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Il Sole 24 Ore folgora ArcelorMittal su Ilva

Ex Ilva. Ruvido e condivisibile commento di Paolo Bricco del Sole 24 ore sul gruppo indiano-lussemburghese ArcelorMittal.

 

È in corso oggi a Taranto, ad Acciaierie d’Italia (l’azienda siderurgica ex-ILVA), uno sciopero di ventiquattr’ore, con presidi e proteste, indetto da Fim, Fiom e Uilm. Attraverso lo sciopero, che si sta svolgendo in contemporanea al roadshow commerciale della società, che ha incontrato i suoi principali clienti, i sindacati vogliono contestare soprattutto la gestione dello stabilimento da parte di ArcelorMittal, il gruppo siderurgico indiano-lussemburghese che ne è maggiore azionista.

COSA FARÀ BERNABÈ

Come riportato dal Corriere della Sera, il presidente di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabè (nella foto), ha intenzione di ritirarsi dall’incarico e ne avrebbe già dato comunicazione al governo. Il ministero dell’Economia infatti, attraverso Invitalia (l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa) possiede il 32 per cento della società, mentre ArcelorMittal ne ha il 68 per cento. Tuttavia, stando al quotidiano, Bernabè non avrebbe ancora presentato una lettera di dimissioni formali, come scritto ieri anche dal Foglio.

LA SITUAZIONE ALL’EX ILVA

L’acciaieria di Taranto dovrebbe chiudere il 2023 con una produzione di circa 2,5 milioni di tonnellate d’acciaio, molto meno dei quattro milioni di tonnellate precedentemente stimati, ha fatto notare su X Gianclaudio Torlizzi, consulente sull’energia e le materie prime presso la presidenza del Consiglio dei ministri.

In un’intervista al quotidiano pugliese La Gazzetta del Mezzogiorno Bernabè ha detto che “bisogna garantire la sopravvivenza” di Acciaierie d’Italia, che ha bisogno di risorse per “acquistare le materie prime” e produrre.

Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ha interpretato le dichiarazioni di Bernabè come una prova della sua irrilevanza nel consiglio d’amministrazione della società, invitandolo a dimettersi: “Se è vero che all’interno del cda non ha voce in capitolo, come mai non ne trae le conseguenze abbandonando un incarico che non esercita in modo libero?”.

La gestione del caso ex Ilva è affidata a Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il PNRR con delega al Sud.

L’ANALISI DI BRICCO (SOLE 24 ORE)

In un commento sul Sole 24 Ore, Paolo Bricco – giornalista esperto di storia industriale italiana – ha invitato il governo a non spendere più soldi pubblici per l’ex ILVA e a lasciare che sia l’azionista di maggioranza, ArcelorMittal, a occuparsi del suo risanamento.

“Finora”, scrive Bricco, “Arcelor Mittal ha comandato avendo fatto un esperimento mai provato prima nel capitalismo internazionale. Anni fa ha richiamato tutti i manager stranieri. Ha deconsolidato la sua controllata, in cui adesso ha la maggioranza, costruendo un cordone sanitario intorno all’Italia che ha ridotto ogni propensione strategica e ogni impegno giuridico. Ha costruito un sistema parallelo di finanza e di rete commerciale in capo alla sua consociata diretta – sì, avete capito bene, non l’ex Ilva, ma la sua emanazione diretta in Italia – che così fa concorrenza all’ex Ilva, che comunque controlla”.

Il giornalista invita il governo a far sì che “non ricapiti – in un Paese che spesso mitizza l’economia pubblica e non ne ricorda gli errori e gli orrori – quello che è già successo altre volte: il privato ha in mano le leve del comando e il pubblico paga, paga, paga. Con una marea di ammortizzatori sociali e con ricapitalizzazioni estratte dai conti nazionali a beneficio di imprese guidate da altri”, come appunto Acciaierie d’Italia.

COSA PENSA PALOMBELLA (UILM)

“È finita la storia con questo gruppo industriale. È finita”, ha detto Palombella, invitando il governo a rompere con ArcelorMittal.

“O loro [i governi, ndr] si rendono conto che è finita”, ha aggiunto, “altrimenti continueranno a prendere tempo. Il tempo in questo caso è scaduto: sono [passati] cinque anni per poter verificare se questo matrimonio poteva andare avanti. Per noi si era rotto già dopo pochi mesi, per loro è durato cinque anni. Basta”.

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