Mentre da giorni è in corso uno scambio di accuse tra Ucraina e Russia su possibili imminenti attacchi alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Mariano Grossi, rassicura sul fatto che gli esperti inviati sul luogo “non hanno trovato mine o altri esplosivi”, suscitando l’irritazione di Kyiv.
Ma qual è la situazione reale e quali sarebbero i rischi se la centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia dovesse esplodere?
LO SCAMBIO DI ACCUSE TRA UCRAINA E RUSSIA
Dallo scoppio della guerra, il 24 febbraio 2022, Russia e Ucraina si sono regolarmente accusate di mettere a rischio la sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata fin dai primi giorni di marzo 2022 dai russi. L’impianto è il più grande del Paese e d’Europa e il quinto più grande al mondo.
Negli ultimi giorni la tensione è montata ancora di più perché il presidente Volodymyr Zelensky, citando l’intelligente ucraina, ha affermato che la Russia sta “preparando una provocazione” presso la centrale, sul cui tetto sarebbero stati piazzati degli esplosivi. I servizi segreti sostengono inoltre che sia stato detto ai dipendenti russi che lavorano nell’impianto di lasciare la zona entro il 5 luglio.
Mosca nega e ribatte invece che sarà Kyiv ad attaccare la centrale provocando un incidente “mercoledì notte 5 luglio” usando “armi ad alta precisione e droni kamikaze”. A riferirlo al canale televisivo Rossiya 24 , secondo quanto riportato da Rai News, è stato Renat Karchaa, il consigliere del direttore generale di Rosenergoatom, l’agenzia atomica russa.
Non è mancato poi il sempre inopportuno commento del vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Russia, Dmitry Medvedev, il quale ha dichiarato che “un’apocalisse nucleare non è solo possibile, ma anche abbastanza probabile”.
DIFFERENZE E SIMILITUDINI CON LE CENTRALI DI CHERNOBYL E FUKUSHIMA
Il fisico Luca Romano, esperto di nucleare e autore del libro “L’avvocato dell’atomo. In difesa dell’energia nucleare” ha spiegato su Twitter qual è l’attuale situazione all’interno della centrale di Zaporizhzhia e quali sono i rischi di un eventuale incidente partendo da fatti e dati relativi ai disastri di Chernobyl e Fukushima.
COSA SUCCEDEREBBE QUINDI IN CASO DI ESPLOSIONE?
Basandosi quindi su queste informazioni, Romano spiega qual è la situazione a Zaporizhzhia e perché “i rischi per la salute umana sarebbero molto vicini allo zero statistico”.
“Quindi di che parliamo?”, si interroga il fisico. Per Romano è molto “semplice” e spiega così la “pantomima”:
Il problema reale e “molto serio”, invece, per l’esperto sono “le conseguenze psicologiche degli incidenti” perché “sia nel caso di Chernobyl che di Fukushima panico e stigma sociale hanno fatto molti più morti delle radiazioni. Motivo per cui continuare ad alimentare questa psicosi non fa bene a nessuno”. A proposito di questo è possibile leggere gli studi pubblicati sulla National Library of Medicine e Frontiers in Psychiatry.
Postilla finale sulla maggiore sicurezza della struttura di Zaporizhzhia rispetto a Chernobyl e Fukushima:
LE IMMAGINI DELLE INTELLIGENCE OCCIDENTALI CHE CONFERMANO LE PAROLE DELL’AIEA
Sebbene l’Aiea sostenga che “la sicurezza dell’impianto resta precaria”, un video del Tg1 con immagini satellitari esclusive condivise dalle intelligence occidentali rassicura sulla situazione in quanto “tutte le strutture” dell’impianto “risultano nella norma, a partire dal bacino di raffreddamento, nonostante il prosciugamento del Dnipro dopo la distruzione della diga di Nova Kakhovka”.
“Nessuna criticità – prosegue – nemmeno per il deposito di scorie radioattive. Stessa situazione nelle varie aree amministrative e logistiche. Riscontri che confermano quanto affermato dal capo dell’Aiea”.
PERCHÉ ALLA RUSSIA NON CONVIENE PROVOCARE UN INCIDENTE
La Russia, tuttavia, pur continuando ad alimentare l’ansia atomica, non avrebbe delle buone ragioni per andare fino in fondo poiché, come osserva il manifesto, “i venti possono trasportarle [le radiazioni, ndr] a ovest (verso i Paesi dell’Unione europea), ma anche a est, verso la stessa Russia” e “non avrebbe dunque senso, da parte dei russi, sabotare l’impianto nucleare più grande d’Europa, costruito proprio dall’Urss tra il 1980 e il 1996”.
Inoltre, “un incidente avrebbe pesantissime ricadute economiche sulla stessa industria nucleare russa, che a oggi ha appalti per circa 250 miliardi di dollari”.
E SE INVECE LE MINE CI FOSSERO?
Romano chiarisce infine che se la presenza di mine fosse confermata – cosa che a oggi non lo è – ipotizza che si potrebbe trattare di un modo per “mettere fuori uso la centrale per danneggiare l’Ucraina” perché “rendere inservibile una centrale da 6 GW è una bella botta sulla ricostruzione”.