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Fusione Nucleare

La fusione nucleare è più lontana di quanto pensiamo, ma va sostenuta

Su Foreign Affairs, Mariana Mazzucato scrive che c'è troppo ottimismo sulla fusione nucleare. Ma si tratta comunque di una tecnologia potenzialmente rivoluzionaria, e servono politiche pubbliche migliori. L'intervento di Marco Mayer

La rivista Foreign Affairs ha ospitato un articolo di Mariana Mazzucato che affronta un tema di grande attualità: quali politiche pubbliche adottare in materia di fusione nucleare?

L’OTTIMISMO ESAGERATO DI MCKINSEY

Il testo, A Long Way From Nuclear Fusion, prende le distanze dall’approccio troppo ottimistico alimentato (come avviene abitualmente anche per promuovere altri segmenti di business) dalla società di consulenza McKinsey.

La tesi di Mazzucato è che l’applicazione pratica della fusione nucleare è più indietro di quanto si vorrebbe far credere, perché i principali progetti di ricerca in corso non sarebbero basati su fondamenta tecnico-scientifiche sufficientemente solide.

LA CRITICA ALL’ESPERIMENTO DEL LABORATORIO LAWRENCE LIVERMORE

Il primo caso preso in esame è quello condotto dal laboratorio militare Lawrence Livermore in California, struttura che abitualmente si occupa di ordigni atomici. La critica espressa dalla Mazzucato è che gli scienziati del Livermore avrebbero aver sovrastimato il successo di un loro recente esperimento.

In particolare, non sarebbe stato giusto dichiarare pubblicamente che la reazione ha creato più energia di quella utilizzata perché nel loro calcolo i ricercatori non hanno considerato l’alto consumo di energia dei laser che hanno reso possibile l’esperimento, come autorevoli fisici hanno sottolineato. Quindi il totale dell’energia totale utilizzata nell’esperimento é superiore a quella prodotta.

Ciò non toglie il valore del risultato in sé, ma mette anche in luce nuove difficoltà da superare. Per chi vuole approfondire le implicazioni tecniche legate a questi aspetti suggerisco di leggere un recente articolo di carattere divulgativo del prof. Giorgio Einaudi, già addetto scientifico dell’Ambasciata italiana a Washington.

IL PROGETTO ITER SULLA FUSIONE NUCLEARE

Il secondo programma di ricerca che Mariana Mazzucato prende di mira è il progetto europeo/internazionale ITER. L’acronimo sta per International Thermonuclear Experimental Reactor ed in effetti prevede la realizzazione di un reattore sperimentale nel sud della Francia.

L’idea risale ad un incontro tra i presidenti Reagan e Gorbaciov nel lontano 1985, ma i lavori di costruzione (ancora in corso) sono iniziati nel 2013, e ulteriori ritardi sono in vista. Alcuni scienziati hanno contestato la fattibilità stessa di ITER segnalando la grande difficoltà di approvvigionamento di trizio, come ad esempio segnalato dalla rivista Science. Un’ altra critica diffusa tra i ricercatori riguarda gli altissimi costi del progetto, stimato in 65 miliardi di dollari.

DOVE INDIRIZZARE LA SPESA PUBBLICA

L’articolo si conclude proponendo un diverso approccio dei governi agli investimenti di ricerca applicata in materia di fusione, perché concentrare tutte le ingenti risorse pubbliche su ITER o anche su Livermore ha un rischio rischio di fallimento troppo alto.

Anche se la fusione nucleare avrà tempi più lunghi del previsto, secondo la Mazzucato è fondamentale ri-orientare la spesa pubblica verso programmi di lungo periodo (a cui i privati ancora non sono interessati) che si sviluppino su basi decentrate e più trasparenti. In pratica si tratta di incentivare una rete di hub di ricerca.

Se è vero che in tempi brevi la fusione non è una risposta al dramma del cambiamento climatico, essa tuttavia – seppur più lontana di quanto annunciato – si profila come la soluzione ideale.

COSA FA L’ITALIA SULLA FUSIONE NUCLEARE

In Italia il MIUR, l’ENI, l’ENEA e il CNR sono parte attiva di ITER, progetto peraltro finanziato in modo significativo dalla UE.

In Italia a che punto siamo? Penso che i ricercatori italiani, le università, le aziende a partecipazione pubblica ed il governo (i ministri Anna Maria Bernini e Adolfo Urso in primis) debba trarre spunto da un articolo di una rivista autorevole come Foreign Affairs per compiere una ricognizione delle stato dell’arte e – qualora alcune critiche dovessero risultare fondate – portare eventuali correzioni.

Ispirandosi alla grande tradizione scientifica del nostro paese nel campo della ricerca atomica, l’Italia deve riprendere un ruolo da protagonista in un campo decisivo per le future generazioni. A questo fine concludo citando un nuovo filone di ricerca (di derivazione spaziale) in materia di fusione che si è sviluppato in ambito NASA e a cui l’Italia forse potrebbe utilmente collegarsi.

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