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Fusione

La fusione nucleare ha superato un ostacolo storico, ecco i dettagli dagli Usa

Per la prima volta, un esperimento di fusione nucleare ha prodotto più energia di quella utilizzata per il funzionamento dei macchinari. Fatti e approfondimenti

 

Diversi giornali, tra cui il Financial Times e il Washington Post, hanno scritto tra domenica e lunedì che domani il dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti farà un annuncio su “un’importante scoperta scientifica” relativa alla fusione nucleare.

COS’È LA FUSIONE NUCLEARE

La fusione è un processo per la produzione di elettricità dall’energia nucleare diverso dalla fissione, la reazione che si svolge nei reattori tradizionali, e opposto nel funzionamento: non prevede infatti la divisione dei nuclei di atomi pesanti, ma l’unione di quelli leggeri.

Come la fissione, la fusione nucleare permette di ottenere energia in maniera continuativa e a zero emissioni di gas serra; a differenza della prima, però, genera rifiuti a bassa radioattività e a rapido decadimento.

IL SUCCESSO DEL LABORATORIO USA

È dagli anni Cinquanta del Novecento che gli scienziati cercano di sviluppare tecnologie per la fusione nucleare, ma senza grandi successi. Una delle difficoltà principali sta nel garantire la produzione di una quantità di energia superiore a quella che viene consumata durante il processo, un concetto noto in gergo come net energy gain, o “guadagno netto di energia”.

Per la prima volta nella storia, però, gli scienziati statunitensi della National Ignition Facility – una struttura del laboratorio federale Lawrence Livermore, in California – ci sono riusciti: la loro fusione ha prodotto circa 2,5 megajoule di energia, contro i 2,1 megajoule consumati dai laser che alimentano la reazione (il 120 per cento in più). I dati non sono definitivi.

Stando alle fonti del Financial Times, la quantità di energia prodotta dalla fusione è stata talmente superiore al previsto da aver danneggiato alcuni macchinari di diagnostica.

IL RUOLO DELLA NATIONAL IGNITION FACILITY

La National Ignition Facility è una struttura da 3,5 miliardi di dollari progettata inizialmente per testare armi nucleari, simulandone le esplosioni. In seguito è passata condurre ricerche sulla fusione nucleare tramite laser. Si era avvicinata al traguardo del net energy gain l’anno scorso, quando una fusione aveva prodotto circa il 70 per cento dell’energia utilizzata dai laser.

L’UTILIZZO COMMERCIALE È ANCORA LONTANO

Nonostante il successo del laboratorio statunitense, le tecnologie di fusione nucleare rimangono comunque ancora lontane dall’utilizzo commerciale. Mancano, ad esempio, dispositivi capaci di alimentare la reazione su larga scala e macchinari per convertire l’energia generata in elettricità pronta all’immissione in rete.

L’attenzione degli investitori, tuttavia, è fortissima. La Fusion Industry Association, un’associazione di categoria, ha fatto sapere che dal giugno 2021 al giugno 2022 le aziende che si occupano di fusione nucleare hanno ricevuto investimenti per 2,83 miliardi di dollari; in totale, gli investimenti privati raccolti dal settore ammontano a quasi 5 miliardi.

– Leggi anche: Tutte le ultime mosse dell’Eni con Bill Gates nella startup del Mit per la fusione nucleare

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