skip to Main Content

Gas

Turchia ed Egitto spegneranno i sogni di Eni sul gas?

L'Eni vuole trasformare l'Italia in un centro di smistamento del gas. Ma la Spagna, l'Egitto e soprattutto la Turchia hanno la stessa ambizione. L'articolo di Giuseppe Oddo, autore de "L'arma del gas", estratto dalla newsletter Appunti di Stefano Feltri.

L’Eni ambisce a trasformare l’Italia in un’area di smistamento del gas naturale per tutto il Mediterraneo. Ma non è affatto l’unica a perseguire questa strada. Ci scommette anche la Spagna, e ci tentano anche Egitto e Turchia.

LA TURCHIA VUOLE  ESSERE UN HUB DEL GAS

Ankara vorrebbe tutto per sé il primato di hub del Mediterraneo e di ponte energetico con l’Europa. Pensa di poter convogliare nella sua rete di trasporto il metano della regione caucasica, quello russo che le arriva attraverso il Mar Nero e quello israeliano del Mar di Levante, i cui impianti, da quando è scoppiata la guerra nella Striscia di Gaza, sono entrati potenzialmente nel mirino degli Hezbollah libanesi.

La Turchia di Erdogan pensa di poter diventare il fulcro degli scambi di gas per il Mediterraneo orientale e ad essa si contrappone l’Iran con un gasdotto che, attraversando Iraq e Sira, dovrebbe fa affluire le ingenti riserve di South Pars, nel Golfo Persico, fino alla costa del Levante. L’Eni è attorniata in sostanza da una concorrenza agguerrita.

LA CRISI NEL MAR ROSSO

Ma quella che abbiamo descritto è un‘immagine in movimento che si sposta a grande velocità e che dà la misura dell’insicurezza del sistema internazionale di approvvigionamento del gas rimodellato dalla guerra in Ucraina e più di recente dal riesplodere del conflitto in Palestina e dal suo pericolo di estensione al resto del Medio Oriente.

Fino a prima del 7 ottobre 2023, giorno del feroce attacco a Israele da parte di Hamas, le metaniere provenienti dall’Oceano Indiano risalivano il Mar Rosso ed entravano nel Mediterraneo attraverso Suez.

Dopo il 7 ottobre il passaggio attraverso lo Stretto di Bab el Mandeb è divenuto sempre più difficoltoso e insicuro per gli attacchi degli Ansarallah yemeniti ai cargo in transito.

Da qualche mese centinaia di navi da trasporto sono state costrette a deviare verso Sud per raggiungere l’Europa, circumnavigando l’Africa.

Per la geopolitica del gas (e del mare) è un ulteriore elemento di destabilizzazione se pensiamo per esempio al peso crescente per l’Italia e per molti altri paesi europei delle forniture di Gnl dal Qatar: il cui prezzo varia con l’aumentare del tempo di percorrenza della rotta e dei costi di navigazione.

(Estratto dalla newsletter Appunti di Stefano Feltri)

Back To Top