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Fossili

Eni, Enel, Snam e non solo. Che cosa chiedono i sindacati a Confindustria Energia

Tutto sulle richieste dei sindacati del settore energia, Con questo articolo, Start Magazine avvia una serie di approfondimenti sul tema. Nella prossima puntata, la posizione di Confindustria Energia

I sindacati del settore energia e petrolio vogliono un nuovo contratto collettivo di lavoro (Ccnl) per gli addetti di un settore che in Italia occupa oltre 37.000 persone. L’ipotesi di piattaforma per il rinnovo del contratto è stata presentata all’assemblea nazionale di Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil tenutasi a Roma la scorsa settimana.

La parola passa ora alle assemblee dei lavoratori per consentire l’avvio delle trattative – presumibilmente a gennaio – con Confindustria Energia, l’associazione imprenditoriale di riferimento, alla quale è già stata inoltrata la lettera di disdetta. Il contratto vigente, approvato a gennaio 2017 dopo quasi due anni di trattative, scade il 31 dicembre 2018.

I LAVORATORI E LE IMPRESE INTERESSATI

Il segmento energia e petrolio include l’industria della ricerca, estrazione, raffinazione, cogenerazione di fonti fossili; l’industria della distribuzione dei prodotti petroliferi; l’industria della produzione di olii lubrificanti; il trasporto, la compressione e ricompressione e la vendita di gas; la produzione e vendita di energia elettrica. Le imprese attive in Italia nel settore energia e petrolio sono 34, tra cui il gruppo Eni, Snam Rete Gas, Saipem, Shell, Esso, Erg, Api, Total Fina, Elf Aquitane, Kuwait, Tamoil, Enel, Edison.

SALARIO E PREVIDENZA

I sindacati chiedono un aumento salariale per il triennio 1 dicembre 2019-31 dicembre 2021 confermando i due livelli di contrattazione esistenti: Tem e Tec. Sul Tem (trattamento economico minimo) dovrà essere riconosciuto l’aumento del costo della vita nel triennio, mentre sul Tec (trattamento economico complessivo) si dovrà tenere conto della ripresa del settore, che offre “uno scenario più positivo e di migliori aspettative nelle quali collocare le nostre mirate rivendicazioni. Gli stessi margini di raffinazione stanno producendo risultati soddisfacenti”, affermano Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil. Sul versante del welfare la richiesta è di potenziare la previdenza complementare (Fondenergia) aumentando il contributo del datore di lavoro; l’aumento dovrà essere maggiorato per i giovani, “che risultano più penalizzati dalle riforme pensionistiche”.

PIU’ SICUREZZA PER I LAVORATORI

Il settore energia e petrolio presenta un elevato rischio di incidente rilevante, evidenziano i sindacati, che tornano a insistere sul tema della salute e della sicurezza. Nella piattaforma per il nuovo contratto è stata inclusa la richiesta di prevedere una figura di Rlsa, un responsabile dei lavoratori per la sicurezza di sito produttivo, a capo di un coordinamento dei Rlsa delle aziende dell’area. La sicurezza dovrà essere tutelata dentro e fuori le aziende, coinvolgendo lavoratori, territorio e cicli produttivi.

FORMAZIONE E GIOVANI

Per quanto riguarda l’occupazione, soprattutto giovanile, e il mercato del lavoro, i sindacati indicano che l’attenzione dovrà indirizzarsi verso la lotta alla precarietà attraverso l’inserimento di vincoli all’utilizzo degli strumenti di flessibilità in entrata, privilegiando i contratti di apprendistato professionalizzante e condividendo percorsi di accrescimento professionale. Viene proposta inoltre la creazione di un terzo, nuovo fondo destinato al sostegno al reddito e finalizzato alla gestione dei processi di innovazione, riorganizzazione e riqualificazione aziendale.

IL SETTORE PETROLIFERO IN ITALIA

L’Italia nel 2017 (dati della Direzione generale sicurezza ambientale attività minerarie e energetiche del Ministero dello sviluppo economico) ha prodotto 4,1 milioni di tonnellate di petrolio greggio, con un incremento del 10,4% rispetto alla produzione 2016 (3,7 milioni di tonnellate); l’84% della produzione è onshore, di cui il 71% in Basilicata e il 12% in Sicilia. La produzione di gas naturale italiana è stata pari a 5,6 miliardi di metri cubi, con una flessione del 6 % rispetto alla produzione 2016. Al 31 dicembre 2017 sono assegnate 200 concessioni che contano un totale di 765 pozzi produttivi, di cui 604 a gas e 161 ad olio, 439 ubicati in terra e 326 in mare. Gli idrocarburi prodotti sono convogliati in 77 centrali di raccolta e trattamento a gas e 14 centrali ad olio. Nell’offshore italiano sono installate 138 strutture marine.

QUANTI RISPARMI COL PETROLIO ITALIANO

L’ultima relazione di Unione Petrolifera sulla produzione nazionale di idrocarburi definisce il 2017 un “anno di recupero per la produzione nazionale di idrocarburi”, cresciuta complessivamente del 2,2%. L’anno scorso la produzione nazionale di greggio e di gas naturale è stata complessivamente di 8,7 Mtep e ha consentito un risparmio di circa 2,5 miliardi di euro sulla fattura energetica nazionale. Dal 2000, in termini reali, il risparmio cumulato è stato pari a circa 78,2 mi­liardi di euro.

Up lamenta una tendenza orientata più al decommissioning e allo smantellamento delle piattaforme che allo sfruttamento delle risorse energetiche, sottolineando che i giacimenti accertati in Italia “hanno volumi simili a quelli del Mare del Nord e della Norvegia: 225 Mtep di petrolio e 115 miliardi di metri cubi di gas”. Tuttavia, il via libera alle attività di prospezione e ricerca di gas al largo della costa adriatica, dall’Emilia Romagna fino alla Puglia, dato a marzo dal Consiglio di Stato, lascia sperare nel rilancio.

PREVISIONI ROSA PER IL PROSSIMO TRIENNIO

Le stime del presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, pubblicate dal Sole 24 Ore, sembrano dar ragione ai sindacati di settore: l’industria italiana energia e petrolio è destinata all’espansione. Per Tabarelli la produzione petrolifera del nostro paese raggiungerà livelli record con l’estrazione, nel triennio 2018-2020, di 20,6 milioni di tonnellate di greggio (17,5 milioni solo in Basilicata) e un conseguente risparmio sulla fattura energetica nazionale di 10 miliardi. A trainare la produzione italiana sono i due giacimenti petroliferi lucani, quello dell’Eni in Val d’Agri, già operativo (80mila barili di petrolio al giorno), e quello della Total a Tempa Rossa nella Valle del Sauro, prossimo all’avvio con l’estrazione graduale di 10mila barili al giorno, fino a 50mila a regime.

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