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India

Tutti i nuovi affaroni tra Russia e India sul petrolio

La società petrolifera statale russa Rosneft firma un accordo con l'India per aumentare le forniture di greggio. E insiste sulle transazioni in rupie-rubli. Tutti i dettagli

La compagnia petrolifera statale russa Rosneft ha firmato oggi un accordo con Indian Oil, la più grande società indiana di raffinazione, per aumentare significativamente le forniture di petrolio greggio all’India.

COSA SAPPIAMO DELL’ACCORDO

Non si conoscono i dettagli dell’accordo, che è stato concluso durante un viaggio di lavoro di Igor Sechin, l’amministratore delegato di Rosneft, in India. Sappiamo però che Rosneft e le aziende indiane stanno discutendo della possibilità di effettuare transazioni nelle rispettive valute, il rublo e la rupia, al posto del dollaro, in modo da aggirare le sanzioni occidentali: finora, tuttavia, le banche indiane non si sono mostrate particolarmente entusiaste all’idea.

IL PETROLIO RUSSO FA LA PARTE DEL LEONE IN INDIA E CINA

Le sanzioni hanno spinto Mosca a riorientare le sue esportazioni energetiche verso l’Asia – e in particolare verso la Cina e l’India, appunto – nel tentativo di compensare la perdita del mercato europeo, quello di riferimento prima dell’invasione dell’Ucraina.

Nei primi due mesi del 2023 la Russia è stata la prima fornitrice di petrolio della Cina, superando l’Arabia Saudita: a febbraio le ha inviato 2 milioni di barili di greggio al giorno, un record. A marzo, invece, finora l’India è stata la maggiore acquirente di greggio russo Urals (è di tipo pesante, con un elevato contenuto di zolfo), accaparrandosi circa il 50 per cento di tutte le esportazioni via mare; al secondo posto nella lista dei compratori figura la Cina.

LA MOSSA DELLE RAFFINERIE INDIANE

Il petrolio russo destinato all’India e alla Cina parte dai porti sul mar Baltico – è un lungo viaggio – e viene venduto a questi due paesi con un forte sconto rispetto al Brent, il riferimento internazionale. Così, le raffinerie indiane acquistano dai russi barili di greggio a prezzi bassi, lo lavorano nei loro stabilimenti e poi lo rivendono con notevole profitto all’Europa in forma di prodotti raffinati: è un commercio che le sanzioni europee non prendono di mira.

LE DICHIARAZIONI DI NOVAK E SECHIN

Qualche giorno fa il vice-primo ministro russo Alexander Novak – in precedenza è stato a lungo ministro dell’Energia – ha detto che nel 2022 le vendite di petrolio russo all’India sono aumentate di ventidue volte, ma non ha specificato i volumi.

Rosneft ha dichiarato che la Russia è diventata una delle cinque principali partner commerciali dell’India, con un interscambio che nel 2022 ha raggiunto i 38,4 miliardi di dollari. In un comunicato, Sechin – un alleato di lunga data del presidente Vladimir Putin – ha detto che Mosca ha “raggiunto in anticipo” l’obiettivo di portare il valore del commercio bilaterale a 30 miliardi di dollari, previsto per il 2025.

Prima dell’inizio dell’invasione, il commercio energetico tra Russia e India era quasi inesistente.

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