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Eni Egitto

Eni e Saipem 12000, tutti i dettagli sulla guerra fra Turchia e Cipro (e non solo)

L’approfondimento di Giampaolo Tarantino. blogger di Start Magazine   Per comprendere fino in fondo la vicenda della piattaforma Eni bloccata al largo della costa cipriota dalla marina militare turca bisogna allargare lo sguardo all’intero scacchiere del Mediterraneo orientale. Quella porzione del Mare Nostrum si appresta a diventare una delle zone più importanti per la produzione…

 

Per comprendere fino in fondo la vicenda della piattaforma Eni bloccata al largo della costa cipriota dalla marina militare turca bisogna allargare lo sguardo all’intero scacchiere del Mediterraneo orientale. Quella porzione del Mare Nostrum si appresta a diventare una delle zone più importanti per la produzione di gas naturale nel prossimo futuro.

Le scoperte di idrocarburi fatte nelle acque di Zohr in Egitto, Afrodite e Calipso al largo delle coste cipriote, Leviathan e Tamar al largo di Israele pongono le condizioni per estrarre a Sud dell’Europa riserve sterminate di gas. Il mese scorso, all’avvio della produzione del mega giacimento nell’offshore egiziano, il Ceo di Eni Claudio Descalzi ha detto: «Questo gas è per l’Egitto ma sarà anche per l’export. E il punto più probabile dove il gas arriverà è l’Italia». Nel frattempo la Commissione europea ha incluso un gasdotto tra le acque cipriote e le coste greche tra i progetti da valutare per realizzare uno studio preliminare stanziando un budget di quasi 35 milioni di euro.

Se, però, si vuole convogliare il gas del bacino mediterraneo verso i mercati del Vecchio continente servono accordi politici ed economici tra Turchia, Grecia, Egitto, Cipro, Israele, Grecia. Il tema della cooperazione energetica può diventare il collante per nuove sintonie e intese, come dimostrano i vertici Israele, Grecia, Cipro (28 gennaio 2016 a Nicosia), quello precedente fra Egitto, Grecia e Cipro (9 dicembre 2015 ad Atene) e quello dello scorso novembre ancora tra Egitto, Cipro e Grecia nel corso del quale si è discussa anche la possibilità di collegare i giacimenti di gas ciprioti nel Mediterraneo con gli impianti di produzione in Egitto.

Nonostante la buona volontà e il susseguirsi di incontri ai massimi livelli, sul tavolo restano questioni spinose come la definizione dei rispettivi confini marittimi e la realizzazione del gasdotto East Med che dovrebbe collegare Israele, Cipro e Grecia per approdare poi in Europa. Intanto, il 5 dicembre scorso i ministri dell’Energia di Cipro e Israele, il ministro delle Infrastrutture greco e l’ambasciatore d’Italia a Nicosia, Andrea Cavallari, e rappresentanti dell’Unione europea hanno firmato sempre a Cipro un memorandum d’intesa per la cooperazione nel progetto della pipeline.

Dalla grande corsa agli idrocarburi del bacino del Levante rischia di essere tagliata fuori la Turchia. Ankara teme di farsi imporre l’indebolimento la propria posizione di hub strategico per gli approvvigionamenti energetici. Il territorio anatolico è coinvolto nel Corridoio Sud, la rete infrastrutturale pensata per limitare la dipendenza dell’Unione europea del metano della Russia che transita dal Nord Europa, con il gasdotto Tanap che si unisce con il Tap per portare le forniture del Mar Caspio in Europa. Secondo Bloomberg, il progetto di un gasdotto con Israele è stato sospeso mentre Tel Aviv starebbe pensando di realizzare un nuovo collegamento con l’Egitto. Se davvero la Turchia dovesse vedersi esclusa dalla partita del gas mediterraneo si esporrebbe alla dipendenza energetica dalla Russia con i rapporti sono, quantomeno, altalenanti.

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