Per la prima volta i Paesi stanno prendendo in considerazione restrizioni sulla produzione globale di plastica – per ridurla del 40% in 15 anni – nel tentativo di proteggere la salute umana e l’ambiente, scrive il Guardian.
LA PROPOSTA DI RUANDA E PERÙ PER RIDURRE LA PLASTICA
Mentre il mondo cerca di stipulare un trattato per ridurre i rifiuti di plastica durante i colloqui delle Nazioni Unite a Ottawa, in Canada, due Paesi hanno presentato la prima proposta concreta per limitare la produzione di plastica al fine di ridurne gli effetti nocivi, tra cui le enormi emissioni di carbonio derivanti dalla sua produzione.
La mozione presentata da Ruanda e Perù stabilisce un obiettivo di riduzione globale, ambiziosamente definito “stella polare”, per ridurre la produzione di polimeri plastici primari in tutto il mondo del 40% entro il 2040, rispetto a una base di riferimento del 2025.
Si legge: “L’efficacia delle misure sul lato dell’offerta e della domanda sarà valutata, in tutto o in parte, in base al loro successo nel ridurre la produzione di polimeri plastici primari a livelli sostenibili”.
La proposta chiede di prendere in considerazione la segnalazione obbligatoria da parte dei Paesi dei dati statistici relativi alla produzione, alle importazioni e alle esportazioni di polimeri plastici primari.
OBIETTIVI IN LINEA CON L’ACCORDO DI PARIGI
Secondo il Ruanda e il Perù, un obiettivo globale di riduzione delle materie plastiche sarebbe simile all’accordo legalmente vincolante di Parigi, che prevede di proseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.
“La proposta dovrebbe essere in linea con i nostri obiettivi di un’economia circolare sicura per la plastica, colmando il divario di circolarità tra produzione e consumo”, hanno dichiarato i Paesi. “Dovrebbe inoltre essere in linea con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento a 1,5°C. A tal fine, uno di questi obiettivi di riduzione globale potrebbe essere una riduzione del 40% entro il 2040 rispetto a un valore di riferimento del 2025”.
I DATI SULLA PLASTICA E LE SUE CONSEGUENZE SULL’AMBIENTE
La produzione globale di plastica è passata da 2 milioni di tonnellate nel 1950 a 348 milioni di tonnellate nel 2017. Si prevede che l’industria della produzione di plastica raddoppierà la sua capacità entro il 2040.
Ogni anno circa 11 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani ed entro il 2040 l’inquinamento marino da rifiuti di plastica potrebbe triplicare.
La produzione di plastica è un fattore importante per il deterioramento del clima, poiché la maggior parte della plastica è prodotta con combustibili fossili. Uno studio condotto dagli scienziati del Lawrence Berkeley National Lab, con sede negli Stati Uniti, ha stimato che entro il 2050 la produzione di plastica potrebbe rappresentare il 21-31% del budget mondiale di emissioni di carbonio necessario per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.
Secondo un’analisi condotta nel 2021 da Beyond Plastics, entro il 2030 l’industria della plastica statunitense contribuirà alla crisi climatica in misura maggiore rispetto all’energia elettrica a carbone del Paese.
ASPETTATIVE SUI COLLOQUI DI OTTAWA
Nei colloqui delle Nazioni Unite del 2022 a Nairobi, in Kenya, i Paesi hanno concordato che un trattato per ridurre i rifiuti di plastica deve affrontare l’intero ciclo di vita del materiale e hanno promesso di forgiare un accordo internazionale legalmente vincolante entro il 2024.
I colloqui di Ottawa mirano a far sì che 175 Paesi concordino la bozza del testo del trattato.
Graham Forbes, responsabile dei progetti globali sulla plastica di Greenpeace Usa, presente ai colloqui di Ottawa, ha dichiarato: “Questo non è un obiettivo abbastanza ambizioso per Greenpeace, ma è un primo passo importante verso un accordo per limitare la produzione globale di plastica. Non si può risolvere la crisi dell’inquinamento se non si limita, riduce e circoscrive la produzione di plastica”.
(Estratto dalla rassegna stampa estera a cura di eprcomunicazione)