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Ice

Tutti gli schiaffi di Londra all’Ue sul mercato del gas

ICE sta preparando un nuovo mercato dei future sul gas al TTF basato a Londra. È uno schiaffo in faccia all'Unione europea. L'articolo di Sergio Giraldo.

 

Un clamoroso schiaffo all’Unione europea. È da leggere così l’annuncio dato ieri dalla compagnia americana Intercontinental Exchange, Inc. (ICE) di essere in procinto di inaugurare un nuovo mercato del gas a Londra, parallelo a quello del TTF di Amsterdam e gestito dalla stessa ICE.

Un comunicato stampa rende noto che la società sta adeguando i meccanismi del mercato olandese del gas (ICE Endex) per aderire alla nuova regolamentazione europea del price cap (Market Correction Mechanism Regulation). Questo comporta impedire ai partecipanti al mercato di inserire offerte nella piattaforma nel caso in cui il prezzo superi il massimo fissato dal Regolamento europeo. Inoltre, ICE Endex continuerà a pubblicare i prezzi dei futures in chiusura di giornata senza considerare il price cap, per riflettere i veri valori di mercato.

A LONDRA UN NUOVO MERCATO DEI FUTURE DEL GAS EUROPEI

Però, ecco la novità, considerato che i clienti hanno bisogno di gestire il rischio in una piazza non drogata da blocchi artificiali, ICE sta preparando un nuovo mercato dei future sul gas al TTF basato a Londra, più precisamente nel mercato ICE Futures Europa, con partenza il 20 febbraio prossimo, cinque giorni dopo l’entrata in vigore del price cap nell’Unione. Un mercato parallelo, senza alcun limite, che permetterebbe agli operatori di coprirsi sui prezzi reali senza incorrere nelle distorsioni generate dal meccanismo europeo.

“Stiamo preparando ICE Endex per il regolamento MCM, ma stiamo anche preparando una sede alternativa a Londra che funga da opzione assicurativa per i clienti se l’MCM impedisce loro di fare trading e di gestire adeguatamente la loro esposizione al rischio”, ha affermato Trabue Bland, Senior Vice President per i mercati future di ICE. Una delle distorsioni portate dal price cap è infatti l’impossibilità per gli operatori di coprirsi dal rischio nel caso di un aumento dei prezzi.

Essendo basato fuori dalla giurisdizione dell’Unione europea, il mercato londinese non sarà sottoposto al regolamento MCM. La mossa di ICE non è del tutto inattesa, visto che quando il price cap fu approvato la stessa annunciò che stava valutando di spostare la sede delle negoziazioni se fosse stato necessario.

“Vedremo se il nuovo mercato londinese riuscirà ad attrarre i flussi finanziari che oggi passano per Amsterdam. Il paradosso sarebbe avere il nuovo benchmark del mercato del gas europeo in una piazza fuori dall’Unione europea” dice Gianclaudio Torlizzi, consulente esperto dei mercati delle commodity.

Effettivamente, si creerà una competizione tra le due piazze per attirare le negoziazioni, ed è ragionevole pensare che ICE abbia già la presenza assicurata sul nuovo mercato londinese dei grossi soggetti finanziari in grado di assicurare la necessaria liquidità.

CHI BOCCIA LA COMMISSIONE EUROPEA

La decisione di ICE è l’ultima di una serie di clamorose bocciature del meccanismo di correzione del mercato inventato a Bruxelles. Dopo la BCE a novembre, pochi giorni fa anche ACER ed ESMA, cioè i due enti deputati dall’Unione europea a regolare l’energia e la finanza continentali, avevano espresso la loro disapprovazione con argomentati documenti.

Bocciato persino da chi dovrebbe applicarlo (e che pur di non applicarlo se ne va dall’Unione europea), reso superfluo dalla normale dinamica dei prezzi (scesi di 80 €/MWh in quaranta giorni), il price cap rappresenta una nuova figuraccia dei funzionari di Bruxelles, oltre che di quei politici che l’hanno agitato come la panacea per tutti i mali. Cavalcato da Mario Draghi come fosse il nuovo whatever it takes, il meccanismo di correzione del mercato è in realtà una bufala inapplicabile e dannosa, come i fatti stanno dimostrando.

Lo smacco per Bruxelles è doppio, considerato che l’approdo del nuovo mercato TTF è Londra. A dispetto della vituperata Brexit, la capitale inglese si dimostra essere ancora una piazza in grado di attirare finanza e affari, soprattutto quelli che abbandonano l’Ue a causa delle sue cervellotiche regole.

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