skip to Main Content

Libia Irini

Eni, Total e non solo. Ecco le vere tensioni in Libia tra Italia e Francia

“E’ evidente che il caos a Tripoli non può che giovare alla Francia che sembra preferire un ovest destabilizzato ad una possibile pax italiana”. Parola di Michela Mercuri, analista e autrice del libro "Incognita Libia". Che cosa sta succedendo in Libia, il forcing su Serraj, l'attivismo di Haftar e i piani anti italiani della Francia. L'approfondimento di Michele Arnese

E’ di 47 morti e 129 feriti in 8 giorni l’ultimo bilancio, diffuso dal ministero della Salute libico, degli scontri tra milizie armate nella capitale Tripoli. Lo ha riferito oggi la Missione dell’Onu in Libia, Unsmil, in una nota.

Si cerca di negoziare una nuova tregua a Tripoli. Il Consiglio Presidenziale del premier Fayez al-Sarraj ha dato mandato alla milizia Forza Anti Terrorismo di Misurata, guidata dal generale Mohammed Al Zain, di entrare nella capitale per organizzare un nuovo cessate il fuoco e far terminare le violenze nella periferia sud della capitale.

Sul campo di Tripoli – secondo una ricostruzione dell’Agi si scontrano la Settima Brigata di Tarhuna, “milizia legata al signore della guerra Salah Badi, contro una  serie di milizie che formano a loro volta unità speciali dei ministeri dell’Interno e della Difesa del governo di Sarraj: le Brigate Rivoluzionarie di Tripoli, la Forza speciale di Dissuasione (Rada), la Brigata Abu Selim e la Brigata Nawassi, che ricevono finanziamenti dall’Ue”.

Chi sta attaccando il cuore del potere tripolino non è solo il signore della guerra Salah al Badi, alla testa della Settima Brigata ribelle e delle milizie Al Kani, ha scritto oggi Francesco Battistini del Corriere della Sera: “A coprirgli le spalle c’è Haftar. Il generalissimo che si sente il nuovo Rais e in questi anni è stato tenuto fuori dai giochi e ora non s’accontenta più di governare a Est, Tobruk e la Cirenaica, ma vuole prendersi tutto il mazzo”. Il disordine è totale, non c’è sicurezza e le elezioni di dicembre volute dalla Francia di Macron “potrebbero solo condurre al caos e alla caduta di Serraj”, ha scritto List di Mario Sechi,

“E’ evidente che il caos a Tripoli non può che giovare alla Francia che sembra preferire un ovest destabilizzato ad una possibile pax italiana”, dice a Start Magazine Michela Mercuri, analista e autrice del libro “Incognita Libia”.

Foreign Affairs ha pubblicato un’analisi sul pericolo di procedere nella via indicata – irragionevolmente e senza basi concrete di successo – da Parigi: “Frederic Wehrey e Wolfram Lacher – ha sintetizzato List – descrivono uno scenario di enorme frammentazione, perfino la forza del generale Haftar si è affievolita e in Cirenaica sono emersi gruppi che contestano la sua leadership; l’iniziativa di Macron a Parigi con Haftar e Serraj è stato un fallimento su tutta la linea, secondo la ricostruzione, addirittura Macron aveva comunicato ai media la data del voto – 10 dicembre – senza avere raccolto alcun consenso”.

E nella manovre anti Italia della Francia si nota anche lo zampino dei Servizi segreti di Parigi, come ha scritto Start Magazine con un post dell’analista Emanuele Rossi (qui la ricostruzione delle manovre anche mediatiche degli 007 francesi)

Dietro la geopolitica ci sono gli interessi energetici: “L’Italia, forte della sua tradizione coloniale nel rapporto con la regione di Tripoli e del capillare radicamento di Eni sul territorio, guarda con inquietudine alle iniziative di Emmanuel Macron per pacificare la Libia. Roma accusa il governo francese di fare il gioco della Total contro Eni”, ha riconosciuto il politologo francese Gilles Kepel oggi in un’intervista al Corriere della Sera.

Infatti il vero nodo, dal punto di vista energetico e geopolitico in Libia, è la sopravvivenza del Noc come ente unico che gestisce il petrolio libico.

Il futuro del Noc è legato all’integrità statuale della Libia, cui tengono l’Italia e l’Eni. Un’integrità che di fatto non c’è, viste anche le tensioni fra Serraj e Haftar. Non solo: in Francia c’è chi auspica di dividerla in tre: Cirenaica, Fezzan e Tripolitania.

In questo modo, secondo i piani di Macron e di Total, si potrebbero avere due enti di gestione del petrolio e la Mezzaluna petrolifera nelle mani di Haftar, o di un suo successore. Ma Eni è la Tripolitania e l’integrità della Libia.

“Eppure sarà indispensabile allargare lo sguardo ad est anche verso Haftar”, dice a Start Magazine Michela Mercuri, che ha insegnato Storia contemporanea dei paesi mediterranei all’Università di Macerata e ora è docente del Corso in Terrorismo e le sue mutazioni geopolitiche alla Sioi (Società italiana per le organizzazioni internazionali di Roma).

“Il generale della Cirenaica – aggiunge Mercuri – è storico alleato della Francia e difficilmente allenterà i legami con Parigi, specie in un momento così favorevole. Tuttavia la rinnovata partnership tra Roma e il Cairo, altro storico sponsor di Haftar, può essere un buon viatico”.

In Egitto l’Italia dovrebbe continuare a giocare la carta economica: oltre a Zhor, il mega giacimento offshore, l’Eni ha appena annunciato una nuova scoperta di gas nel deserto occidentale egiziano che potrebbe erogare fino a 700.000 metri cubi di gas al giorno. “Inoltre, il turismo italiano in Egitto ha registrato un +94% nel 2017, con un ulteriore incremento nel primo bimestre del 2108, tanto che la compagnia Air Cairo ha aperto nuove rotte con l’Italia”, aggiunge Mercuri: “La sponda con l’Egitto, poi, è anche funzionale a intavolare un discorso con Putin, che sostiene e finanzia l’uomo forte della Cirenaica e ha legami consolidati con il presidente egiziano”.

(TUTTI I DETTAGLI SU COME LA FRANCIA DI MACRON GUERREGGIA CONTRO L’ITALIA IN LIBIA. L’ARTICOLO DI MICHELE ARNESE)

(ECCO GLI AFFARI DELLA FRANCIA IN AFRICA. L’APPROFONDIMENTO DI TINO OLDANI)

(VI SPIEGO LE MIRE DI MACRON E MERKEL. L’ANALISI DI GIULIO SAPELLI)

Back To Top