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Bobrov

Cosa deve fare il governo per salvare lo stabilimento Isab Lukoil di Priolo

L'intervento di Daniela Piras, segretaria generale della Uiltec nazionale, e di Giuseppe Di Natale, segretario generale della Uiltec Sicilia.

 

Non c’è più tempo per salvare lo stabilimento Isab Lukoil di Priolo. Il governo deve agire ora.

Dato che permane l’embargo via nave al petrolio russo, l’ultimo carico diretto al sito siciliano potrà arrivare entro il 5 dicembre. Quindi, il 7 novembre è stato l’ultimo giorno utile per effettuare l’ordine di greggio proveniente dalla Russia dato che ci vogliono 28 giorni per ricevere quanto ordinato.

Sono a rischio 3mila lavoratori, tra addetti diretti e dell’indotto collegato. Risulta a rischio l’intera area industriale di Siracusa, interconnessa alle produzioni della più grande raffineria italiana in questione. Questo distretto impiega più di 10mila lavoratori e rappresenta più del 50% del PIL del territorio succitato.

È bene sapere che il sito Isab Lukoil soddisfa più del 25% del fabbisogno nazionale del territorio specifico, coprendo quasi l’intera area del Mezzogiorno. Purtroppo, non è più sufficiente nemmeno la “comfort letter” rilasciata dal Comitato di Sicurezza Finanziaria del Mise, affinché il sito di raffinazione possa usufruire dell’erogazione di linee di credito dopo il 5 dicembre.

Le banche, di fatto, pur in presenza della garanzia giuridica da parte del governo non hanno tuttora autorizzato il rilascio di alcun credito.

Come UILTEC pensiamo che si debba risolvere l’emergenza affrontando la questione in modo unitario dal punto di vista sindacale e proponendo di seguito soluzioni efficaci dal punto di vista strutturale. Fin da subito, per esempio, l’esecutivo dovrebbe intervenire mediante Sace, la società controllata dal dicastero dell’Economia e Finanza, specializzata nel settore assicurativo e finanziario, garantendo così l’acquisto di greggio non russo sul mercato internazionale.

Riteniamo che lo stesso governo potrebbe valutare come e quando entrare nel capitale della società, che controlla la raffineria, per salvaguardare un asset energetico presente all’interno del perimetro del Paese ed al contempo per tutelare una realtà che è questione di sicurezza nazionale.

L’emergenza che risalta dalla vicenda Lukoil è solo la punta dell’iceberg delle difficoltà che soffre il settore energetico per la mancanza di una visione strategica complessiva nella delicata fase di transizione ecologica, resa ancor più difficile nel caso specifico dall’esclusione del settore della raffinazione dai fondi disponibili nel Pnrr.

Occorre agire ora, senza ulteriori perdite di tempo, in modo che dalla crisi contingente si passi ad un contesto di prospettiva, dove la Sicilia intera, grazie alle potenzialità industriali del distretto siracusano possa diventare un vero e proprio hub energetico del Mediterraneo.

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