La Piombino tedesca si chiama Mukran. È un piccolo porto industriale lungo la costa orientale dell’isola di Rügen, il paradiso turistico sul Baltico che da queste parti chiamano Ostsee, mare dell’Est, e che è tornato ad essere il buen retiro dei berlinesi dopo che la riunificazione ha restituito più di trent’anni fa questa riviera orientale all’intera sua capitale.
Mukran invece non è bella. È attaccata a un’altra cittadina portuale, Sassnitz, una cascata di casupole inerpicate su una piccola collina che scendono giù a mare, dove si distendono i moli commerciali. Da qui partono i traghetti per la Danimarca e la Svezia, poche corse nei rigidi mesi invernali che si moltiplicano in quelli estivi. Mukran è di fatto la dependance industriale di Sassnitz.
IL RIGASSIFICATORE DI MUKRAN
Nelle acque di fronte al porto il governo tedesco ha deciso di localizzare un nuovo rigassificatore galleggiante, il quarto in ordine di successione, dopo che tre sono stati realizzati a tempo di record per ovviare in parte alla fine del legame energetico con la Russia. Tutti costruiti senza intoppi e senza rilevanti proteste, se si escludono flebili opposizioni di organizzazioni ambientaliste. Ma questa volta è diverso. Da quando il governo ha reso noto la localizzazione, sull’isola si è formata una resistenza sempre più robusta, formata da associazioni di cittadini, gruppi ecologisti e politici locali che ha costretto a schierarsi contro il progetto anche il governo regionale del Meclemburgo-Pomerania Anteriore, quello per intenderci che flirtava con Gazprom fino all’ultimo momento, tanto da aver creato una fondazione farlocca che avrebbe dovuto consigliare le aziende internazionali impegnate nel completamento del Nord Stream 2 ad aggirare le sanzioni americane.
LA LEGGE PER L’ACCELERAZIONE DEL GNL
La vicenda ha compiuto un passo in avanti. La scorsa settimana, nell’ultima seduta prima della pausa estiva, il Bundestag ha approvato una riforma della legge sull’accelerazione per il gas naturale liquido che ha consentito di indicare il sito di Mukran per la realizzazione del nuovo impianto rigassificatore. Secondo i piani del governo, due navi galleggianti per Gnl con una capacità annua di dieci miliardi di metri cubi di gas dovranno essere posizionati nelle acque antistanti il porto di Mukran. L’obiettivo è che il terminale sia disponibile per la fornitura invernale all’inizio del 2024.
Robert Habeck, il ministro dell’Economia verde cui Olaf Scholz ha affidato la gestione della crisi energetica, ha difeso il progetto. “Sono consapevole delle controversie a livello locale, ma il mio compito è di garantire l’approvvigionamento energetico del paese”, ha detto nel dibattito al Budnestag.
Habeck e lo stesso cancelliere Scholz si sono recati più volte sull’isola per provare a convincere cittadini e politici locali. Senza successo.
LE RAGIONI DELLE PROTESTE
Guardando la baia dove si affaccia il porto di Mukran si intuisce il disappunto degli abitanti. Una lunga striscia di sabbia bianca si allunga verso sud per chilometri, bordeggiando acqua di un azzurro turchese che, temperature a parte, ha poco da invidiare a mete balneari del Sud Europa. Lungo la costa si susseguono piccoli centri dalle architetture di inizio Novecento, oggi rinomate località di cura come Binz e Sellin, che fra cinque mesi potrebbero affacciarsi sulle navi rigassificatrici. “Potrebbero perdere l’appellativo turistico di località di cura e sarebbe un enorme danno economico”, dice Wolfgang Kannengießer, fondatore del Lebenswertes Rügen, l’iniziativa civica che ha preso in mano il bandolo della protesta. Gli abitanti si appoggiano al rapporto di un gruppo di esperti che giudica infondata la preoccupazione del governo per la scarsità di approvvigionamento e ritiene che i rigassificatori programmati saranno troppi e in parte superflui rispetto alle necessità.
IL TURISMO SANITARIO
Il turismo sanitario è invece un pilastro importante dell’economia di Rügen. In particolare la sua costa orientale è disseminata di località balneari. Binz e Sassnitz sono piccole perle architettoniche di inizio Novecento che hanno ritrovato nell’industria del turismo di cura la strada per sfuggire alla depressione che segna molte aree periferiche dell’ex Germania Est e ora temono di perdere turisti e soldi. Nel mezzo della baia c’è pure il vecchio mastodontico resort delle vacanze popolari voluto da Hitler, Prora, mai ultimato e andato in rovina negli anni della Ddr, in parte utilizzato come caserma e da un decennio ripreso in mano da una società immobiliare che lo ha restaurato trasformandolo in una struttura più o meno di lusso. Anche chi ha investito qui milioni di euro non è felice di ritrovarsi come panorama un rigassificatore.
L’AMBIENTE
Poi c’è l’ambiente: l’ecosistema fragile del Baltico, la moria di foche degli ultimi anni, le aree protette per la tutela della biodiversità ora minacciate dalle draghe che tracciano le trincee per i mini gasdotti che porteranno il gas dalle navi al terminal a terra.
“E il governo non ha neppure presentato alcuna prospettiva di localizzazione dell’idrogeno”, lamenta il ministro dell’Ambiente del Meclemburgo-Pomerania Anteriore Till Backhaus, socialdemocratico anche lui, come la presidente Manuela Schwesig e come il cancelliere. Ecco, l’idea che un domani il gas sarebbe stato sostituito dall’idrogeno avrebbe potuto dare ai politici locali un appiglio per supportare la scelta di Mukran. Ora invece si scontrano due verità, due necessità, due verità che come in nessun altro luogo della Germania non riescono a trovare il terreno comune di un compromesso.