La compagnia petrolifera statunitense ExxonMobil si aspetta dai paesi dell’Unione europea la firma di tanti accordi di fornitura – anche di durata pluridecennale – di gas naturale liquefatto americano, o Gnl. In questo modo, il blocco onorerebbe l’impegno preso con l’amministrazione di Donald Trump lo scorso luglio e ridurrebbe ulteriormente la dipendenza dal combustibile russo. D’altra parte, la sottoscrizione di questi contratti a lungo termine entrerebbe in contrasto con la transizione dalle fonti fossili a quelle pulite, un processo sul quale Bruxelles ha puntato molto.
COSA HA DETTO PETER CLARKE DI EXXONMOBIL
Peter Clarke, vicepresidente dell’unità di ExxonMobil dedicata al gas liquefatto, ha detto al Financial Times che l’Europa è diventata “il mercato più importante” per gli esportatori americani del combustibile. A suo dire, il prossimo passo per la regione sarà “capire come sostenere i contratti a lungo termine”, anziché procedere con gli acquisti sul mercato spot, quello giornaliero e all’ingrosso. Per i venditori, i contratti a lungo termine sono vantaggiosi perché garantiscono certezza; agli acquirenti, invece, offrono prezzi più bassi di quelli sul mercato spot, dove i carichi di Gnl tendono a dirigersi verso le aree del mondo disposte a pagare di più.
I CONTRATTI DI FORNITURA A LUNGO TERMINE
Effettivamente, negli ultimi mesi diverse aziende energetiche europee hanno siglato dei lunghi contratti per l’importazione di Gnl americano. A luglio, per esempio, Eni ha raggiunto un accordo ventennale con Venture Global per due milioni di tonnellate di gas liquefatto all’anno. Anche la società tedesca Sefe ha firmato un contratto per vent’anni con Venture Global, più uno per dieci anni con ConocoPhillips.
Proprio oggi Edison – che già nel 2017 aveva siglato un contratto con Venture Global – ha firmato un accordo con Shell per l’importazione di gas liquefatto dagli Stati Uniti. La società energetica italiana, controllata dal gruppo francese Edf, riceverà 0,7 milioni di tonnellate all’anno di combustibile per quindici anni, a partire dal 2028.
LE PRESSIONI DELL’AMMINISTRAZIONE TRUMP
Questo nuovo approccio alle importazioni gasifere è anche il risultato della pressione del governo americano. Solo pochi giorni fa, peraltro, il segretario dell’Energia Chris Wright ha dichiarato che i paesi europei dovrebbero prima azzerare gli acquisti di gas russo se vorranno dagli Stati Uniti l’imposizione di sanzioni più dure sul regime di Vladimir Putin. “È importante avere fornitori energetici affidabili che siano vostri alleati, non vostri nemici”, ha detto Wright. E poi: “la Russia finanzia la sua macchina da guerra con le esportazioni di petrolio e gas naturale. Se si interrompono gli acquisti europei di tali prodotti, le sue entrate diminuiscono”.
Bruxelles si è impegnata ad azzerare le importazioni di combustibili fossili russi entro il 2028, ma alcuni paesi – come l’Ungheria e la Slovacchia – fanno resistenza.
QUANTO GAS IMPORTA L’UNIONE EUROPEA, E DA CHI
Nel 2024 l’Unione europea ha importato oltre 45 miliardi di metri cubi di gas liquefatto dagli Stati Uniti, che valgono il 16,5 per cento degli approvvigionamenti totali. Il blocco, tuttavia, ha anche acquistato 51,6 miliardi di metri cubi di gas (tra combustibile via tubo e Gnl via nave) dalla Russia: un volume ancora significativo, benché inferiore ai 155 miliardi di metri cubi importati nel 2021, prima dell’invasione dell’Ucraina.
Peter Clarke di ExxonMobil ha spiegato al Financial Times che nel 2025, finora, l’Europa ha aumentato significativamente (circa del 20 per cento in più) le importazioni di Gnl americano, mentre l’Asia ne ha acquistato di meno. Ha aggiunto che nel 2025 gli Stati Uniti hanno rappresentato la provenienza del 55 per cento delle importazioni europee di gas liquefatto.
L’ACCORDO CON GLI STATI UNITI E LA CRESCITA DEL GNL
A luglio l’Unione europea, all’interno di un più generale accordo commerciale con gli Stati Uniti, si è impegnata ad acquistare energia americana dal valore di 250 miliardi di dollari all’anno per tre anni: 750 miliardi in tutto, quindi. La misura dovrebbe servire a riequilibrare la bilancia degli scambi, visto che nel 2024 l’Unione europea aveva un surplus di 198 miliardi di euro nel commercio di beni con gli Stati Uniti (surplus che scende a 50 miliardi se si conteggiano anche i servizi).
La cifra concordata, però, è di fatto impossibile da rispettare, come spiegato da Startmag.
Ma al di là della fattibilità dell’impegno, Washington ha interesse a promuovere la compravendita di Gnl americano per dare sbocco alla grande espansione della capacità nazionale di liquefazione. L’anno prossimo ExxonMobil, ad esempio, dovrebbe avviare il terminale Golden Pass in Texas, dalla capacità di esportazione di oltre 15 milioni di tonnellate all’anno. La società vende all’incirca l’80 per cento del suo Gnl attraverso contratti a lungo termine.