L’azienda azera Baku Steel, che aveva presentato un’offerta da circa 1,1 miliardi di euro per l’acquisizione di Acciaierie d’Italia, ha fatto sapere di non voler partecipare al nuovo bando di gara indetto dal governo. Lo scrive Il Sole 24 Ore, aggiungendo che “sarebbero invece giunte rassicurazioni” dalla compagnia indiana Jindal Steel e dal fondo d’investimento statunitense Bedrock Industries, che nei mesi scorsi si erano già mostrate interessate ad acquisire tutti gli asset dell’ex Ilva.
L’ANTEFATTO
Di queste tre offerte, venne preferita quella di Baku Steel perché più alta: Jindal Steel, infatti, aveva messo sul piatto 80 milioni di euro più 500 milioni per il magazzino; mentre Bedrock si era limitata al magazzino, con la parte cash pari a zero (com’è consuetudine per i fondi di private equity).
Baku Steel, comunque, aveva posto diverse condizioni all’acquisto di Acciaierie d’Italia, tra cui l’installazione di una nave rigassificatrice a Taranto che avrebbe garantito il rifornimento di combustibile allo stabilimento. Le trattative tra l’esecutivo e gli azeri – nel consorzio acquirente c’era anche la compagnia di investimento statale Azerbaijan Investment Company – si erao complicate a seguito dell’incendio all’altoforno 1 dell’ex Ilva di Taranto, lo scorso maggio. Erano emerse, inoltre, delle divergenze in merito ai piani di decarbonizzazione del ciclo siderurgico.
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TEMPI E PARTECIPANTI AL NUOVO BANDO PER L’EX ILVA
Le offerte del nuovo bando di gara per Acciaierie d’Italia andranno presentate entro il 15 settembre. Oltre alla rinuncia di Baku Steel e alle “rassicurazioni” di Jindal Steel e Bedrock, dal Sole 24 Ore si apprende che le aziende siderurgiche italiane – come Marcegaglia e Arvedi, i cui nomi erano circolati parecchio nei mesi scorsi – sono “chiamate a confermare le offerte per singoli asset avanzate a gennaio”.
Il bando, infatti, permette sia l’acquisizione dell’intero complesso di Acciaierie d’Italia, sia l’acquisto degli asset al nord, di quelli al sud o di singoli rami della società. Tuttavia, a parità di condizioni, verrà dato priorità le offerte “che meglio garantiscono la continuità produttiva e la tutela occupazionale”. Di conseguenza, gli interlocutori privilegiati paiono essere Jindal Steel e Bedrock.
“Si lavora sottotraccia anche a possibili alleanze con indiani e americani e ci sarebbero valutazioni sul possibile coinvolgimento di alcuni grandi società italiane, non del settore dell’acciaio, in affiancamento a partner siderurgici”, riporta il Sole 24 Ore.
CONDIZIONI MENO FAVOREVOLI
Le condizioni per la vendita di Acciaierie d’Italia, però, sono oggi meno favorevoli rispetto a un anno fa, la situazione economica dell’ex Ilva si è aggravata ulteriormente e il governo avrà meno leve per negoziare da un posizione di forza con i potenziali acquirenti. Guardando al contesto generale, poi, la domanda europea di acciaio è debole e l’industria siderurgica è in difficoltà per via della abbondante sovraccapacità produttiva nel resto del mondo (in particolare in Cina), che fa scendere i prezzi di vendita dell’acciaio e abbatte i margini di profitto.
A riprova di questo, il governo ha abbassato le ambizioni sul prezzo delle offerte, che difficilmente si avvicineranno alla cifra avanzata da Baku Steel. Più probabile che per gli asset verrà offerto un importo simbolico, se non nullo, mentre rimane l’obbligo di acquisto del magazzino (in passato era stato valutato a 400-500 milioni di euro).
GARANZIE STATALI DA 800 MILIONI-1 MILIARDO
Per venire incontro ai potenziali investitori nell’ex Ilva, il governo starebbe lavorando a un sistema di garanzie statali – la Sace, il gruppo assicurativo del ministero dell’Economia, potrebbe essere coinvolta – dal valore compreso tra 800 milioni e 1 miliardo di euro. L’eventuale aiuto potrebbe essere fatto rientrare nel Cisaf, il nuovo quadro europeo per gli aiuti di stato all’industria pulita adottato dalla Commissione il 25 giugno.
INTANTO, L’AZERBAIGIAN PUNTA AL GRUPPO API
Nonostante il ritiro di Baku Steel dalla gara per Acciaierie d’Italia, l’Azerbaigian non ha perso l’interesse per l’Italia. La compagnia petrolifera statale Socar, infatti, si sta muovendo per acquisire una quota di maggioranza del gruppo Api della famiglia Brachetti Peretti, attivo nella distribuzione di carburanti a marchio Ip.
Socar è azionista del Tap, il gasdotto trans-adriatico che trasporta fino a Melendugno il gas estratto in Azerbaigian.