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Elettricità Futura (Confindustria) fulmina Giavazzi sulle concessioni per le reti di distribuzione

Cosa ha scritto Francesco Giavazzi sulla proroga delle concessioni per le reti di distribuzione elettrica e cosa ha risposto Elettricità Futura, l'associazione che rappresenta il settore.

Elettricità Futura, l’associazione di rappresentanza del settore elettrico italiano, ha inviato una replica contenente “alcune precisazioni” all’editoriale di Francesco Giavazzi – economista, in passato consigliere dei governi Draghi e D’Alema e della Commissione europea – pubblicato sul Corriere della Sera il 20 luglio, intitolato La ricerca e la sfida della Cina.

COSA HA SCRITTO GIAVAZZI SULLE CONCESSIONI PER LE RETI DI DISTRIBUZIONE ELETTRICA

Nell’editoriale in questione Giavazzi parlava della necessità, per l’Italia, di focalizzare le attenzioni non sugli Stati Uniti di Donald Trump bensì sulla Cina, che sarebbe in vantaggio nella ricerca su numerose tecnologie avanzate. Inoltre – è questo il passaggio contestato da Elettricità Futura -, a suo dire il governo non dovrebbe “sprecare denaro pubblico per alimentare la rendita” delle società di distribuzione dell’elettricità: le concessioni sono state prorogate di vent’anni, e la cancellazione delle gare avrebbe “ridotto una fonte di reddito per lo Stato […], scaricandola sulle nostre bollette”.

Per prorogare le concessioni per le reti di distribuzione elettrica, scrive Giavazzi, “il governo ha usato l’argomento della mancanza di reciprocità: nessuno fa le gare! Non è vero, tanto che in Spagna, Gran Bretagna e Germania quasi la metà delle reti di distribuzione elettrica è gestita da operatori non nazionali, ad esempio Enel in Spagna”.

LA REPLICA DI ELETTRICITÀ FUTURA

“Contrariamente a quanto affermato” da Giavazzi, scrive Elettricità Futura nella sua risposta all’editoriale, “nella distribuzione elettrica in Europa non ci sono gare aperte a operatori esteri. Nei principali Paesi, le concessioni sono permanenti o con estensioni automatiche”.

“Solo in Germania ci sono state gare, che hanno generato un modello frammentato con risultati deludenti per qualità e costi per gli utenti, che confrontati con l’Italia risultano molto superiori”, prosegue l’associazione confindustriale. “Non è poi vero che in Spagna ci sia stata una gara. Nel Paese opera Endesa, di cui Enel è diventata azionista tramite un’acquisizione. Analogamente, nel Regno Unito la proprietà delle reti è stata ceduta con un’operazione di M&A”, vale a dire di fusione e acquisizione.

“Le reti di distribuzione sono prevalentemente considerate monopoli naturali e sottoposte a regolazione per garantire i migliori benefici agli utenti finali. Quella italiana ne è un esempio, con un rapporto tra costi ed efficienza tra i migliori in Europa”, conclude Elettricità Futura.

LO STATO DELLA RETE ITALIANA DI DISTRIBUZIONE ELETTRICA

Secondo lo studio Il ruolo della distribuzione elettrica per una transizione energetica sicura, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Enel, la rete italiana si posiziona al primo posto in Europa per economicità degli oneri e per tasso di penetrazione e funzionalità dei cosiddetti smart meter, i contattori elettrici intelligenti. In quanto a capillarità, solo la rete di distribuzione tedesca ha riportato una performance migliore. D’altra parte, l’Italia si posiziona in fondo alla classifica per quanto riguarda gli investimenti nei clienti e nell’infrastruttura.

Enel è titolare della maggior parte delle concessioni per la gestione della rete di distribuzione elettrica in Italia. Il soggetto che si occupa di monitorare i mercati della trasmissione (l’infrastruttura è in mano a Terna) e della distribuzione di elettricità (Enel, come detto, è l’operatore principale) è l’Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente.

– Leggi anche: Perché Enel dà la scossa all’authority

IL PREZZO DELL’ENERGIA

Nel suo editoriale, Giavazzi ha collegato – e non per la prima volta – la mancata messa a gara delle concessioni per la distribuzione elettrica alla spesa sostenuta dagli utenti per le bollette.

È vero che i costi di dispacciamento e le spese di trasporto contribuiscono al prezzo finale della bolletta, ma questi oneri sarebbero comunque presenti nella tariffa. La motivazione principale del caro bollette, poi, è altrove: è legata soprattutto alla quota del gas naturale nel mix di generazione e – più in generale – alle condizioni sfavorevoli allo sfruttamento delle fonti rinnovabili in Italia rispetto ad altre regioni d’Europa, come il mare del Nord o la penisola iberica.

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