Sull’economia circolare “è urgente un quadro normativo stabile e armonizzato”. Per questo è necessario “accelerare l’emanazione dei decreti relativi ai singoli processi di riciclaggio/recupero”. In particolar modo è “importante” che il ministero dell’Ambiente “lavori celermente a livello tecnico con gli stakeholder” sui “decreti end of waste dedicati alla produzione di prodotti energetici e chimici al fine di rendere univoca la disciplina a livello nazionale”.
È il pensiero espresso da Eni nel documento depositato dall’azienda dopo l’audizione di fronte alla commissione Attività produttive della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e adeguamento della strategia energetica nazionale al piano nazionale energia e clima per il 2030.
SERVONO DECRETI DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE O DI BRUXELLES.
La disciplina sull’end of waste, a giudizio del Cane a sei zampe, deve essere infatti “completata attraverso l’adozione di regolamenti attuativi del Testo Unico Ambientale (TUA) per la valorizzazione di alcuni rifiuti in prodotti, anche energetici, attraverso l’individuazione di specifici criteri di riciclaggio/recupero per determinate categorie di rifiuto”.
I PROVVEDIMENTI AUTORIZZATIVI DELLE REGIONI NON SONO VALIDI SECONDO IL CONSIGLIO DI STATO
Tuttavia i criteri specifici possono essere adottati dalla Commissione Ue o dal ministero dell’Ambiente con propri regolamenti. Mentre i criteri individuati per alcuni processi di recupero con singoli provvedimenti autorizzativi delle regioni “sono stati invalidati dalla sentenza del Consiglio di Stato che ritiene necessaria l’emissione di una specifica normativa (Ue o) nazionale”.
ESCLUSI DALL’ECONOMIA CIRCOLARE FORSU, UCO, PLASMIX, ACQUE DI TRATTAMENTO E FANGHI BIOLOGICI
A oggi, ha ricordato Eni, “in assenza di una disciplina specifica, potranno cessare di essere qualificati come rifiuti solo quei rifiuti recuperati oggetto di regolamentazione UE o nazionale (es. carta, vetro, combustibile solido secondario‐CSS e conglomerato bituminoso), mentre tale riferimento normativo è assente per alcune tipologie di rifiuto: FORSU, UCO, PLASMIX, Acque di trattamento e fanghi biologici”.
BIOCOMBUSTIBILI, RINNOVABILI IN AREE INDUSTRIALI DISMESSE E INVESTIMENTI IN PAESI IN VIA DI SVILUPPO
Eni con un accordo di collaborazione firmato con Cassa depositi e prestiti ha dato il via a una serie di iniziative congiunte da intraprendere anche tramite il rilancio di siti industriali nell’economia circolare, la decabonizzazione e le rinnovabili.
In particolare, Eni e Cdp valuteranno la realizzazione di impianti per la produzione di combustibili (come bio-olio e bio-metano) a partire dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani, al fine di chiudere il ciclo dei rifiuti nei territori di riferimento e di una migliore valorizzazione della risorsa in un’ottica di economia circolare.
Le parti studieranno, inoltre, la realizzazione di impianti di produzione di energia rinnovabile in Italia, in particolare sfruttando aree industriali dismesse da riconvertire, minimizzando il consumo di suolo destinabile ad altri usi.
Eni e Cdp, infine, valuteranno anche la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ed altri investimenti nel settore energia finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile nei Paesi in via di sviluppo, dove implementeranno anche programmi di promozione dello sviluppo economico e sociale.