skip to Main Content

Nucleare

Perché la Francia protesta per la linea europea sul nucleare. Report Le Monde

Perché il dibattito sulla "tassonomia verde" europea agita la Francia. L'approfondimento di Le Monde.

Mentre l’esecutivo europeo si appresta a classificare il nucleare come una fonte di energia ammissibile ai finanziamenti “verdi”, rifiuta però di concedere aiuti di Stato al settore, lamentano il ricercatore Nicolas Mazzucchi e il senatore Cédric Perrin in un articolo pubblicato su “Le Monde”.

“Un’altra vittoria come questa e siamo perduti”. Nessuno sa se le parole del re dell’Epiro sono apocrife, ma sembrano particolarmente adatte alla situazione dell’energia nucleare in Europa.

I dibattiti sulla tassonomia – cioè l’ammissibilità di una data fonte di energia per i cosiddetti meccanismi di finanziamento “verdi”, tra cui il Fondo di transizione giusta dell’Unione europea – si stanno muovendo dalla fine del 2021 verso l’inclusione del nucleare in questa lista. Tuttavia, un altro testo più riservato sull’eccezione degli aiuti di Stato nel settore energetico, presentato dalla Commissione europea il 21 dicembre 2021, sembra rimettere in discussione il trionfalismo di Parigi sulla questione nucleare.

Ma torniamo alla prima e più visibile battaglia, quella di determinare la lista precisa delle energie ammissibili, attraverso la famosa tassonomia. Inizialmente basata esclusivamente sulle energie rinnovabili, questa tassonomia è stata oggetto di notevoli critiche, in particolare da parte della Francia e di un gran numero di paesi dell’Europa orientale, poiché negava al nucleare, che emette pochissima CO2, l’accesso ai finanziamenti “verdi”.

Dopo molti negoziati, la nuova versione della tassonomia, attualmente sottoposta alla discussione degli Stati membri, sembra molto più ragionevole. Oltre al nucleare, comprende anche il gas naturale, con criteri drastici per le emissioni. Parigi e Berlino, dati i loro rispettivi orientamenti, possono essere soddisfatte in superficie.

La seconda battaglia, più riservata ma tutt’altro che simbolica, è quella della stesura della lista delle eccezioni agli aiuti di Stato nel settore energetico. Se la Commissione, nel suo spirito storico, include naturalmente le energie rinnovabili, è una grande sorpresa vedere che anche il gas è incluso – difeso da una prospettiva cosiddetta “pragmatica” – ma soprattutto notare che l’energia nucleare è ancora esclusa (articolo 13 [d]).

Russia e Cina sempre più dominanti

Offrendo al gas e alle energie rinnovabili la possibilità di finanziare il loro settore attraverso gli aiuti di Stato, Bruxelles assesta un colpo indiretto ma comunque forte al nucleare. I governi dell’UE saranno ora costretti a chiedere il permesso alla Commissione europea per sostenere le compagnie nucleari, il che significherà un onere amministrativo che richiederà molto tempo, scadenze più lunghe e incertezza sul risultato. L’industria nucleare è caratterizzata da un alto tempo di costruzione e da alti costi di finanziamento, il che rende necessario il ricorso a finanziamenti pubblici. La prova è il collocamento in fallimento controllato di Westinghouse, la filiale americana della giapponese Toshiba, nel 2017 e, al contrario, la brillante salute della russa Rosatom.

Attualmente, gli unici attori industriali che sopravvivono e dominano il mercato sono quelli che hanno un sostegno statale molto forte – politico, tecnologico e finanziario: Rosatom in Russia, CNNC e CGN in Cina. La Russia e la Cina, che sono sempre più dominanti nel mercato nucleare globale, stanno ora osservando le future gare d’appalto che i paesi dell’Europa orientale, desiderosi di allontanarsi dal carbone, emetteranno sicuramente.

L’offerta di EDF rischia quindi di essere indebolita o addirittura declassata. Non seguendo la logica della nuova tassonomia, la Commissione sembra riprendersi con una mano quello che ha dato con l’altra. Potrebbe quindi dare l’impressione di rimandare l’energia nucleare in un limbo, lasciando il campo libero alle potenze non europee, mentre il revival nucleare globale è evidente. Per il momento, Parigi sembra poco cosciente di questa situazione, opportunamente ossessionata da questo “giro” sulla tassonomia. Il risveglio sarà certamente più difficile.

(Estratto dalla rassegna stampa di eprcomunicazione)

Back To Top