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Sonatrach

Gas, l’Italia ha sostituito la dipendenza dalla Russia con l’Algeria?

Qual è il ruolo dell'Algeria per l'Italia (e non solo) nell'energia. Estratto di un articolo di Giuseppe Oddo, autore con Andrea Greco di L’arma del gas (Feltrinelli), per la newsletter Appunti di Stefano Feltri.

La compagnia di Stato algerina Sonatrach è tra le grandi beneficiarie del forte aumento dei prezzi del metano seguito all’invasione dell’Ucraina e della decisione della Ue di sganciarsi dalle importazione dalla Russia.

I PROBLEMI DI SONATRACH

È corteggiata da vari paesi. Anzitutto dall’Italia, che attraverso l’Eni sta investendo nel miglioramento dell’attività estrattiva di Sonatrach per aumentare la produzione dei giacimenti sahariani. Uno dei grandi problemi di Sonatrach è infatti l’obsolescenza della maggior parte dei suoi impianti.

Se la società fosse costretta a fermi per manutenzione prolungati le sue forniture all’estero potrebbero risentirne. E per l’Italia potrebbe essere un problema, perché il gas algerino copre oggi oltre il 40 per cento dei nostri consumi, più di quanto incidevano le forniture russe prima che scoppiasse la guerra in Europa.

L’ITALIA ABBANDONA LA RUSSIA PER LEGARSI ALL’ALGERIA

Con una scelta politica di totale allineamento alla Nato abbiamo abbandonato la Russia di Vladimir Putin, sanzionandone l’aggressione all’Ucraina e il ricatto del gas all’Europa, per poi legarci in egual misura all’Algeria di Abdelmadjid Tebboune, astenutasi sulla risoluzione dell’Onu che chiedeva il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina e schierata contro Israele, che accusa di genocidio nei confronti dei palestinesi della Striscia di Gaza.

Siamo passati da una dipendenza a un’altra. Con quali garanzie?

La prova del nove saranno le elezioni presidenziali del dicembre 2024 in vista delle quali il presidente sta giocando la carta della protezione del potere d’acquisto delle famiglie. Per placare le tensioni sociali contro il caro-vita e la mancanza di lavoro per i giovani, il governo ha aumentato sia i sussidi di disoccupazione, sia le pensioni e gli stipendi del settore pubblico.

Ma nella legge di bilancio approvata dal Parlamento sono in vistoso aumento anche le spese per armamenti (di cui la Russia è di gran lunga il maggior fornitore) e quelle per l’ordine pubblico.

L’Algeria è il primo Stato africano per spese militar e il terzo in Medio Oriente dietro Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. D’altronde è l’esercito, non la politica, il detentore del potere reale nel paese.

IL CONTESTO INTERNAZIONALE

A livello di relazioni internazionali, invece, restano tesi i rapporti con il Marocco per il Sahara Occidentale, conteso tra Rabat e il Fronte Polisario indipendentista, al quale Algeri fornisce appoggio militare e politico, mentre Usa e Israele sostengono il regno Marocco.

Le modifiche costituzionali apportate qualche anno consentono oggi a Tebboune, nel caso sia minacciata la sicurezza nazionale, di impiegare le forze armate anche all’esterno.

Sono un segnale preoccupante in questo senso gli attriti con la giunta militare del Mali al potere dopo il colpo di Stato del 2020, che accusa Algeri di interferire negli affari interni del paese per il suo appoggio ai separatisti Tuareg.

Nel frattempo il presidente ha anche proceduto a un rimpasto di governo e ha estromesso qualche mese fa il numero uno della Sonatrach, nominando al suo posto Hachichi.

La società, maggior centro di potere economico dell’Algeria, dovrà investire 39 miliardi di dollari entro il 2026 per rinnovare gli impianti di produzione di idrocarburi.

(Estratto dalla newsletter Appunti di Stefano Feltri)

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