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Libia

La Russia contrabbanda petrolio in Europa attraverso la Libia

Attraverso la Libia, la Russia sta contrabbandando i suoi prodotti petroliferi verso l'Europa. Ecco cosa ha scoperto Bloomberg.

Nel settembre 2022 le autorità albanesi fermarono una petroliera, la Queen Majeda, proveniente dal porto di Bengasi, in Libia. La nave trasportava verso Porto Romano, in Albania, un carico di gasolio marino dal valore di 2 milioni di dollari che però, stando alle autorità albanesi, era stato contrabbandato.

Come ha scritto Bloomberg, che alla vicenda ha dedicato una lunga inchiesta, il caso della Queen Majeda è soltanto la punta dell’iceberg di un problema ben più grande, anche dal punto di vista economico: il contrabbando di combustibile in Libia è un business da 5 miliardi di dollari. La ricostruzione giornalistica ha evidenziato che all’incirca il 40 per cento del carburante importato in Libia nell’ambito di un programma di sovvenzioni nel 2022 è stato contrabbandato. E che una grossa fetta di questo commercio illecito aveva origine in Russia: giunto in Libia, dunque, il combustibile di provenienza russa veniva inviato nei paesi europei che avevano vietato le importazioni petrolifere da Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina.

IL CONTRABBANDO DI CARBURANTE

Nonostante il capitano della Queen Majeda avesse con sé un certificato firmato che dichiarava l’origine libica del carico – la fonte era la Brega Petroleum Marketing, un’azienda controllata dalla compagnia petrolifera statale NOC -, le autorità albanesi riuscirono a scoprire l’illecito. Brega, infatti, gestisce esclusivamente la distribuzione del combustibile all’interno della Libia; l’unico soggetto autorizzato al commercio di prodotti petroliferi dentro e fuori la Libia è NOC.

La Russia, dunque, ha potuto aggirare la chiusura dei mercati europei inviando i suoi prodotti petroliferi in Libia, approfittando della scarsità di raffinerie nella regione del Nordafrica; da qui, il combustibile veniva ri-esportato di contrabbando in Europa. Le autorità che hanno sequestrato la Queen Majeda – al monitoraggio di questi traffici ha partecipato pure la Guardia di finanza italiana – pensavano che il combustibile trafficato, una volta entrato in Albania, non sarebbe stato distribuito solo nel paese, ma potenzialmente anche in altre parti d’Europa.

Questi traffici illeciti sono aumentati di numero dopo l’invasione dell’Ucraina e il distacco energetico tra l’Europa e la Russia, come ha potuto documentare Bloomberg. Le origini del fenomeno, tuttavia, risalgono a ben prima: il collasso del regime di Mu’ammar Gheddafi nel 2011 e il caos creatosi con successiva guerra civile hanno gettato le basi per la proliferazione del contrabbando petrolifero.

Nel 2017, le autorità italiane e maltesi hanno scoperto una rete criminale internazionale che contrabbandava gasolio da Malta all’Unione europea con la partecipazione di una milizia libica e della criminalità organizzata italiana.

L’IMPATTO ECONOMICO

Secondo una stima della banca centrale della Libia, il contrabbando di carburante è costato alle casse dello stato 30 miliardi di dinari nel 2022, l’equivalente di 6 miliardi di dollari: una cifra superiore anche a quella raccolta da Bloomberg nella sua inchiesta (5 miliardi). La NOC, invece, non ha saputo fornire una valutazione economica concreta, limitandosi a parlare di un “grande problema”. La compagnia ha specificato di aver dato istruzioni a Brega di dotarsi di sistemi di tracciamento GPS per aiutare le autorità nel contrasto al contrabbando.

Bloomberg scrive che la Libia, nonostante la contrazione economica (-1,2 per cento del 2022, secondo la Banca mondiale), continua a importare grandi quantità di carburante che non vengono mai distribuite tra i cittadini. È dunque molto probabile che questo aumento delle importazioni serva ad alimentare il contrabbando.

Il contrabbando ha un costo anche per l’Europa. Secondo le autorità italiane, fino al 20 per cento del carburante utilizzato per i trasporti nel 2021 proveniva dal mercato nero, principalmente attraverso importazioni illegali che hanno permesso un’evasione fiscale di circa 3 miliardi di euro all’anno.

IL COMMERCIO PETROLIFERO TRA RUSSIA E LIBIA

Dal momento dell’invasione dell’Ucraina, le esportazioni di combustibile dalla Russia verso la Libia sono cresciute di oltre dieci volte, dalle 260.000 tonnellate del 2022 ai 2,5 milioni di tonnellate del 2023. Attualmente la Russia è la prima esportatrice di prodotti petroliferi di ogni tipo in Libia, con una quota del 28 per cento; nel 2021 valeva appena il 4 per cento.

Secondo il Center for Research on Energy and Clean Air, dal gennaio 2023 la Russia ha esportato combustibile – principalmente gasolio e benzina – in Libia per un valore di 2,4 miliardi di euro. Se il 40 per cento di questo combustibile viene contrabbandato, come dicono le rilevazioni libiche riportate da Bloomberg, significa che circa mezzo miliardo di euro in prodotti petroliferi russi viene rivenduto in Europa e altrove.

Dal 2022, la Libia ha esportato gasolio e benzina in Italia, Spagna, Francia, Malta e non solo.

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