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L’Egitto ha un problema di gas: cosa cambia per Italia ed Europa?

L'Egitto ha problemi a soddisfare la sua domanda di gas con la produzione interna, che deve integrare con le importazioni: oggi è il maggiore acquirente di Gnl in tutto il Medioriente, ma il governo vuole tornare a esportare. Ecco cosa potrebbe cambiare per Italia ed Europa.

Negli ultimi due anni le importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl) dell’Egitto sono aumentate al punto da renderlo il principale acquirente nel Medio Oriente, superando il Kuwait. Dall’inizio del 2025 il paese ha ricevuto 6,46 milioni di tonnellate di Gnl, mentre appena due anni fa i volumi acquistati erano prossimi allo zero. Nello stesso periodo, il Kuwait ha importato 6,44 milioni di tonnellate.

L’EGITTO È DIVENTATO UN IMPORTATORE NETTO DI GAS

Già nel 2024 l’Egitto si era trasformato in un importatore netto di gas: per evitare problemi con le forniture energetiche, infatti, il paese aveva dovuto ricorrere agli acquisti dall’estero per integrare la produzione nazionale, in forte calo e insufficiente a soddisfare l’aumento della domanda.

IL PIANO DEL GOVERNO PER INCREMENTARE LE ESPORTAZIONI

Ma il governo vorrebbe ripristinare lo status di esportatore dell’Egitto: nei piani del Cairo c’è infatti l’aumento delle esportazioni nei prossimi cinque mesi attraverso lo stimolo agli investimenti stranieri nella produzione di gas (le aziende avranno poi la possibilità di rivendere all’estero una parte degli idrocarburi prodotti).

Come rivelato da Bloomberg il 14 ottobre, l’esecutivo egiziano sta negoziando la spedizione di due carichi di Gnl al mese, tra novembre e marzo, dal terminale di Idku sul mar Mediterraneo. Quest’anno, finora, l’Egitto ha caricato solo quattro metaniere perché ha dato priorità al fabbisogno interno; nel 2022, invece, aveva esportato oltre cento carichi di Gnl.

IL RUOLO DELL’ENI

Nella seconda settimana di ottobre è stato esportato un carico diretto in Italia, riporta Bloomberg.

Eni, controllata di fatto dal ministero dell’Economia italiano, è attiva in Egitto sia nella produzione di idrocarburi nei progetti Zohr, Nooros, Baltim W e Meleiha (per un volume annuale di 102 milioni di barili di petrolio equivalente), sia nella liquefazione del gas nell’impianto di Damietta.

LE CONSEGUENZE PER L’EUROPA

L’Egitto, comunque, non rientra tra i principali fornitori di gas né dell’Italia né dell’Unione europea. Tuttavia, se il paese dovesse ritornare un esportatore di Gnl – da cui l’Unione europea oggi dipende maggiormente, a seguito del distacco dal combustibile russo via tubo -, la maggiore disponibilità di offerta sul mercato aiuterebbe ad abbassare i prezzi del gas all’hub Ttf.

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