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Rifiuti

I dati dell’Ispra sui rifiuti, gli impianti che mancano e le fisime grilline

Che cosa mostrano i dati dell'Ispra sui rifiuti. Il corsivo di Nunzio Ingiusto

Una zavorra. L’ambizione ecologista del governo giallorosso si porta dietro una zavorra. Il grillismo ideologizzato alla massima potenza non se ne rende conto. Basterebbe consultare i romani sulla piattaforma Rousseau per capire se l’Italia ha bisogno di impianti per i rifiuti.

Da quando è al ministero dell’Ambiente, Sergio Costa non ha mai mancato di esprimere la sua contrarietà a inceneritori e termovalorizzatori. Ma se l’Ispra, che dipende dal suo ministero, nell’ultimo Rapporto scrive che la gestione dei rifiuti è un problema irrisolto, responsabilità richiederebbe un minimo di riflessione. Magari un autocritica con l’ascolto di chi questi problemi li conosce meglio .

Chicco Testa, il presidente di Fise-Assoambiente, l’organizzazione delle imprese dei rifiuti, quando ha visto i numeri dell’Ispra ha mandato un chiaro ammonimento al governo sulla necessità di costruire nuovi impianti. Il bello è che l’Ispra pubblicava il proprio dossier quando a Roma scoppiava l’ennesima emergenza, con la sindaca Virginia Raggi a duellare con il governatore Nicola Zingaretti alla ricerca di una nuova discarica. Quelle strutture da tempo fuori legge, per la cui sussistenza paghiamo multe salate all’Europa.

I dati Ispra – dice Testa – “confermano l’urgenza di una Strategia nazionale chiara e coerente sui rifiuti, per mettere in sicurezza tutte le filiere del riciclo con gli impianti necessari e le politiche di sostegno appropriate”. La strada da seguire, e non solo per interessi di cordate imprenditoriali, sono nuovi e moderni impianti di trattamento che accompagnino i cicli virtuosi della raccolta differenziata e dei trattamenti biologici.

Le dispute preconcette, per sventura assurte a decisioni politiche avallate da una sinistra distratta o dormiente, hanno provocato una disarticolazione della gestione dei rifiuti tra Nord e Sud.

Il 70% dei rifiuti portati ad incenerimento sono trattati in impianti ubicati al Nord, che sono 26 su un totale di 38. Un turismo dei rifiuti solo parzialmente compensato dall’aumento della raccolta differenziata salita – è vero – al 50% del totale della spazzatura prodotta, ma che vede il Sud ancora in affanno e decine di Sindaci confusi e spaesati.

Un quadro –aggiungono gli imprenditori del settore – che ha generato un aumento del costo complessivo del sistema, che ricade su cittadini e imprese. Si capisce, allora, la scarsa fiducia degli italiani verso un governo che parla di tasse etiche senza risolvere il primo stadio dei consumi.E fa paura se alla sfiducia si accosta il desiderio “dell’uomo forte”. Che non potrà essere un netturbino.

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