In un articolo precedente si è discusso dell’importanza dell’accordo del 17 agosto tra il viceministro della Difesa del GNA, Salah Al-Namroush, con i ministri della Difesa turco, Halusi Akar e con quello qatarino Khalid al Attyha.
Tuttavia i recenti sviluppi rendono necessario chiarire il significato strategico di questo accordo.
In primo luogo questa intesa non fa altro che consolidare la proiezione di potenza turca e quatarina sulla Tripolitania.
In secondo luogo contribuisce a rafforzare la presenza turca in Libia rendendola permanente anche grazie all’accordo del febbraio scorso relativo alla Zee per lo sfruttamento dei giacimenti di gas offshore siti nel Mediterraneo orientale.
In terzo luogo Misurata diventerà certamente la più importante infrastruttura navale turca sita sulle sponde meridionali del Mediterraneo che, abbinata con l’infrastruttura aerea di al- Watya nella Tripolitania Occidentale, permetterà alla Turchia di realizzare un sistema offensivo e difensivo areonavale che consentirà alla Turchia non solo di proiettare la propria potenza sia nel Mediterraneo sia verso l’Africa sahariana – in perfetta coerenza con la politica estera turca posta in essere dai tempi di Ataturk – ma consentirà altresì di consolidare la politica energetica turca nel Mediterraneo in funzione anti-greca.
Proprio allo scopo di conseguire questo ambizioso obiettivo la Turchia ha posto in essere una forza navale capace di attuare questa politica espansionistica. Gli investimenti turchi relativi alle fregate multiruolo, alle navi d’assalto anfibio e ai sottomarini sono gli strumenti indispensabili attraverso i quali la Turchia intende dare forma concreta alla sua volontà di diventare una media potenza navale in grado di proiettare la sua forza su scala globale come emerge con chiarezza dal documento Strategia della Marina del 2015.
A tale proposito risulta evidente, da un punto di vista geostrategico, che le infrastrutture energetiche che Ankara intende porre in essere da un lato hanno come obiettivo quello di diversificare l’approvvigionamento energetico e dall’altro lato – si veda l’importanza della recente scoperta nel Mar Nero – hanno quello di conseguire una reale autonomia energetica trasformando la Turchia in una sorta di vero e proprio hub energetico. Se tale obiettivo dovesse essere conseguito è chiaro che la Turchia avrebbe la possibilità di gestire il flusso energico dalla Libia verso l’Italia attraverso il controllo del gasdotto GreenStream.
È evidente che la sinergia tra Turchia e Qatar da un lato consoliderà i progetti ideologicamente espansionistici della Fratellanza Musulmana e dall’altro consentirà soprattutto alla Turchia di gestire i flussi migratori che saranno utilizzati come strumento di pressione politica verso l’Ue e, in particolare, verso l’Italia.