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Macron

Le sanzioni contro la Russia e le amnesie dell’Italia. Parla Sapelli

Come fronteggiare la Russia? Proposte, tesi e critiche di Giulio Sapelli, economista e storico

 

 

Professor Sapelli, ha senso continuare a parlare di sanzioni contro Putin sapendo che, come ha spiegato Draghi, dal gas russo siamo dipendenti per il 45 per cento del nostro fabbisogno?

È quasi ridicolo che dalle sanzioni contro Mosca sia stata esclusa l’energia. L’unica sanzione che poteva avere un elemento disgregativo nel piano diabolico di Putin era proprio un intervento mirato sull’energia, ma questo non può essere fatto. In un mondo globalizzato, essenzialmente interconnesso, le sanzioni non sono più possibili. La globalizzazione si fonda sulla interscambiabilità, tanto che se c’è una cosa che continua a funzionare anche durante la guerra sono gli scambi energetici. Farli continuare è interesse sia di colui che vende che di colui che acquista. Il mondo che crede nell’impostazione basata sul mercato non può aspettarsi uno scenario come quello attuale.

Possibile che non si sia pensato in questi anni a un modo per dipendere meno dalla Russia?

A oggi, se ci mancassero i 40 miliardi di tonnellate di gas che arrivano dalla Russia non potremmo sostituirli né con il carbone, né con le biomasse o con altro. Non a caso gli Stati Uniti hanno inventato le sanzioni in politica internazionale, che non sono mai esistite. Perché sono un impero, non territoriale ma economico, e dunque sono autosufficienti. Per noi, invece, il gas russo è fondamentale.

E dunque cosa può fare l’Occidente per fermare Putin?

Per vincere le guerre bisogna fare la guerra. Bisogna perdere sangue, uomini, uccidere ed essere uccisi. È terribile, per uno che ama la pace come me, ma questa è la realtà. Invece molti paesi hanno abolito il servizio militare e delegato la morte a dei corpi specializzati di mercenari. Pensa che oggi questi paesi sarebbero pronti a entrare in guerra? La parola mercenario una volta era negativa, oggi è propositiva perché gli stati ne approfittano e li comprano.

Crede ci sia la possibilità di un passo indietro o la Russia è ormai andata troppo avanti nel suo progetto?

La Russia si sta trasformando in un’autocrazia piena. Quel che mi preoccupa è che il modello Xi Jinping ha vinto. Ho paura che questo diffonda tra i giovani il fatto che per affermare i propri obiettivi bisogna fare la guerra. Ma solo un dittatore come Putin può pensare una cosa del genere.

Draghi ha rimproverato i governi degli scorsi anni, forse decenni, che hanno aumentato la dipendenza dal gas russo e diminuito la produzione nazionale. È d’accordo?

Draghi ha rimproverato se stesso. Si fa forza del fatto che l’Italia è un paese senza memoria ma tutto questo inizia dalla privatizzazione delle fonti energetiche. Se avessimo ancora la Snam non saremmo così dipendenti dalla Russia. Draghi o non sa cosa dice o non sa cosa ha fatto lui. Sul “Britannia” c’era lui, non altri.

(estratto di un’intervista pubblicata dal quotidiano Il Dubbio; qui la versione integrale)

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