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Habeck

Perché l’industria tedesca teme di restare senza gas a basso costo

Gli industriali tedeschi avevano fatto affidamento sul ministro Habeck, considerato un pragmatico. Ma la guerra tra Russia e Ucraina ha cambiato molte cose e adesso la Germania teme di restare senza gas a basso costo. L'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino

 

Sono tempi inquieti per l’industria tedesca sul fronte energetico. Scricchiola ormai da tempo il rapporto con il ministro dell’Economia Robert Habeck, il “filologo” verde nel cui pragmatismo gli imprenditori avevano riposto gli auspici di una rivoluzione industriale verde sostenibile, anche per i propri business. La guerra in Ucraina ha stravolto i piani e ha stracciato la rete di salvataggio del gas russo a basso costo. E sono cominciati i guai.

L’ALLARME GAS DI HABECK

L’ultimo allarme lanciato dal ministro coinvolge di nuovo le imprese e riguarda il rischio – da alcuni analisti considerato altamente probabile – che il contratto sul transito del gas russo in Europa centrale attraverso l’Ucraina non venga rinnovato alla sua scadenza naturale del 2024. Se questo non avverrà, la Germania potrebbe essere costretta a ridurre o addirittura stoppare le capacità industriali, ha detto Habeck intervenendo al Forum economico sulla Germania orientale che si è svolto in Brandeburgo.
“Dal mio punto di vista, la crisi energetica non è ancora finita”, ha spiegato il ministro, “la situazione attualmente positiva non deve distrarre da ciò che è effettivamente minaccioso. Voglio solo sottolineare che gli accordi di transito che la Russia ha concluso con l’Ucraina scadono nel 2024, la guerra infuria e non c’è uno scenario certo su come andranno le cose”.

L’eventuale interruzione alle forniture russe coinvolgerebbe la Germania in seconda linea. Ma investirebbe in pieno paesi come l’Austria, l’Ungheria e la Slovacchia, ancora oggi riforniti dal gas russo e che non si sa come potrebbero continuare a sostenere il loro fabbisogno energetico qualora tale flusso si interrompesse.

“Se il gas russo non arrivasse in Europa orientale e centrale nella quantità con cui sta ancora giungendo attraverso l’Ucraina, si applicherebbe quanto concordato a livello europeo”, ha confermato Habeck, “e cioè che prima che i cittadini possano finire al freddo, dovremmo frenare o addirittura chiudere la nostra industria”. Gli accordi di solidarietà fra paesi Ue impongono l’obbligo di trasferire al vicino quantità minime in grado di rifornire il riscaldamento alle case private e alle istituzioni strategiche, come gli ospedali. Se una parte dell’energia accumulata negli impianti tedeschi deve essere trasferita in Austria o Ungheria, Berlino dovrà far scattare un piano di riduzione per la propria industria.

COSA SI DICE SULL’ACCORDO RUSSO-UCRAINO

La Germania dunque vacilla – come altri paesi del cosiddetto fronte occidentale – quando si passa dalle ferme dichiarazioni di principio alla realtà: la dipendenza europea dalle forniture russe è un processo in corso, ma ha bisogno dei suoi tempi e un mancato rinnovo dell’accordo russo-ucraino potrebbe far ripiombare il continente intero in una situazione di emergenza come quella dello scorso anno.

Per di più, in Austria c’è chi è sicuro che l’Ucraina non rinnoverà l’accordo. Gerhard Roiss, ex presidente del gruppo energetico OMV e di recente impegnato nell’elaborazione di un piano governativo per arrivare all’indipendenza dai rifornimenti energetici russi, aveva ammonito in un’intervista alla tv pubblica Orf che l’Austria deve prepararsi all’interruzione del passaggio di gas russo attraverso l’Ucraina dopo il 2024.

Il manager aveva citato il colloquio con un vice ministro dell’Energia ucraino dal quale aveva ricavato l’indiscrezione che il contratto non sarà prorogato.

Alle sue dichiarazioni aveva risposto a stretto giro e in maniera ufficiale il ministero dell’Energia di Kiev, smentendo la notizia. “Il ministero non è a conoscenza di alcuna decisione di interrompere il trasporto di gas naturale dalla Russia attraverso l’Ucraina verso l’Occidente dopo la scadenza del contratto con la Russia alla fine del 2024”, è la nota rilasciata attraverso l’agenzia di stampa austriaca Apa, “l’Ucraina rispetta i suoi obblighi ed è un partner affidabile degli stati dell’UE. I commercianti europei possono ordinare liberamente capacità di trasporto nel sistema di trasporto del gas ucraino”.

Ma è una smentita che non è riuscita a tranquillizzare quasi nessuno. Secondo un rapporto del Center on Global Energy Policy, pubblicato recentemente, anche se alcune forniture dovessero continuare a transitare oltre il 2024, è improbabile che questo avvenga a condizioni comparabili con quelle attuali, perché manca il sostegno politico. “Negoziati diretti tra Ucraina e Russia sull’estensione del contratto di transito sembrano altamente improbabili nell’attuale contesto”, hanno affermato le autrici del rapporto, Anne-Sophie Corbeau e Tatiana Mitrova.

Dunque, l’allarme di Habeck è molto più concreto di quel che si pensa e potrebbe essere una traccia utile per capire in quali direzioni si muoverà il governo di Berlino su questo fronte.

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