Il 14 o il 22 dicembre, subito prima della pausa per le festività natalizie, la Commissione europea dovrebbe prendere una decisione molto importante: se includere, cioè, il gas naturale e il nucleare nella cosiddetta “tassonomia”, quell’insieme di fonti energetiche e attività economiche considerate sostenibili e coerenti con il percorso di Bruxelles per la transizione ecologica.
CHE COS’È LA TASSONOMIA
La tassonomia è di fatto una lista di indicazioni e regole che serviranno a indirizzare i flussi degli investimenti verso destinazioni dall’impatto ambientale positivo, evitando al contrario che si dirigano verso soluzioni dall’impronta carbonica elevata.
LA QUESTIONE GAS-NUCLEARE, IN BREVE
Il punto più critico, nonché quello che sta complicando le discussioni e ritardando le decisioni, riguarda l’inclusione o meno del gas naturale e del nucleare tra le fonti energetiche classificabili tra gli investimenti “verdi”. Il gas è un combustibile fossile, e come tale rilascia gas serra; il nucleare è a zero emissioni ma viene attaccato per la questione dei rifiuti radioattivi. Entrambe le fonti possono però assistere le rinnovabili intermittenti (l’eolico e il solare) e garantire stabilità alla rete elettrica.
Da una parte, includere nella tassonomia delle energie giudicabili poco sostenibili per l’ambiente e il clima può minare le ambizioni dell’Europa per fissare gli standard di riferimento della nuova “finanza verde” mondiale e per raggiungere la neutralità carbonica nel 2050. Dall’altra, escludere gas e nucleare potrebbe danneggiare la sicurezza energetica del blocco nel medio termine, e in particolare quegli stati che ne sono attualmente dipendenti. In Francia, per esempio, il nucleare vale il 70 per cento dell’elettricità generata: non a caso, Parigi sta spingendo molto per far rientrare questa fonte nella tassonomia.
LE ULTIME NOVITÀ
Nei giorni scorsi l’Unione europea ha approvato la prima parte della tassonomia, scrive Euractiv, relativa alle energie rinnovabili, ai trasporti marittimi e alla produzione di automobili: sarà in vigore da gennaio 2022. Nulla di formale è stato però deciso sulla questione più controversa e politicamente complessa: l’inserimento o l’esclusione di gas e nucleare.
Citando sue fonti, Euractiv scrive che è molto probabile che le due fonti troveranno posto nella tassonomia completa come attività “verdi” o “di transizione”, in alcune circostanze precise. La decisione finale, comunque, spetterebbe alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Che, lo scorso ottobre, aveva pubblicato questo tweet significativo.
We will also assess how the gas, electricity and ETS markets function.
We need more renewables. They are cheaper, carbon-free and homegrown.
We also need a stable source, nuclear, and during the transition, gas.
This is why we will come forward with our taxonomy proposal.
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) October 22, 2021
TUTTE LE DIVISIONI
Favorevoli all’inclusione del nucleare tra le fonti verdi sono Francia, Finlandia, Repubblica ceca, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Bulgaria, Croazia, Romania e Slovenia. I contrari, invece, sono soprattutto Germania, Austria, Spagna, Danimarca e Lussemburgo: motivano la loro opposizione insistendo sulla gestione degli scarti radioattivi e sui costi e i tempi di realizzazione delle centrali.
A spingere per classificare il gas come fonte “di transizione” sono principalmente gli stati dell’Europa centrale e orientale: ne hanno bisogno per sostituire la capacità a carbone, più inquinante, in fase di dismissione. Euractiv specifica che, per il gas, l’etichetta di sostenibilità potrebbe applicarsi solo per i casi in cui verrà utilizzato per rimpiazzare la generazione a carbone; dopo il 2030, comunque, le centrali a gas non potranno più ricevere investimenti “verdi”.
E L’IDROGENO?
A fine novembre, nel suo discorso alla European Hydrogen Week, la presidente von der Leyen ha detto che, degli “oltre 200 nuovi progetti sull’idrogeno annunciati nel mondo”, il 55 per cento di questi sono in Europa: ha menzionato ad esempio la recente partnership tra la Banca europea per gli investimenti e il programma Catalyst di Breakthrough Energy (il gruppo di investitori dedicato alle nuove tecnologie per l’energia, guidato da Bill Gates) sull’idrogeno pulito.
Von der Leyen ha dichiarato che l’Unione europea è la “leader mondiale” nei brevetti e nelle pubblicazioni sugli elettrolizzatori per la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili (il cosiddetto idrogeno verde), citando l’esempio di Linz, in Austria, dove l’idrogeno generato permette l’alimentazione di una fabbrica di acciaio.
Produrre idrogeno dall’elettricità rinnovabile è ancora costoso; von der Leyen dice che l’obiettivo di Bruxelles è portare il prezzo al di sotto degli 1,8 euro al chilo entro il 2030 (oggi è tra i 4 e gli 8 dollari, in media). Per raggiungere il target, la presidente ha spiegato che sono necessari “grandi investimenti pubblici” nell’innovazione e nell’economia di scala, “cooperazione internazionale per costruire un mercato globale per l’idrogeno” e “cooperazione con il settore privato e i ricercatori”.