Tra i diversi motivi che concorrono all’attuale crisi tedesca, l’alto prezzo dell’energia è una delle variabili oggi determinante. Non c’è rapporto degli istituti economici che non segnali il riflesso negativo che la fine dell’era del gas a poco prezzo sta avendo sulla decisione delle imprese tedesche e internazionali di investire in Germania. La guerra russa in Ucraina, con il conseguente sconvolgimento degli equilibri energetici globali, sta dunque lasciando tracce ben più profonde nel sistema economico tedesco del semplice aumento della bolletta elettrica.
LE REGIONI TEDESCHE CONTRO IL GOVERNO FEDERALE
Da mesi nel governo tedesco si litiga su una proposta del ministro dell’Economia Robert Habeck: la definizione di un prezzo sovvenzionato dell’elettricità per l’industria, una misura ponte per alleviare il peso alle imprese energivore e attenuare uno degli ostacoli che tengono al largo gli investimenti imprenditoriali.
Nel frattempo le posizioni si sono polarizzate, il confronto è sempre più acceso e le divisioni attraversano i partner della maggioranza, i partiti stessi al loro interno, gli stessi industriali e da ultimo anche le diverse istituzioni elette.
Infatti ora scendono in campo le regioni, come una falange compatta, in concorrenza con il governo federale e con una proposta che dovrebbe aggirare uno degli ostacoli: in una “Dichiarazione di Bruxelles”, resa nota in anteprima dall’Handelsblatt, i presidenti dei 16 Länder tedeschi chiedono alla Commissione europea di consentire ai governi nazionali di introdurre un prezzo industriale dell’elettricità.
L’aumento dei costi dell’energia è un “grave ostacolo alla ripresa dell’economia”, si legge nella dichiarazione, “deve quindi essere possibile per gli Stati membri stabilire un prezzo ponte competitivo dell’elettricità per un periodo transitorio, soprattutto per le aziende ad alta intensità energetica e competitive a livello internazionale, fino a quando le energie rinnovabili a prezzi accessibili saranno disponibili su scala sufficiente”.
LA TRASFERTA A BRUXELLES
I 16 presidenti dei Länder saranno in trasferta a Bruxelles per due giorni, mercoledì 5 e giovedì 6 settembre, per la prima volta dal 2018, e si incontreranno con le autorità europee. Sono previsti colloqui, tra gli altri, con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, con il nuovo vice presidente per il Green Deal Maros Sefcovic, e con il commissario per l’Energia Kadri Simson.
I colloqui a Bruxelles verteranno principalmente sulla politica economica e sulla protezione del clima. Il Green Deal è il percorso strategico centrale per la transizione verso un’economia neutrale dal punto di vista climatico, si legge nel comunicato dei presidenti regionali tedeschi.
Tuttavia, gli obiettivi e le scadenze devono essere fissati in modo da essere realistici, attuabili nella pratica e coerenti. Le piccole e medie imprese dovranno essere sostenute “in modo ancora più specifico di prima” oltre i limiti imposti attualmente dalle regolamentazioni europee.
LE CRITICHE ALLA TRANSIZIONE ENERGETICA
Tra le righe si può leggere anche una presa di distanza da un certo integralismo con cui, negli scorsi mesi, lo stesso governo centrale della Germania, sulla spinta dei Verdi, ha spinto sull’acceleratore della transizione energetica. I presidenti infatti invitano anche a non sovraccaricare le imprese e le famiglie. “Per quanto riguarda il ritmo di raggiungimento della neutralità climatica, occorre fare attenzione a mantenere la competitività internazionale dell’industria dell’Ue e a garantire l’accettazione da parte dell’opinione pubblica”, scrivono nel documento: per gli investimenti necessari, le piccole e medie imprese e le famiglie a basso reddito hanno bisogno di un sostegno speciale.
A Berlino il braccio di ferro sul prezzo sovvenzionato dell’elettricità per l’industria vede una sorta di tutti contro tutti. Verdi e larga parte dell’Spd da un lato, Olaf Scholz e i liberali (con in testa il ministro delle Finanze Christian Lindner) dall’altro, manager delle grandi industrie energivore favorevoli e rappresentanti delle piccole e medie imprese contrari (e preoccupati di dover pagare il conto per i grandi), presidenti dei Länder di ogni colore per il sì e cancelliere per il no.
Neppure il seminario a porte chiuse del governo la scorsa settimana nel castello di Meseberg, alle porte di Berlino, ha sbloccato l’impasse. Tanto più che il cancelliere, diversamente da altre volte, ha scelto di mantenere una posizione esplicita e netta che non sembra lasciare spazio a un compromesso. Ancora in questo fine settimana (prima di inciampare durante lo jogging e dover ricorrere a una bendatura da pirata all’occhio) ha ribadito la sua copntrarietà in un’intervista alla radio statale Deutschlandfunk. Usando toni aspri ha detto: “Naturalmente suggerire a chi dare i soldi è più semplice che suggerire da dove dovrebbero provenire. Esistono solo tre modalità di finanziamento, o altri utenti dell’industria devono pagare la riduzione del prezzo dell’elettricità per alcune aziende o lo devono fare i contribuenti. La terza opzione è il finanziamento tramite debito”.
Non proprio una dichiarazione accomodante.
LA PIANIFICAZIONE DEL GOVERNO PER IL BILANCIO 2024 DELLA GERMANIA
Il governo della Germania ha appena lanciato la pianificazione del bilancio per il 2024. Per questo motivo, ha spiegato il cancelliere, l’ipotesi di un prezzo dell’energia sovvenzionato per l’industria deve far parte di ogni discussione in cui si vogliono sottrarre miliardi ad alcuni capitoli per destinarli a una tale misura.
Scholz ha sottolineato ancora una volta che il vero compito che spetta al governo è quello di ridurre strutturalmente il prezzo dell’elettricità. Per raggiungere tale scopo il cancelliere ha fatto riferimento alla necessaria espansione della produzione di elettricità verde a basso costo e all’ampliamento infrastrutturale della rete.