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Italia

Eni e non solo, cosa farà il governo a Ravenna?

Fossili o rinnovabili? O un mix? Il governo traccheggia ancora sull’area di Ravenna dove ha un ruolo Eni

 

Chissà se l’annuncio del premier Giuseppe Conte di realizzare a Ravenna il centro di stoccaggio della CO2 riutilizzando gli ex giacimenti esauriti di gas andrà avanti o resterà solo un buon proposito.

Nell’area dell’Emilia Romagna si disputa da tempo una partita strategica per il sistema energetico nazionale. Alternativa tra fonti fossili e rinnovabili o un mix destinato a durare per lungo tempo? Forse più di quel 2030 indicato dal global warming e che si sta allontanando.

Il governo, sotto scacco da mesi, non può continuare a non prendere decisioni che per l’area di Ravenna valgono milioni di euro e migliaia di posti di lavoro.

Eni – che ha i maggiori interessi in zona – sta sviluppando tecnologie di cattura dell’ossido di carbonio. Ha collaborazioni internazionali che aprono scenari interessanti sulla via della decarbonizzazione e delle nuove tecnologie.

A Ravenna, dopo le dichiarazioni di Conte, si è fatta avanti la sinistra di Articolo Uno. In Emilia come Roma il partito della maggioranza di Conte deve mostrare coerenza, risolutezza e capacità di adattamento agli scenari energetici mondiali. Ha sicuramente una visione ecosostenibile, ma ancora una volta bisogna conciliare nuove esigenze e antiche preesistenze industriali.

“Qualora la proposta di catturare la CO2 superasse positivamente le procedure di valutazione di impatto ambientale e si concretizzasse con investimenti e tempi certi, rappresenterebbe una novità dopo anni di sostanziale immobilismo da parte dell’Eni”. Questo dice il documento della formazione politica che auspica anche una riconversione dell’economia. Il territorio discute e non gradisce altri attendismi.

Ravenna dovrebbe divenire un punto all’avanguardia per l’energia green, ma senza cancellare la lunga storia sul trattamento dei combustibili. Qui, dicono gli esponenti della sinistra, ci sono i lavoratori e il sapere dei lavoratori per svolgere al meglio e in sicurezza quanto è necessario ad una reiniezione e stoccaggio del genere.

L’anidride carbonica mediante solventi dovrebbe essere separata durante la combustione per poi essere stoccata in pozzi da cui si estraeva gas. Si tratta di studiare bene i pozzi da riutilizzare, favorire il dialogo e il confronto tra Eni, popolazione e forze sociali, perché si approccia un passaggio epocale.

Sono valutazioni di merito quelle del documento indirizzato a Conte che non trascurano nemmeno il caso delle estrazioni con le piattaforme sottocosta. Per Articolo Uno “devono andare rapidamente a chiusura dell’attività estrattiva”. Una vecchia battaglia che si trascina molte opposizioni.

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