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Gazprom

È l’inizio della fine per Gazprom?

Come va il colosso russo Gazprom? Fatti, numeri e approfondimenti. L'articolo di Energia Oltre

 

Gazprom in Europa se la sta passando male e l’umore dei suoi dirigenti lo dimostra.

Ecco fatti, numeri e approfondimenti-

IL RUOLO DI GAZPROM IN EUROPA

L’Europa ha infranto le previsioni di molti analisti, interrompendo la sua dipendenza dal gas russo e Gazprom, il monopolista statale del gas diventato una delle principali vittime aziendali del conflitto in Ucraina. “Gazprom ha capito che non avrà mai più in Europa una fetta della torta grande come prima, e dovrà accettarlo. Ora l’unica via da seguire è cercare delle fonti di entrate più piccole e svilupparle gradualmente, raccogliendo le briciole”, ha commentato Marcel Salikhov, a capo del think tank russo Institute for Energy and Finance.

COSA HA DETTO PUTIN

Come riporta il Financial Times, Putin ha ammesso che in precedenza la Russia aveva tratto maggiori profitti dall’esportazione di energia, ma ha negato che la perdita di affari stia causando problemi. “Forse prima era meglio – ha dichiarato il presidente russo – ma, del resto, meno dipendiamo dall’energia, meglio è, perché la parte non energetica della nostra economia è in crescita”.

Anche se all’inizio della guerra Mosca decise di tagliare le forniture di gas all’Europa, facendo aumentare i prezzi abbastanza da compensare il crollo delle esportazioni, l’effetto fu di breve durata. Nei primi sei mesi del 2022 gli utili al lordo delle imposte hanno raggiunto il record di 4,5 trilioni di rubli (49,7 miliardi di dollari), ma un anno dopo sono crollati del 40% a 2,7 trilioni di rubli, mentre gli utili netti sono scesi da quasi 1 trilione a 255 miliardi di rubli.

I PROFITTI DI GAZPROM

I ricercatori dell’Accademia russa delle scienze, controllata dallo Stato, hanno previsto che i risultati dell’intero anno 2023 di Gazprom dimostrerebbero che ha cessato di essere redditizia e che entro il 2025 le perdite nette potrebbero raggiungere 1 trilione di rubli. L’Unione europea si è dimostrata più abile di quanto molti pensassero nell’approvvigionamento di gas alternativo: la quota russa nelle importazioni di gas Ue è scesa da oltre il 40% del 2021 all’8% del 2023, mentre i prezzi sono crollati rispetto ai picchi dei primi giorni della guerra. L’Ue punta ad eliminare tutte le importazioni di combustibili fossili russi entro il 2027.

Putin ha affermato che la Russia ha reagito bene dopo che l’Europa ha smesso di acquistare il suo gas, “esplorando rotte alternative e concentrandosi sui propri sforzi di gassificazione”, ma in realtà questi non sostituiscono le attività di esportazione Ue. Con la sua principale attività di esportazione in gravissima difficoltà, Gazprom ha cercato di trovare nuovi acquirenti ma, secondo Salikhov, i suoi accordi in Asia centrale e piccoli incrementi dell’offerta verso Cina e Turchia compenseranno solo dal 5% al 10% del mercato europeo perduto. In questo scenario, realizzare qualsiasi cambiamento sostanziale richiederà enormi investimenti in gasdotti e altre infrastrutture per servire nuovi mercati, oltre al coinvolgimento di partner esterni, che hanno meno fretta di impegnarsi.

COME LA GUERRA HA CAMBIATO LE PROSPETTIVE DI GAZPROM

Quando iniziò la guerra in Ucraina, Gazprom sembrava trovarsi in una posizione molto migliore rispetto ad altri esportatori di energia russi, considerato che il gas russo, a differenza del petrolio, non era soggetto ad alcuna sanzione occidentale.

Le sue prospettive sono cambiate però nel settembre 2022, quando delle esplosioni sottomarine danneggiarono i gasdotti Nord Stream, che trasportavano il 40% delle esportazioni di gas russo verso l’Europa, riducendo drasticamente la capacità di Mosca di utilizzare il carburante come leva. Mosca e l’Occidente si accusano a vicenda di sabotaggio, e Gazprom non ha risposto ad una richiesta di commento.

IL MERCATO RUSSO SOSTIENE GAZPROM, MA…

Il mercato russo – che ha sempre rappresentato una quota molto maggiore della produzione di Gazprom rispetto all’Europa – ha aiutato l’azienda a restare a galla, ma con il gas venduto ad un prezzo molto più basso a livello nazionale, le vendite locali non possono compensare il collasso del mercato comunitario. Gazprom deve vendere il gas a livello nazionale a prezzi regolamentati, mentre concorrenti come Rosneft e Novatek, a gestione privata, possono offrire degli sconti per attirare grandi acquirenti.

Il principale destinatario dei profitti di Gazprom è ora lo Stato russo, che subito dopo l’invasione ha imposto alla società un’ulteriore tassa mensile di 50 miliardi di rupie fino al 2025. Sebbene le esportazioni verso la Cina siano aumentate, i volumi di gas rimangono relativamente piccoli: lo scorso anno la Russia ha inviato a Pechino tramite gasdotto circa 22 miliardi di metri cubi, una frazione della media annua di 230 miliardi di metri cubi esportata in Europa nel decennio precedente la guerra in Ucraina.

LE ESPORTAZIONI DI GNL

Nel frattempo, anche se le esportazioni russe di GNL stanno gradualmente aumentando, restano una frazione delle consegne prebelliche. Novatek rappresenta la maggior parte delle esportazioni di GNL della Russia, con Gazprom priva delle infrastrutture specializzate per convertirlo e trasportarlo, avendo scommesso sui gasdotti, piuttosto che sulle tecnologie di liquefazione all’alba dell’era Putin.

Gazprom Neft – l’attività petrolifera di Gazprom – è diventata la principale ancora di salvezza dell’azienda, contribuendo per il 36% ai ricavi e per il 92% all’utile netto nella prima metà del 2023. Lo scorso anno il valore di mercato della divisione ha addirittura superato quello della società madre. “Gazprom non sarà mai più un’enorme mucca da mungere per chi è al potere”, ha detto Vladimir Milov, ex viceministro dell’Energia e architetto delle riforme di Gazprom nei primi anni 2000. “Anziché realizzare profitti eccessivi, c’è il rischio che l’azienda diventi beneficiaria di sussidi statali”.

(Articolo pubblicato su Energia Oltre)

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