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Green new deal in Italia: fatti, annunci e realtà

Perché il governo dovrebbe riflettere sui dati dell’ultimo studio dell’Enea. L'articolo di Nunzio Ingiusto

Chissà cosa avranno pensato il premier Conte e i principali sostenitori del Green new deal governativo quando l’Enea ha diffuso i dati della sua ultima ricerca sull’energia in Italia. Dati assolutamente non confortanti per chi da tre mesi ormai martella su una svolta storica per un Paese poco green.

Il fatto è che nessun serio ricercatore, osservatore di cose energetiche ed ambientali ha mai creduto davvero che il Conte 2 possa rivoluzionare il sistema energetico italiano in un arco di tempo ristretto. Il tempo della durata del governo.

Non cala l’impatto di CO2, le rinnovabili non crescono come dovrebbero e delle fonti fossili nessuno riesce ancora a farne a meno, dice l’Enea.

Va bene per chi è oggi alla guida del Paese impostare una politica energetica su basi nuove, ma la prudenza in settori così strategici non è stata mai una cattiva compagna. A

i ricercatori dell’Enea va riconosciuta serietà di analisi e di dati a disposizione. Il governo ne tiene conto? Gli italiani — imprese e cittadini – stanno pagando l’energia più cara di tutta l’Europa con elettricità e gas aumentati mediamente del 9 e del 7%. La media Ue, nemmeno così esaltante, è stata del 5%.

Nella manovra economica del Conte 2 ci sono indicazioni di medio e lungo periodo, ma sbaglia chi non tiene conto che dal 2009 il costo finale dell’energia elettrica per le famiglie è aumentato di oltre il 20%. Un periodo breve, in fondo, per chi ragiona sui fabbisogni di milioni di famiglie oltre che su quelli di migliaia di imprese.

L’Italia ha contratti di lunghissimo periodo di importazioni di energie “poco rinnovabili” sottoscritti dalle company proprio nel decennio trascorso per garantire continuità al sistema. In maniera speculare l’Enea ha accertato che la produzione elettrica da rinnovabili è, invece, diminuita del 2,5%, laddove il governo pensa di aumentarla. Agendo dove? Gli inventivi alla produzione da fonti non inquinanti termineranno e quando? Intanto tra quelle a basso impatto ambientale, l’idroelettrico cala del 17% e non si sa di quando ancora scenderà.

Il Green new deal del governo è un eccellente traguardo, ma il Paese deve ancora la sua sostenibilità al largo uso di gas e petrolio. Ciò non vuol dire che non se ne debba prevedere una graduale riduzione, non solo per gli obiettivi Onu al 2050, ma per abbassare i livelli di inquinamento e i danni alla salute prodotti da centrali, peraltro, tecnologicamente superate.

Non serve nemmeno immaginare — qualche volta a mo’ di propaganda — l’autosufficienza energetica per un Paese che mantiene dentro di sé squilibri strutturali stratificati. Le rinnovabili sono l’altra faccia della necessità di mandare avanti imprese ed attività commerciali con fonti tradizionali. In tante zone della penisola.

Le aziende energetiche stanno recuperando i ritardi e la competition con investimenti miliardari. Le loro strategie vanno sostenute ed incoraggiate, ma non illudiamoci che un punto, sebbene importante, del programma-puzzle di un governo di ex nemici sarà smarcato così presto.

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