skip to Main Content

Donald Trump

Figlia di Trump contro il padre: rispettiamo accordo di Parigi

La figlia di Donald Trump non condivide le idee in tema di Ambiente del Presidente Americano e chiede   Mentre Donald Trump sta pensando di tirar fuori gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi, la figlia Ivanka, appoggiata, tra le altre, da Shell ed Exxon Mobil, sta cercando di far capire al neo-presidente americano quanto puntare…

La figlia di Donald Trump non condivide le idee in tema di Ambiente del Presidente Americano e chiede

 

Mentre Donald Trump sta pensando di tirar fuori gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi, la figlia Ivanka, appoggiata, tra le altre, da Shell ed Exxon Mobil, sta cercando di far capire al neo-presidente americano quanto puntare solo su fonti fossili, come carbone e petrolio, annullando tutto quanto fatto in tema di ambiente fino ad oggi, sia sbagliato.

In realtà, qualche mossa, nel rispetto di quanto detto in campagna elettorale, è stata già fatta. Ma non è tutto perduto e il gruppo pro-accordi di Parigi potrebbe anche avere i suoi effetti positivi. Ma andiamo per gradi.

Gli accordi di Parigi

L’Accordo, negoziato per anni e finalizzato nei suoi dettagli testuali a Parigi nel Dicembre del 2015, incoraggia trasformazioni profonde dei settori industriali e non (energia, trasporti, edilizia, agricoltura, ecc.), con l’obiettivo di ridurre le emissioni e contenere l’aumento di temperatura.

In particolare, i firmatari si sono impegnati a mantenere le temperature al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, e se possibile contenere il riscaldamento entro 1,5 gradi. Per centrare l’obiettivo, le emissioni devono cominciare a calare dal 2020, ma già nel 2018 si chiederà agli Stati di aumentare i tagli delle emissioni.

L’accordo prevede anche fondi per l’energia pulita. A partire dal 2020, i paesi di vecchia industrializzazione erogheranno cento miliardi all’anno, per diffondere in tutto il mondo le tecnologie verdi e decarbonizzare l’economia. Non solo: sono previsti anche dei rimborsi ai paesi più esposti. L’accordo dà il via a un meccanismo di rimborsi per compensare le perdite finanziarie causate dai cambiamenti climatici nei paesi geograficamente più vulnerabili.

Ma Trump punta sul carbone

Donald Trump ha firmato nei giorni scorsi un provvedimento in cui si raccomanda all’Ente per la Protezione Ambientale e a tutte le agenzie interessate una revisione dei regolamenti vigenti.

“Troppo a lungo le nostre agenzie federali hanno agito da barriera contro lo sviluppo razionale e sostenibile” aveva affermato il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer, citando Trump. Ed è per questo che all’Epa, Trump chiede l’eliminazione dei vincoli alle emissioni tossiche “decise da Obama ai danni delle centrali energetiche”.

Cosa cambia realmente ora?

1. L’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA) cercherà di eliminare il Clean Power Plan di Obama, ovvero quell’insieme di leggi che prevede l’investimento di miliardi di dollari per promuovere fonti di energie rinnovabili, con l’obiettivo di diminuire le emissioni di gas serra, entro il 2030, del 32% rispetto a quelli del 2005. Precisiamo che il Clean Power Plan non era ancora entrato in vigore.

2. In base al decreto, ora l‘EPA dovrà modificare le regole sulle emissioni di gas serra non solo per le centrali elettriche esistenti, ma anche per quelle da costruire. Ci spieghiamo: le regole vigenti impediscono la nascita di nuove centrali a carbone, dal momento che queste centrali dovrebbero avere per norma un sistema costosissimo per immagazzinare l’anidride carbonica sottoterra.

3. La decisione di Trump potrebbe anche cancellare la riduzione, introdotta da Obama, delle perdite di metano nell’atmosfera durante l’estrazione e la raffinazione di petrolio e gas naturale. La vecchia amministrazione aveva deciso che sarebbero dovute esser ridotte entro il 2025 del 40% rispetto ai livelli del 2012.

4. Saranno riviste anche le attuali stime del costo sociale delle emissioni. Ovvero quei numeri che giustificavano leggi e investimenti a favore dell’ambiente.

5. È prevista nel provvedimento anche l’eliminazione della moratoria di Obama sulle concessioni di sfruttamento delle terre federali per l’estrazione di carbone, stabilita per evitare che fosse troppo facile costruire nuove miniere.

Ivanka Trump, Shell ed Exxon contro Trump

trumpLe decisioni di Donald Trump in merito al futuro del carbone fanno pensare che Donal Trump intenda uscire dagli accordi di Parigi, cosa su cui l’America dovrà decidere a breve. Tra i più grandi oppositori alle idee di Donald Trump in tema di ambiente, c’è la figlia prediletta del Tycoon, Ivanka Trump, che ha deciso di schierarsi contro le decisioni paterne e dar vita ad una cordata di opinionisti e aziende energetiche che possano convincere il Presidente a cambiare idea sull’uscita degli Usa dall’accordo di Parigi (cosa su cui Trump dovrà decidere a breve). Gli Usa, secondo il gruppo capeggiato dalla Trump, dovrebbe rispettare gli accordi presi durante la Cop21, proprio per garantire al Paese competitività e futuro.

“Le compagnie energetiche nazionali saranno competitive solo se gli Stati Uniti rispettano gli accordi di Parigi” ha scritto Cheniere Energy Inc., società del settore gas, in una lettera inviata alla Casa Bianca. L’accordo “è uno strumento utile per favorire la domanda di risorse energetiche americane e sostenere la continua crescita dell’industria”.

Della stessa posizione è anche Exxon Mobil Corp. Azienda precedentemente guidata dal Segretario di Stato Rex Tillerson, “Sarebbe prudente che gli Stati Uniti restassero all’interno dell’accordo di Parigi per garantire un campo di gioco equilibrato per tutti, in modo che i mercati energetici restino il più possibile liberi e competitivi”, si legge in una lettere a firma Exxon inviata al consigliere per l’energia di Trump, David Banks. La sfida ai cambiamenti climatici, sostiene il colosso energetico, richiederà progressi tecnologici e gli Stati Uniti dovrebbero sostenere politiche per ottenerli.

Fonte di transazione verso un’energia più pulita potrebbe essere il gas naturale, di cui Exxon è il primo produttore negli Usa. Sarà proprio il gas, secondo l’azienda energetica, a posizionare gli Usa in una situazione privilegiata in questa lotta, confermando la competitività a livello internazionale del Paese.

L’appoggio alle idee di Ivanka Trump arriva anche dalla Royal Dutch Shell Plc e da BP Plc, entrambi favorevoli all’accordo di Parigi. In particolare, BP ha fatto sapere che “sarà possibile fornire tutta l’energia di cui il mondo ha bisogno, pensando anche alla lotta ai Cambiamenti climatici”.

E ancora: ad opporsi alle idee in merito ambientale di Trump c’è anche il marito di Ivanka Trump, Jared Kushner, consigliere speciale della Casa Bianca, che ha già provato a parlare con il Presidente.

Ma c’è anche chi sostiene l’uscita dagli accordi

A pensare che sia giusto uscire dagli accordi di Parigi non è solo Donald Trump. Stephen Bannon e Scott Pruitt, dell’Environmental Protection Agency, sono convinti che gli Usa hanno “bisogno di uscire” dal patto.

A non prendere posizioni formali sull’accordo di Parigi è invece API, l’ American Petroleum Institute.

Se gli Usa si tirano indietro, saltano gli accordi di Parigi?

Visto il nuovo decreto, viene spontaneo chiedersi quale possa essere la fine degli accordi sul clima di Parigi, che sono entrati in vigore il 4 novembre 2016. Non c’è stato alcun atto da parte del Presidente Usa per cancellare questa ratifica, ma la nuova politica ambientale americana avrà conseguenze sia sulle emissioni degli Stati Uniti (che di fatto non si impegneranno nella lotta ai cambiamenti climatici), sia a livello mondiale.

Se la presa di posizione di Trump rimanesse questa, a traghettare il mondo verso un futuro più pulito non saranno più gli Usa. La Cina potrebbe porsi come leader mondiale della lotta al cambiamento climatico.

Back To Top