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L'avvocato Dell'atomo

Riabilitiamo il nucleare?

“L’avvocato dell’atomo” di Luca Romano letto da Tullio Fazzolari   Non è mai stato facile essere poco allineati con il pensiero dominante. Soprattutto negli ultimi tempi lo stupido diktat del “politicamente corretto” tende a criminalizzare chi dissente e perfino chi si azzarda  a esprimere un ragionevole dubbio. Basti pensare all’uragano di critiche che ha sommerso…

 

Non è mai stato facile essere poco allineati con il pensiero dominante. Soprattutto negli ultimi tempi lo stupido diktat del “politicamente corretto” tende a criminalizzare chi dissente e perfino chi si azzarda  a esprimere un ragionevole dubbio. Basti pensare all’uragano di critiche che ha sommerso il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani quando ha provato a dire che forse sarebbe il caso riconsiderare l’opportunità di usare il nucleare per produrre energia elettrica. Doveva essere la base per una discussione e invece come reazione si sono sentiti soltanto anatemi.

Luca Romano con il suo “L’avvocato dell’atomo” (Fazi Editore, 392 pagine, 20 euro) torna sull’argomento e non ha paura di andare controcorrente. La sua è una esplicita scelta di campo messa nero su bianco nel sottotitolo “In difesa dell’energia nucleare”. Indossata una toga immaginaria, Romano descrive un ipotetico processo che in realtà non c’è mai stato: ormai da tre decenni il nucleare è stato condannato senza appello e a ben vedere in quella sentenza si sono ascoltate solo le ragioni dell’accusa.

Ma è davvero possibile “riabilitare” il nucleare? La strategia difensiva di Luca Romano si basa su due linee-chiave. La prima è che sull’energia nucleare sono state date informazioni false o inesatte per farla apparire come il pericolo assoluto. E i primi a creare questa immagine negativa non sono stati  gli ambientalisti. Per molti anni la campagna denigratoria è stata pilotata dalle grandi compagnie petrolifere interessate a non cedere neanche un palmo del loro business e a continuare a vendere olio combustibile per alimentare le centrali elettriche. Poi la tragedia di Chernobyl ha suscitato legittime paure. Ma forse andava detto anche che quella centrale era stata costruita senza le minime e indispensabili misure di sicurezza. Nuovo allarme ha poi provocato il disastro nucleare di Fukushima. Ma in questo caso, come sottolinea Romano, non c’è stata nessuna vittima. Altro capo d’accusa è che la realizzazione di centrali nucleari sia in qualche modo propedeutica alla proliferazione di armi nucleari. E anche questa, secondo Romano, è una fake new tant’è che alcuni paesi hanno la bomba senza curarsi delle centrali.

L’altro punto fondamentale dell’arringa dell’”Avvocato dell’atomo”  sono i benefici che il nucleare comporta. Per esempio, quello di essere meno inquinante di altre fonti sia nella produzione di energia sia nello smaltimento delle scorie. Ma il vantaggio più grande sarebbe quello di liberarci dalla dipendenza dai combustibili fossili: petrolio, carbone e soprattutto gas. Difficile dire fino a che punto Romano abbia ragione ma è certo che il nucleare è stato un po’ sbrigativamente messo all’indice e che utilizzarlo o meno è una questione che torna d’attualità a causa della guerra fra Russia e Ucraina. Paesi come l’Italia in questi giorni stanno girando con il cappello in mano alla ricerca di fornitori di gas per sostituire quello russo. Siamo al punto di corteggiare Erdogan (solo pochi mesi fa definito un dittatore) perché in Turchia sono stati individuati enormi giacimenti di gas. Nel frattempo continuiamo a comprare energia elettrica dalla Francia. Che la produce con il nucleare a poca distanza da casa nostra.

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