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Habeck

Perché l’addio al nucleare in Germania non convince i tedeschi

Il governo Scholz, attraverso il ministro Habeck, chiude la porta all'energia nucleare in Germania. Ma i dubbi sono tanti, e anche la maggioranza dei tedeschi è scettica. L'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino.

È la settimana in cui si compie l’addio al nucleare della Germania. Dopo tre mesi e mezzo di tempi supplementari dovuti alla crisi energetica e alla necessità di superare l’inverno indenni il primo inverno senza gas russo, il piano di fuoriuscita dall’atomo imposto da Angela Merkel dopo l’incidente di Fukushima verrà completato dal governo di Olaf Scholz. Sabato 15 aprile verrà spento l’interruttore agli ultimi tre reattori in attività: Emsland in Bassa Sassonia, Neckarwestheim 2 in Baden-Württemberg e Isar 2 in Baviera. Si chiude un’era energetica, nella quale per 62 anni 35 centrali nucleari hanno assicurato alle industrie e alle famiglie tedesche miliardi di chilowattora di elettricità.

Il piano di fuoriuscita parte da lontano, dalla prima decisione presa dal governo rosso-verde guidato da Gerhard Schröder in tappe successive dal 2000 al 2002. Il secondo governo di Angela Merkel (Cdu/Csu-Fdp), l’unico dei suoi quattro non di Grosse Koalition, abrogò la road map di Schröder e prolungò la vita delle centrali. Come spesso le è capitato, appena otto mesi dopo la cancelliera cambiò idea sull’onda emotiva della catastrofe giapponese, e anticipò al 2022 la fine dell’era atomica tedesca. Ora, con un ulteriore breve ritardo di tre mesi e mezzo, quel momento è arrivato.

HABECK: DEFINITIVA ELIMINAZIONE DEL NUCLEARE

Non senza polemiche, anche all’interno dello stesso governo Semaforo, dove i liberali insistono ancora oggi per prolungare l’attività dei tre reattori. Ma il ministro dell’Economia, il verde Robert Habeck, cui Scholz ha consegnato di fatto la leva della politica energetica, chiude la porta a ogni ulteriore trattativa.

In un’intervista ai quotidiani del gruppo Funke, Habeck ha ribadito di considerare definitiva l’eliminazione graduale del nucleare. “Le centrali atomiche prima o poi sarebbero state smantellate”, ha affermato, “e la costruzione di nuovi impianti si è sempre presentata come un fiasco economico, sia in Francia che in Gran Bretagna o in Finlandia”. Affermazione quest’ultima che cozza però con la rinascita del nucleare che interessa invece molti paesi europei, anche confinanti con la stessa Germania.

Il ministro ha poi aggiunto che anche gli operatori tedeschi “non sono interessati” alla costruzione di nuove centrali nucleari e anzi, i gestori dei tre reattori ancora in attività, non hanno neppure gradito il prolungamento dal 31 dicembre 2022. “Il nostro sistema energetico sarà diverso, avremo l’80% di energia rinnovabile entro il 2030”, ha assicurato Habeck tracciando le linee di politica energetica del prossimo futuro.

SICUREZZA APPROVVIGIONAMENTO GARANTITA

Il ministro poi ha voluto far chiarezza sulla questione degli approvvigionamenti escludendo qualsiasi rischio di carenze, a partire dal prossimo inverno. “La sicurezza dell’approvvigionamento energetico in Germania è stata garantita in questo inverno difficile e continuerà ad esserlo”, ha affermato, “abbiamo la situazione sotto controllo grazie agli alti livelli di riempimento negli impianti di stoccaggio del gas e nei nuovi terminali di gas liquido sulle coste della Germania settentrionale e, ultimo ma non meno importante, grazie a più energie rinnovabili”.

Quest’ultimo punto è più un messaggio utile a rabbonire la turbolenta e delusa base elettorale dei Grünen che una verità di fatto, se è vero che ancora in questo inverno appena trascorso la parte del leone l’ha fatta il carbone, la più inquinante delle fonti fossili.

RINNOVABILI, AVANTI TUTTA (MA CON INTOPPI)

I piani di espansione delle energie rinnovabili sono in via di definizione. Linee guida operative più concrete, che puntano a semplificare e velocizzare le procedure per nuovi impianti, riguardano soprattutto l’eolico. Le imprese del settore lamentano lentezze a ritardi, il governo ha ribattuto (non senza ragione) che tali ritardi erano stati accumulati dagli esecutivi precedenti, mentre adesso s’è pigiato sull’acceleratore per recuperate il terreno perduto.

I prossimi anni saranno indicativi per capire se le nuove normative riusciranno a sbloccare la costruzione dei nuovi impianti, offshore ma soprattutto onshore. I 16 Länder hanno ricevuto indicazioni dettagliate sulla crescita attesa, se non le rispetteranno verranno esautorati delle loro leggi regionali in una sorta di commissariamento centralista che ha già fatto storcere il naso a molti puristi del federalismo. Bisognerà anche vedere quanto ancora saranno in grado di incidere le proteste locali, sempre piuttosto accese quando si tratta di turbine. Sulla carta le previsioni sono sempre trionfalistiche, nella realtà gli impacci sono spesso dietro ogni angolo.

ESPERTI E INDUSTRIALI DUBBIOSI, HABECK SI APPELLA AL RISPARMIO

Per il futuro immediato l’assicurazione energetica tedesca, spento il nucleare, è affidata al Gnl e ai rigassificatori galleggianti che uno dopo l’altro vengono costruiti lungo le coste del Mare del Nord e del Mar Baltico. Ma non tutti gli esperti sono convinti che questo basterà a compensare il pur ridotto contributo che il nucleare assicura al paniere energetico tedesco (poco più del 6%), tra di essi anche economisti consulenti del governo come Veronika Grimm, componente del Consiglio dei cinque saggi con delega proprio all’energia.

Critiche anche dagli industriali, che invece ancora temono strozzature nell’approvvigionamento enertgetico. “Non siamo ancora fuori pericolo per quanto riguarda la sicurezza dell’approvvigionamento”, ha dichiarato il presidente della Camera di Commercio e dell’Industria tedesca (DIHK) Peter Adrian in un’intervista alla Rheinische Post, “la Germania dipende da tutte le fonti energetiche disponibili e questo è l’unico modo per evitare, o almeno mitigare, le strozzature nell’approvvigionamento e un nuovo aumento dei prezzi dell’energia”. Adrian ha inoltre avvertito che, nonostante la riduzione dei prezzi del gas, i costi energetici rimarranno elevati per la maggior parte delle imprese, creando condizioni di svantaggio competitivo per l’industria tedesca, sia in Europa che nel confronto globale.

Sarà per questo che Habeck rinnova l’appello ai cittadini al risparmio energetico. “So da molte persone che hanno davvero ridotto i consumi, rinunciando a ore di riscaldamento, questo sforzo ha aiutato a riempire i serbatoi di stoccaggio del gas nella fase critica e a scongiurare una grave crisi economica”, ha detto il ministro, che poi ha aggiunto: “Il prossimo inverno avremo una migliore situazione di fornitura di gas, tuttavia, l’energia è costosa e un consumo elevato è dannoso per il clima, quindi ha senso usare l’energia con attenzione”.

MA LA MAGGIORANZA DEI TEDESCHI È CONTRARIA ALL’ADDIO AL NUCLEARE

Chi invece appare decisamente poco convinta dell’addio al nucleare è la maggioranza dei tedeschi, problema non di poco conto dal momento che si tratta del corpo elettorale. In un sondaggio condotto dall’istituto di ricerca YouGov per conto dell’agenzia di stampa tedesca dpa, quasi due terzi dei tedeschi si è espresso contro la chiusura delle ultime centrali. Il 32% si è detto favorevole a un ulteriore prolungamento temporaneo, il 33% addirittura a una proroga a tempo indeterminato. Solo il 26% pensa che lo spegnimento sia giusto in questo momento e una maggioranza in tal senso si raggiunge soltanto tra gli elettori dei Verdi: il 56%, neppure tanto.

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