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Gas Turkish Stream

Grecia e Turchia nuovi hub del gas? Fatti e scenari

Turchia e Grecia, aspiranti hub regionali del gas, stanno già aumentando le importazioni di Gnl

 

Da oltre 30 anni il gasdotto Trans-Balcanico viene utilizzato per il pompaggio del gas russo verso l’Europa sudorientale. Ma la realizzazione del nuovo Turkish Stream potrebbe aprire le porte a una riconversione del gasdotto Trans-Balcanico. A spiegarlo è Aura Sabadus che scrive per Atlantic Council. Il percorso è semplice: in futuro il Gnl importato in Turchia e Grecia verrebbe pompato di nuovo sugli stessi tubi per servire la regione, riducendo la dipendenza dal gas russo. Tuttavia, un tale piano richiederebbe un consenso tra i paesi dell’Europa sudorientale coinvolti: le sfide principali sono di natura politica, non tecnica, dovendosi mettere insieme Ucraina, Bulgaria, Repubblica della Macedonia del Nord, Moldavia e Romania.

IN AUMENTO LE IMPORTAZIONI DI GNL NEGLI STATI UNITI

Turchia e Grecia, aspiranti hub regionali del gas, stanno già aumentando le importazioni di Gnl, sottolinea Sabadus. Ma la finestra di opportunità non si manterrà aperta a lungo: il termine finale è la scadenza alla fine del 2019 del contratto di transito a lungo termine tra Naftogaz e Gazprom, e il piano di Mosca di deviare le attuali esportazioni verso Turkish Stream 1 e 2, attraverso il Mar Nero. Se non si stabilisce una nuova strategia prima che ciò accada, la Russia manterrà la sua posizione dominante, scrive Sabadus.

In particolare, si legge, la scadenza del contratto coincide con un aumento delle esportazioni di gas naturale liquefatto di origine statunitense verso la Grecia e la Turchia e con trasformazioni senza precedenti nella dinamica del gas nella regione. Per invertire i flussi, e sfruttare il Gnl americano di Grecia e Turchia riducendo l’import dalla Russia, i paesi dovrebbero aumentare la compressione, aggiornare le stazioni di misurazione e allineare le regole del trasporto e del commercio transfrontaliero. Tuttavia, mentre i costi di tali operazioni sono relativamente contenuti e il tempo necessario per la loro realizzazione dovrebbe essere breve, in particolare se paragonato alla costruzione di un nuovo gasdotto da zero, la difficoltà sta nell’assicurarsi che paesi accettino di lavorare velocemente e di concerto prima che la finestra di opportunità si chiuda e la presa della Russia si cementifichi ulteriormente.

IL MERCATO TURCO DEL GAS CAMBIA PELLE

Dall’inizio del 2019, l’Europa sudorientale e la Turchia hanno assistito ad alcuni dei più importanti cambiamenti nel settore del gas degli ultimi anni, prosegue Sabadus. La Turchia, che ha sempre fatto affidamento sui russi per coprire più della metà del proprio consumo interno, è riuscita ad aumentare i volumi di Gnl: secondo gli ultimi rapporti del regolatore energetico EPDK, la Turchia ha importato 20,6 miliardi di metri cubi di Gnl nei primi cinque mesi del 2019. Di questi, 6,8 miliardi di metri cubi, pari al 33 per cento, erano provenienti dal gasdotto russo, mentre le importazioni di Gnl ammontavano a 6,5 miliardi di metri cubi, pari al 32 per cento del totale. Si tratta di un cambiamento notevole rispetto ai primi cinque mesi del 2017, ad esempio, quando da Mosca proveniva il 51% del gas totale. All’interno della crescente quota di Gnl importato dalla Turchia, le consegne statunitensi sono aumentate in modo esponenziale: nei primi quattro mesi del 2019 il paese ha ricevuto 0,9 miliardi di metri cubi di Gnl di origine statunitense che ha colloca la Turchia, dopo la Spagna, al secondo posto tra i maggiori importatori europei.

NUOVI HUB REGIONALI DEL GAS, TURCHIA E GRECIA

Queste novità sono in gran parte dovute alla recente espansione della capacità di importazione di Gnl della Turchia presso i terminal onshore di Aliaga e Marmara e al noleggio di due unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione (FSRU), che servono i porti di Etki e Dortyol nel Mar Egeo e nel Mediterraneo, ricorda Sabadus. L’espansione ha portato la capacità totale di importazione di Gnl di Ankara a 42,7 miliardi di metri cubi, ovvero il 90% delle importazioni totali di gas della Turchia nel 2018. Anche la Grecia ha ampliato la sua capacità di importazione presso il terminale Gnl di Revithoussa aggiungendo un terzo serbatoio ed è in procinto di mettere in servizio un terminal offshore presso il porto settentrionale di Alexandroupolis. Come la Turchia, nella prima metà del 2019 ha importato più Gnl di origine statunitense rispetto a tutto il 2018. All’inizio di giugno, per la prima volta in assoluto, la Grecia ha ricevuto un carico di gas liquefatti di origine statunitense per la consegna in Bulgaria, che doveva essere seguita da una seconda consegna attraverso lo stesso terminale greco onshore di Revithoussa nel terzo trimestre del 2019. La Bulgaria, dal canto suo, che fino a poco tempo fa dipendeva quasi interamente dal gas russo, è riuscita a diversificare le forniture grazie all’arrivo del Gnl statunitense e all’aumento della capacità di interconnessione transfrontaliera tramite il nodo di Kulata-Sidirokastro. La capacità di interconnessione tra i due paesi è destinata ad aumentare ulteriormente nel 2020, quando l’Interconnector Grecia-Bulgaria (IGB) sarà messo in servizio e collegato al terminale Alexandroupolis nella Grecia settentrionale.

PREZZI DEL GAS

Dal punto di vista dei prezzi, la regione ha attualmente un “premio” che va dai 9 ai 14 eurp/MWh rispetto all’Europa occidentale. Nel caso della Bulgaria e della Turchia, ciò è dovuto al fatto che esse applicano tariffe regolamentate per i consumatori finali, che riflettono il prezzo delle importazioni russe di gas indicizzato al petrolio. Per quanto riguarda la Romania, quest’anno il governo ha invertito il processo di liberalizzazione, limitando le tariffe per i consumatori finali e introducendo un obbligo di importazione nonostante la ridotta capacità di interconnessione con i mercati vicini. I costi elevati pagati da questi paesi per il gas naturale rendono ancora più imperativo aprire le frontiere e consentire al Gnl di raggiungere i loro mercati, mentre le società che vendon ogas liquefatto dovrebbero essere attratte dal fatto di vendere a questa regione in un momento di profitti globalmente ridotti.

GAS RUSSO ATTRAVERSO I NUOVI TURKSTREAM 1 E 2

Nel 2020, alla scadenza del contratto di transito tra Gazprom e Naftogaz, i volumi attualmente esportati in Turchia attraverso il gasdotto Trans-Balcanico potrebbero essere dirottati verso il TurkStream 1 da 15,75 miliardi di metri cubi all’anno pensato per servire esclusivamente il mercato turco. Il TurkStream 2, invece, un gasdotto di pari capacità, dovrebbe trasportare il gas in Ungheria attraverso Turchia, Bulgaria e Serbia. Tuttavia, vi sono indicazioni che il progetto – che si baserà sulle infrastrutture esistenti, alcune delle quali fanno parte della linea Trans-Balcanica, nonché sui nuovi gasdotti costruiti all’interno della Bulgaria – sarà ritardato almeno fino al 2021 a causa di dispute giuridiche in corso nel paese, evidenzia Sabadus.

GASDOTTO TRANS-BALCANICO: FLUSSI INVERSI E BIDIREZIONALI

Ciò significa che se i 14 miliardi di metri cubi/anno di gas esportati in Turchia attraverso la linea Trans-Balcanica verranno dirottati verso TurkStream 1, la maggior parte delle infrastrutture di transito esistenti potrebbero rimanere inattive, consentendo ai paesi lungo il percorso di invertire i flussi e stabilire un corridoio bidirezionale.Fino al completamento di TurkStream 2, Gazprom può continuare a trasportare volumi minori attraverso il corridoio trans-balcanico verso paesi come la Bulgaria e la Grecia, che hanno contratti di fornitura a lungo termine non superiori a 3 miliardi di mc/anno ciascuno. Anche così, la capacità potrebbe essere prenotata da altre imprese in flusso invertito sulla tratta turca-bulgara della linea, dopo i relativi potenziamenti dell’anno scorso. Dovrebbe essere disponibile anche la capacità inutilizzata sulla T1, una delle tre linee del corridoio trans-balcanico che collega la frontiera bulgara della Romania al suo punto di interconnessione con l’Ucraina lungo la stessa linea. Con l’espansione della capacità di importazione e transito in Turchia e Grecia, e Ankara che intende firmare un accordo di interconnessione con Sofia per consentire le esportazioni turche, il Gnl potrebbe raggiungere l’intera regione già dal 1° gennaio 2020, sottolinea Sabadus.

UN ACCORDO ANCORA NECESSARIO, CON URGENZA

Tuttavia, ci sono ancora ostacoli che devono essere rimossi, ammette Sabadus. Mentre la realizzazione dei lavori tecnici – ad esempio, aumentare la compressione o introdurre nuove stazioni di misurazione – non dovrebbe essere di per sé una sfida, la difficoltà risiede nel fatto che le parti interessate lungo il percorso lavorano all’unisono per trasformare il gasdotto trans-balcanico in un corridoio di esportazione per il Gnl e in un’alternativa ai progetti regionali russi. Finora paesi come la Romania si sono dimostrati partner riluttanti, accusati dall’Unione europea di ostacolare la sicurezza regionale del gas limitando gli scambi transfrontalieri. Anche il gestore del sistema di trasporto rumeno, Transgaz, non ha applicato le norme Ue per l’accesso di terzi al suo punto di interconnessione con l’Ucraina dopo la scadenza del contratto di transito T1 nel 2016, nonostante l’elevato interesse per la prenotazione di capacità in quel punto di interconnessione.La regione potrebbe avere tempo fino al 2021 – data probabile entro la quale la Bulgaria dovrebbe risolvere le questioni giuridiche e costruire la tratta del corridoio TurkStream 2 – per garantire l’accesso alle forniture e alle infrastrutture non russe al fine di creare cambiamenti reali. In caso di mancato rispetto di tale finestra, il corridoio TurkStream 2 sarà messo in funzione e le infrastrutture critiche saranno nuovamente bloccate per servire gli interessi di Gazprom.

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