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Turchia

Libia, Eni, Total e non solo. Erdogan abbaia ma non morderà. Parola di Sapelli

Erdogan oggi ha annunciato trivellazioni nel Mediterraneo. Il commento di Sapelli e la posizione del Dipartimento di Stato americano

Distruptive, geo-politicamente parlando. Possiamo definirle così le ultime dichiarazioni di Recep Tayyip Erdoğan sui piani energetici della Turchia. Il sultano, che solo poche settimane fa ha ridefinito in un accordo con Tripoli le Zone Economiche Esclusive di Cipro, Egitto, Siria e Grecia, ora promette di passare alla fase attuativa e di avviare le trivellazioni in queste zone.

Dichiarazioni che, secondo lo storico Giulio Sapelli, sarebbero solo mera “propaganda”.

LE DICHIARAZIONI DI ERDOGAN

Erdogan ha annunciato oggi che entro il 2020 la Turchia avvierà “attività di esplorazione e perforazione” nel Mediterraneo nelle zone inquadrate dall’accordo sulla demarcazione dei confini marittimi con la Libia.

CIPRO E GRECIA DEVONO CHIEDERE PERMESSO ALLA TURCHIA

Il presidente della Turchia si è anche spinto oltre con le sue dichiarazioni affermando: “Non è più possibile per altri Paesi condurre attività di ricerca sismica e di perforazione senza il consenso della Turchia e della Libia nelle aree designate dall’accordo marittimo”.

SAPELLI: L’ACCORDO E’ NULLO

Ma “l’accordo cui si riferisce Erdogan non ha alcuna validità internazionale. Il presidente turco sta tirando troppo la corda, dal momento che i confini marittimi sono stati decisi, proprio in quella zona del Mediterraneo, con un lavoro diplomatico da un paio di secoli. Ankara prima di fare le sue mosse deve cercare un accordo internazionale con tutte le altre potenze”, commenta con Start Magazine lo storico ed economista Giulio Sapelli.

TURCHIA NON HA MEZZI

“Nonostante queste dichiarazioni, comunque, non mi pare che la Turchia abbia i mezzi necessari per trivellare da sola in diverse zone del Mediterraneo”, aggiunge Sapelli, convinto che tali affermazioni siano solo “propaganda nazionale”.

NESSUN PERICOLO PER ENI, TOTAL E GLI ALTRI

Dunque la concorrenza della Turchia, in fatto di trivellazioni, non deve preoccupare più di tanto Eni, Total e gli altri big dell’Oil&Gas, dice in sostanza Sapelli: “Eni ha le sue competenze e tradizioni in quel mondo e in quel pezzo di mare”, secondo il professore, che chiosa: “E visto che abbiamo citato Eni, Erdogan dovrebbe seguire i modelli dell’azienda italiana”.

I NUOVI CONFINI

E’ qui doveroso fare un passo indietro. Erdogan e Al Serraj, a fine novembre, hanno firmato un accordo ridisegnando i confini dei mari. In pratica, Erdogan vuole il controllo del Mediterraneo e rivendica parte delle Zone economiche esclusive di Grecia, Cipro, Egitto e Siria.

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Fonte: Repubblica

TURCHIA E LIBIA DIVIDONO IL MEDITERRANEO

Ha scritto sul tema Fabio Caffio, ufficiale della Marina Militare in congedo: “Non conosciamo la metodologia da loro applicata per stabilire le rispettive frontiere marittime, anche se il testo del Memorandum riporta la lista delle coordinate dei punti delle coste turche e libiche (ora sotto controllo della Cirenaica) prese a base per la definizione della linea di equidistanza: la costa turca interessata va dalla zona retrostante l’isola greca di Castellorizo alla Penisola di Marmaris prospiciente Rodi; quella libica, dal confine con l’Egitto arriva sino a Derna. In sostanza, non è stato tenuto conto delle isole greche suindicate (oltre Scarpanto) considerandole collocate dalla parte “sbagliata”, né si è dato effetto alle coste orientali di Creta, facendo passare nella potenziale ZEE dell’Isola la diagonale congiungente l’Anatolia alla Cirenaica”, spiega Fabio Caffio, che aggiunge che: “La fascia di ZEE turco-libica taglia inoltre in due il Mediterraneo creando potenziali problemi geopolitici attinenti la libertà di navigazione e la posa di gasdotti”.

ACCORDO BOCCIATO DA DIPARTIMENTO DI STATO USA

La comunità internazionale, con Grecia e Cipro in prima linea, ha bocciato l’accordo. A schierarsi contro la mossa della Turchia anche il Dipartimento di Stato americano, che ha definito il memorandum sulle ZEE provocatorio e controproducente. “Le decisioni che non tengono conto degli interessi di tutti gli Stati coinvolti sono provocatorie”. “Come politica ferma, incoraggiamo gli Stati a risolvere pacificamente le loro controversie in base al diritto internazionale”, ha aggiunto il Dipartimento.

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