La notizia del trasferimento, nella seconda metà del 2026, della nave rigassificatrice Golar Tundra da Piombino a Vado Ligure ha innescato una forte reazione di protesta nel territorio savonese. Le argomentazioni dei contrari alla FSRU, il nome tecnico della nave rigassificatrice, non sono però sempre razionali e sostenute dai fatti: al di là di chi ne contesta l’impatto paesaggistico – una critica rivolta spesso anche alle turbine eoliche -, c’è chi ha parlato del rischio di un’esplosione paragonabile a quella di una bomba atomica. Non è vero: ecco alcuni falsi miti sulla Golar Tundra a Vado Ligure.
PERCHÉ LA GOLAR TUNDRA ANDRÀ A VADO LIGURE E NON A GENOVA?
Nel fine settimana si è tenuta una manifestazione contro il rigassificatore a Vado Ligure. Una delle cose più ripetute è stata, come riportato dal quotidiano ligure Il Secolo XIX: “Perché il presidente Toti il rigassificatore lo mette da noi anziché a Genova?”.
Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria sostenuto dal centrodestra e commissario al rigassificatore, in realtà lo ha spiegato. Innanzitutto, il porto di Genova – uno dei più importanti d’Italia – è stato considerato già troppo affollato per accogliere una FSRU. E poi perché Vado Ligure – una cinquantina di chilometri a ovest – si trova in una posizione migliore in quanto più vicina alle principali condotte del gas che riforniscono il Nord-ovest. La scelta è stata fatta da Snam, la società che gestisce la rete italiana dei gasdotti e possiede la Golar Tundra.
PERCHÉ LA GOLAR TUNDRA NON È RIMASTA A PIOMBINO?
Un’altra contestazione diffusa tra i contrari al rigassificatore dice, in sostanza: perché la Golar Tundra, se è così sicura, non è rimasta a Piombino?
Al di là della fallacia logica – per quale motivo la stessa nave dovrebbe essere sicura a Piombino e pericolosa a priori a Vado Ligure? -, c’è una ragione tecnica. In Italia i consumi energetici sono forti soprattutto al Nord per via della maggiore concentrazione di industrie. Ha dunque più senso, per una questione di vantaggi nel trasporto, avvicinare le infrastrutture di ricezione dell’energia ai centri di utilizzo.
In Liguria un rigassificatore (a terra) c’è già, quello di Panigaglia. Sempre nel nord, in Veneto, c’è un altro rigassificatore, a Porto Viro. C’è un rigassificatore (una nave come la Golar Tundra) anche in Toscana, a Livorno.
LE POSIZIONI DEI PARTITI
La Lega è favorevole alla Golar Tundra a Vado Ligure perché – come spiegato dal capogruppo ligure Stefano Mai – “è dalla parte dell’autosufficienza energetica per mettere un freno alle pesanti ripercussioni del caro energia su famiglie e imprese”. La Golar Tundra non potrà tuttavia migliorare l’autosufficienza energetica italiana – al massimo la sicurezza energetica – perché ha la funzione di riportare allo stato gassoso il combustibile liquefatto importato dall’estero.
Eppure la Lega, come fatto notare dal Secolo XIX, ha avuto qualche “reticenza nel firmare l’ordine del giorno a favore del rigassificatore proposto” dai sostenitori di Toti, a cominciare da Angelo Vaccarezza, probabilmente a causa delle forti proteste locali.
Contrario al rigassificatore è invece il consigliere di opposizione Ferruccio Sansa, vicino a Europa Verde, Sinistra Italiana e alla linea di Elly Schlein nel Partito democratico.
Favorevole alla Golar Tundra a Vado Ligure, infine, è Carlo Calenda, segretario di Azione, benché la sezione locale del partito sia contrario al progetto. “Le perplessità”, spiegano i rappresentanti di Azione a Savona, “non derivano dall’impianto in sé, che riteniamo sicuro e anche necessario, ma dal progetto che prevede il suo posizionamento a soli 4 km da Vado e 2,9 km da Savona, con una vicinanza preoccupante all’area marina protetta di Bergeggi e alle coste savonesi, che vivono di un turismo balneare che sarebbe danneggiato dalla presenza dell’impianto. Le zone di interdizione, previste dalla capitaneria di Livorno, non sarebbero adeguate alla nostra zona, in quanto vi rientrerebbero i porti di Savona e Vado, i quali vedono un traffico di merci e persone importantissimo”.