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Idroelettrico

A2a, Enel e non solo. Tutti gli allarmi sulle concessioni per l’idroelettrico

Il ddl Concorrenza prevede l'introduzione di gare per le concessioni sull'idroelettrico. Gli operatori italiani, come Enel e A2A, sono contrari: parlano di rischi industriali-strategici e di mancanza di reciprocità in Europa. Tutti i dettagli

 

Nei giorni scorsi i principali operatori italiani del settore – come Enel, A2A ed Edison (gruppo francese Edf) – hanno criticato il cosiddetto ddl Concorrenza, in particolare l’articolo 5, per l’introduzione di gare per le concessioni sull’energia idroelettrica. Sostengono che l’apertura alla concorrenza estera rappresenti un rischio sia economico che strategico per il nostro paese. Ma c’è anche chi teme che gli impianti – cruciali per il soddisfacimento del fabbisogno energetico, specie in un futuro low-carbon – possano finire nelle mani di gruppi stranieri.

L’ALLARME DEL COPASIR

Il problema, dicono le aziende, è l’assenza di reciprocità in Europa. Come evidenziato il mese scorso dal Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), il ddl Concorrenza apre le gare per le concessioni idroelettriche a “operatori esteri ma in un regime di non reciprocità poiché gli altri Paesi europei applicano un regime protezionistico in questo ambito”.

Il rischio di “scalate estere” alle concessioni era già stato sottolineato con preoccupazione da Guido Crosetto, co-fondatore di Fratelli d’Italia, e da Enrico Borghi del Partito democratico.

COSA PREVEDE IL DDL CONCORRENZA

Nel ddl Concorrenza elaborato dal governo Draghi è previsto che le procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d’acqua per ricavare energia idroelettrica si svolgano secondo parametri competitivi, equi e trasparenti. Il percorso di assegnazione dovrà essere avviato entro il 31 dicembre 2022 dalle Regioni; dopodiché, in caso di ritardi, interverrà il governo. Come spiega l’AGI, “decorso tale termine [il 31 dicembre 2022, ndr], il ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili promuove l’esercizio dei poteri sostituivi”.

PERCHÉ L’IDROELETTRICO È STRATEGICO

Il Copasir considera l’idroelettrico una fonte di rilevanza strategica. Innanzitutto perché si tratta di energia generata da riserve italiane che, se sviluppata, può contribuire ad allentare la dipendenza dalle importazioni per il soddisfacimento del fabbisogno nazionale: ad oggi questa dipendenza dall’estero è molto alta, di oltre il 75 per cento.

Il grande idroelettrico viene peraltro definito strategico anche nel PNIEC (il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) in vista del raggiungimento degli obiettivi emissivi sia al 2030 che al 2050, che implicano una trasformazione del mix energetico. L’idroelettrico è una fonte energetica rinnovabile, quindi coerente con il percorso di transizione ecologica. Inoltre, a differenza delle rinnovabili dalla produzione intermittente come l’eolico e il solare, è modulabile e può garantire dei livelli di stoccaggio attraverso i pompaggi, andando così a migliorare la stabilità della rete elettrica.

In prospettiva, l’energia idroelettrica può inoltre essere utilizzata per la produzione di idrogeno verde: un combustibile “pulito” che può favorire la decarbonizzazione delle industrie e dei trasporti pesanti.

Infine, la crescita dell’idroelettrico permetterebbe lo sviluppo della filiera industriale locale associata a questa fonte. A questo proposito, il Copasir notava come “consentendo la partecipazione alle nuove gare di società estere” ne deriverebbe “un conseguente indebolimento della posizione competitiva del sistema industriale italiano”.

COSA CHIEDONO GLI OPERATORI

Nicola Lanzetta, direttore per l’Italia di Enel, chiede l’abrogazione dell’articolo 5 del ddl Concorrenza perché “non ci consente di fare viceversa”: le aziende energetiche italiane, cioè, non possono partecipare alle gare per le concessioni in altri paesi dell’Unione europea.

L’amministratore delegato di A2A, Renato Mazzoncini, propone di “ripensare integralmente la normativa che regola il settore idroelettrico”, velocizzando le procedure ed estendendo la durata delle concessioni.

Come spiegato l’anno scorso da Assoidroelettrica, l’associazione delle aziende italiane del settore, in audizione alla Camera (qui il lancio completo dell’agenzia di stampa Energia Oltre), “un titolo concessionario in Europa dura in media 60-90 anni. Noi abbiamo in Italia concessioni che nella migliore delle ipotesi durano 30 anni, ma anche 15-10 anni”. Oggi invece il direttore di Assoidroelettrica, Paolo Taglioli, pensa che indire gare per l’idroelettrico italiano sia “quanto di più sbagliato si possa commettere” per i rischi alla filiera industriale associata agli impianti.

Secondo Elettricità Futura, l’associazione delle aziende elettriche italiane, per raggiungere una “piena valorizzazione del settore idroelettrico” bisogna “ridisegnare il quadro normativo, oggi disomogeneo a livello regionale, adottando una disciplina nazionale che valorizzi al massimo i molteplici benefici dell’idroelettrico nel rispetto del ruolo degli enti locali”. Inoltre, bisogna “estendere fin da subito la durata o prevedere la riassegnazione delle concessioni per consentire agli operatori di investire oltre 10 miliardi di euro finalizzati a rinnovare le centrali idroelettriche, aumentando l’efficienza e creando vantaggi per l’ambiente, l’economia e l’occupazione”.

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