La riappacificazione sul nucleare – ovvero la decisione tedesca di non ostacolare più le spinte francesi per la parità di trattamento tra l’energia atomica e le fonti rinnovabili nei regolamenti comunitari – sembra aver rafforzato la sintonia tra Francia e Germania. I due paesi, i più influenti nei processi decisionali dell’Unione europea, hanno chiesto alla Commissione di eliminare la Corporate Sustainability Due Diligence, la direttiva che introduce una serie di obblighi per la verifica della sostenibilità ambientale e sociale delle aziende.
COS’È LA DIRETTIVA EUROPEA SULLA DOVUTA DILIGENZA
La direttiva sulla dovuta diligenza, che entrerà pienamente in vigore nel 2027, rientra in un programma più vasto per ridurre le emissioni di gas serra dell’Unione europea fino all’azzeramento netto nel 2050. Ha una portata molto ampia: le imprese, ad esempio, verranno ritenute responsabili delle devastazioni ambientali e degli abusi dei diritti umani commessi lungo la loro intera filiera, anche all’estero.
LA FRANCIA DI MACRON E LA GERMANIA DI MERZ CONTRO LA DIRETTIVA
Lunedì, durante una riunione a Versailles con i rappresentanti del mondo imprenditoriale, il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che la legge andrebbe cancellata. Qualche giorno prima il cancelliere tedesco Friedrich Merz aveva detto che il rinvio della direttiva di un anno è “al massimo un primo passo” e che la sua “completa abrogazione rappresenta “il passo logico successivo”.
Macron ha aggiunto di essere “chiaramente allineato” con Merz sulla questione e che il rinvio di un anno – attualmente in discussione al Parlamento europeo – non è sufficiente. Eppure proprio la Francia, sotto Macron, era stata la prima nazione dell’Unione a introdurre una legge nazionale sul monitoraggio delle filiere, nel 2017; oggi, però, il presidente ritiene che Bruxelles abbia introdotto “molti vincoli” alle imprese in un momento difficile, nel quale l’industria europea deve fronteggiare “la feroce concorrenza del Sud-est asiatico e soprattutto della Cina”.
Le aziende francesi sono generalmente contrarie alla direttiva europea sulla dovuta diligenza, accusandola di danneggiare la loro competitività internazionale attraverso dei complessi e onerosi requisiti di rendicontazione che avrebbero peraltro dei limitati benefici reali. Le catene di approvvigionamento, peraltro, sono lunghe e intricate. In alcuni paesi africani, per esempio, la conformità alla direttiva è “essenzialmente impossibile” perché i fornitori non sono in grado di fornire le informazioni richieste, ha riportato il Financial Times. Le banche francesi, come Bnp Paribas, erano riuscite a ottenere un’esenzione particolare dalla direttiva per il settore finanziario.
LA TENSIONE NEL GOVERNO MERZ
Quanto alla Germania, la contrarietà di Merz alla direttiva rappresenta uno stacco rispetto alla precedente amministrazione di Olaf Scholz, un socialdemocratico, e sta creando tensione tra il cancelliere e il ministro delle Finanze Lars Klingbeil, dell’Spd: Klingbeil pensa che la direttiva sulla dovuta diligenza sia necessaria e che vada semplificata, ma non eliminata.
La differenza di vedute tra Merz (liberal-conservatore) e Klingbeil (socialdemocratico) è esemplificativa delle divisioni tra il centrodestra e il centrosinistra europei in merito all’agenda green della Commissione europea: la sinistra intende mantenerla per favorire il raggiungimento degli obiettivi climatici, mentre la destra preferirebbe smantellarla per svincolare le imprese e rafforzarne la competitività.
LA COMMISSIONE VON DER LEYEN CAMBIA APPROCCIO?
Nell’ultimo anno, in particolare, è cresciuta parecchio la pressione sul Green Deal europeo, cioè la strategia per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. In effetti, la nuova Commissione di Ursula von der Leyen ha sostituito il termine Green Deal con Clean, Just and Competitive Transition, a suggerire proprio una maggiore attenzione ai bisogni dell’industria. Il Clean Industrial Deal, ovvero il piano presentato a febbraio per stimolare la decarbonizzazione dei comparti energivori e la manifattura delle tecnologie pulite, contiene una serie di semplificazioni alle regole di sostenibilità precedentemente introdotte, come la stessa Corporate Sustainability Due Diligence: gli obblighi di verifica sono stati circoscritti ai fornitori diretti.