Le recenti tensioni tra Israele e Turchia dopo gli scontri di Pasqua nella striscia di Gaza non fermano EastMed, il progetto del gasdotto che dovrà collegare Israele con l’Europa occidentale passando per Cipro e la Grecia (e terminando in Italia): il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, l’omologo greco Alexis Tsipras e il presidente cipriota Nicos Anastasiades nelle scorse ore si sono sentiti per confermare che il progetto, proposto fin da gennaio 2016, va avanti e hanno messo in agenda un incontro al vertice, probabilmente già a maggio.
Israele e Cipro hanno effettuato importanti scoperte di gas naturale nelle loro acque territoriali (Leviathan e Tamar le principali per Israele, Aphrodite per Cipro) e sono ansiose di esportare verso l’Europa. Il gasdotto correrebbe in mare fino al Peloponneso per poi snodarsi in superficie in Grecia e in Italia, da dove il gas sarebbe distribuito al resto d’Europa. L’anno scorso, ad aprile, è stata firmata un’intesa dal commissario europeo per l’energia Miguel Canete, dal ministro italiano dello Sviluppo economico Carlo Calenda e dai ministri corrispondenti degli altri paesi per il via libera a EastMed, seguito da un memorandum of understanding a dicembre tra Israele, Cipro, Grecia e Italia. Nel nostro paese sarebbero sfruttati gli investimenti di Snam Rete Gas, già attuati in conformità con la regolazione europea per consentire il flusso bidirezionale del gas, con possibili ricadute sull’occupazione.
LE ULTIME TENSIONI IN MEDIO ORIENTE
Negli scorsi anni Israele, Grecia e Cipro hanno rafforzato la cooperazione nei settori dell’energia e della sicurezza, spesso tenendo in sordina le loro iniziative a causa delle tensioni politiche regionali, ha scritto Haaretz.com. Ora Turchia e Israele sono nuovamente ai ferri corti dopo i recenti scontri della striscia di Gaza, dove soldati israeliani hanno aperto il fuoco e ferito tre palestinesi; Netanyahu ha difeso la condotta dei militari e il presidente turco Tayyip Erdogan lo ha definito “terrorista”. L’attrito tra Cipro e Turchia si lega invece alle perforazioni offshore unite alle rivendicazioni politiche: Cipro ha stretto accordi con aziende dell’energia tra cui Exxon e Qatar Petroleum per effettuare scavi e svolgere attività di estrazione, ma Erdogan ha chiaramente fatto capire che non sarà tollerata la “violazione dei diritti dei ciprioti turchi” sulle risorse naturali dell’isola. Cipro ha garantito che i proventi del gas saranno equamente divisi tra i cittadini ciprioti una volta che il paese – oggi diviso di fatto tra controllo greco e controllo turco – sarà politicamente unito.
IL RUOLO STRATEGICO DI EASTMED
EastMed dovrebbe configurarsi come un collegamento di circa 1.300 km offshore per la parte tra Israele, Cipro, Creta e il Peloponneso e di circa 600 km per la parte in superficie che attraversa la Grecia e l’Italia. Il gasdotto ha una capacità di trasporto prevista di 10 miliardi di metri cubi di gas, estendibile a 20, con un costo stimato in 6 miliardi di euro. Attingerà dalle enormi risorse di gas offshore del giacimento Leviathan, a nord di Israele, una delle scoperte più recenti per il paese mediorientale che ne ha rilanciato il ruolo di esportatore di energia. EastMed valorizzerebbe anche il ruolo di hub dell’energia del Mediterraneo, dando risalto ai paesi del sud d’Europa e contribuendo alla strategia dell’Ue di diversificazione delle fonti di approvvigionamento: oggi l’Unione importa il 70% del gas che consuma, di cui il 40% dalla Russia. EastMed, che dovrebbe arrivare alla decisione finale di investimento nel 2020 e al trasporto del primo gas nel 2025, è incluso nella nuova Sen (Strategia energetica nazionale) italiana e tra i Progetti europei di interesse comune.
L’EGITTO, L’ENI E LA POLITICA
Haaretz.com sottolinea che il sodalizio Israele-Grecia-Cipro che si è rafforzato negli ultimi anni (la Grecia ha ammorbidito la posizione sulla questione palestinese e intanto l’azienda greca Energean parteciperà allo sviluppo di giacimenti di gas più piccoli in Isreale; Israele e Cipro condividono la strategia su Siria e Libano) include le buone relazioni con l’Egitto, altro paese dove i tre alleati intendono esportare e dove Israele potrebbe usare impianti per la liquefazione del gas naturale (Lng) che già possiede ma sono fermi. I gruppi israeliani dell’energia Delek e Noble Energy, che gestiscono i due maxi-giacimenti Leviathan e Tamar, hanno firmato un contratto con l’azienda egiziana Delphinus (mentre Noble ha un accordo con il giacimento offshore di Cipro, Aphrodite). Delek si è detta fiduciosa che Israele possa chiudere un accordo per l’esportazione del gas naturale di Leviathan verso l’Egitto e ha escluso che il giacimento egiziano di Zohr scoperto da Eni precluda le esportazioni israeliane verso questo paese. Lo stesso amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi ha indicato che esistono opportunità per entrambi i paesi per sviluppare i loro giacimenti e guadagnare. Nella visione di Descalzi, Israele e Egitto possono collaborare esportando il gas verso l’Europa e altre parti del mondo sotto forma di Lng; Cipro potrebbe unirsi a questa alleanza regionale sull’energia creando un grande hub del Mediterraneo orientale, tanto più adesso che Eni ha scoperto nelle acque cipriote un nuovo giacimento, Calypso: l’idea è di mettere insieme le risorse per fare del Mediterraneo una potenza del gas naturale.
Resta fermo che per un progetto del genere è necessaria la collaborazione di tutte le parti in causa, Turchia compresa, se non altro per la situazione politica di Cipro: in acque non molto distanti si trovano il giacimento di gas naturale Zohr di Eni (scoperto nel 2015 in territorio egiziano), Aphrodite (in acque cipriote e a 90 km da Zohr) e gli israeliani Tamar e Leviathan (a 7 km da Aphrodite). Una volta chiarita la fattibilità finanziaria e tecnica (che, secondo le parti in causa, c’è già), EastMed non può prescindere dalla volontà politica.