chiave”.

Immagine libia 1DANNI PER IL SETTORE

L’incendio “potrebbe avere un enorme impatto sul settore petrolifero libico e nell’economia nazionale”, sostiene la Noc che nella giornata di giovedì 14 giugno, denunciava in circa 240 mila barili al giorno la perdita di produzione di greggio provocata dall’attacco della milizia di Jadhran.

IL PREZZO DEL PETROLIO CONTINUA A SCENDERE

La questione libica e il calo della produzione, non influiscono (almeno per ora) sul prezzo del petrolio, che nelle scorse ore ha tocca i minimi da Aprile 2018, a 64,04 dollari il barile (Wti americano), in calo dell’1,5%.

RIAD E MOSCA PRONTE AD AUMENTO PRODUZIONE

A mandare giù il prezzo del greggio è l’incertezza Opec sull’aumento della produzione. Arabia Saudita e Russia sono pronte ad aumentare le quote già a partire da luglio, ma Iran, Iraq e Venezuela non intendono cedere alle richieste di Mosca e Riad. In particolare, l’Arabia Saudita pensa ad un aumento della produzione di 500.000 fino a 1 milione di barili al giorno, mentre la Russia sta ad un aumento di 1,5 milioni di barili al giorno.
Tutto sarà deciso il 22 giugno a Vienna.

CINA PENSA A DAZI SU GREGGIO

Non solo Opec. C’è anche la Cina a tenere bassi i prezzi del petrolio. Secondo alcune indiscrezioni, Pechino, in risposta ai dazi da 50 miliardi di dollari confermati venerdì dal presidente Donald Trump sulle importazioni da Pechino, starebbe lavorando all’introduzione di tariffe su diversi prodotti statunitensi, tra cui il greggio e la benzina.

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