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Perché il carbone è vivo e vegeto. Report Iea

La Cop26, cioè la ventiseiesima conferenza sui cambiamenti climatici che si è tenuta in Scozia nel 2021, aveva promesso di “consegnare il carbone alla storia” e sostituirlo con altre fonti energetiche a più basse emissioni. Non si può dire che la promessa sia stata mantenuta. Le ultime previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) dicono infatti che la domanda globale di carbone – il combustibile fossile più inquinante ma anche la principale fonte di generazione elettrica al mondo – toccherà ogni anno un nuovo record fino almeno al 2027, con tutto quello che ne conseguirà in termini di emissioni di gas serra.

QUANTO CRESCERÀ IL CARBONE

Solo un anno fa la stessa Agenzia sosteneva che la domanda di carbone avrebbe iniziato a diminuire durante questo decennio; oggi, invece, prevede che la richiesta del combustibile raggiungerà gli 8,9 milioni di tonnellate entro il 2027, cioè l’1 per cento in più rispetto alla domanda – già da record – del 2024. La domanda carbonifera di quest’anno, pari a 8,7 milioni di tonnellate, è a sua volta superiore dell’1 per cento a quella del 2023.

IL PESO DI CINA E INDIA

Se è vero che le nazioni sviluppate, come quelle europee e gli Stati Uniti, hanno diminuito l’uso del carbone, ciò non è bastato a compensare l’aumento dei consumi da parte dei paesi in via di sviluppo, in particolare Cina e India: il loro fabbisogno elettrico sta crescendo e il carbone, per via del basso prezzo, permette di soddisfarlo con una spesa ridotta.

E LE RINNOVABILI?

Nemmeno la maggiore diffusione delle fonti rinnovabili, come l’eolico e il fotovoltaico, è riuscita a invertire – o quantomeno a rallentare significativamente – la crescita del carbone. Anzi, spesso proprio le numerose installazioni di pannelli solari e turbine eoliche hanno reso necessario l’affiancamento di centrali elettriche dalla generazione stabile, come appunto quelle a carbone, per compensare l’intermittenza della produzione basata sul meteo.

CHI CONSUMA PIÙ CARBONE

Le stime dell’Agenzia internazionale dell’energia dicono che nel 2024 la Cina è valsa da sola più della metà della domanda mondiale di carbone (oltre 4,9 miliardi di tonnellate), seguita dall’India (1,3 miliardi di tonnellate). L’Europa ha consumato “appena” 312 milioni di tonnellate di carbone, e gli Stati Uniti 368 milioni.

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Grafico via Bloomberg.

Quanto all’India, il cui mix elettrico è composto per il 75 per cento da carbone, l’Agenzia internazionale dell’energia scrive che “nonostante l’aumento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, si prevede che nei prossimi anni [il paese, ndr] registrerà il maggiore incremento nell’utilizzo del carbone, trainato dal consumo del settore energetico e dell’industria”.

Sarà però la Cina, “che consuma il 30 per cento di carbone in più rispetto al resto del mondo”, a continuare a definire le tendenze globali “come accade da venticinque anni”.

La domanda di carbone nell’Unione europea e negli Stati Uniti continua a diminuire “ma a un ritmo significativamente più lento. Quest’anno si prevede un calo rispettivamente del 12 e del 5 per cento, contro il 23 e il 17 per cento nel 2023”, scrive l’Agenzia.

I RECORD DELLA CINA NELL’ESTRAZIONE DI CARBONE

A novembre la Cina ha estratto 428 milioni di tonnellate di carbone, un record, l’1,8 per cento in più su base annua. Considerato l’intero 2024, è l’ottavo anno di fila che l’output carbonifero cinese aumenta; le autorità, peraltro, hanno fissato per il 2025 un obiettivo di estrazione di 4,8 miliardi di tonnellate.

È evidente come Pechino stia dando priorità alla sicurezza energetica (il carbone viene estratto localmente ed è quindi più “sicuro” rispetto al gas liquefatto di importazione) rispetto all’azione climatica, nonostante le grandi installazioni di parchi rinnovabili che necessitano, però, di venire affiancati da centrali a carbone.

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