skip to Main Content

Corte Suprema

Perché la Corte suprema Usa trumpeggia sulle emissioni delle centrali

La Corte suprema ha stabilito che l'agenzia del governo americano per la protezione dell'ambiente non può regolamentare le emissioni delle centrali a carbone e a gas. Tutti i dettagli e le conseguenze.

Giovedì la Corte suprema degli Stati Uniti ha emesso una sentenza che limita il potere dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA: è un ente del governo federale americano) di emanare regolamenti per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica dalle centrali elettriche.

Più nello specifico, la sentenza della Corte – i giudici favorevoli sono stati sei, quelli conservatori; mentre i contrari sono stati tre, quelli di orientamento liberale  – riduce la possibilità per l’EPA di regolare le emissioni generate dalle centrali a carbone e a gas attraverso il Clean Air Act, una importante legge sull’inquinamento dell’aria risalente al 1963 ma emendata più volte.

L’autorità dell’agenzia di imporre standard emissivi alle centrali dipenderà dall’autorizzazione ricevuta dal Congresso.

COSA HA DETTO BIDEN

La sentenza, scrive Reuters, va a complicare il piano dell’amministrazione di Joe Biden per la riduzione delle emissioni e per la transizione alle energie rinnovabili. Il presidente l’ha definita “un’altra decisione devastante che mira a far regredire il nostro paese”, riferendosi alle recenti sentenze dell’organo sull’eliminazione delle restrizioni sul porto d’armi in pubblico e sulla cancellazione del diritto all’aborto a livello federale.

“Benché questa decisione rischi di danneggiare la capacità della nostra nazione di mantenere l’aria pulita e di combattere il cambiamento climatico”, ha dichiarato Biden in un comunicato, “non smetterò di usare le mie autorità legittime per proteggere la salute pubblica e affrontare la crisi climatica”.

LE CONSEGUENZE

Ma la sentenza della Corte suprema potrebbe avere conseguenze che andranno ben al di là dell’EPA e che potrebbero riguardare qualsiasi grossa decisione presa dalle agenzie federali. La maggioranza conservatrice dell’organo, infatti, ha dimostrato di non gradire la vasta autorità normativa federale e potrebbe voler ridurre il potere di altre agenzie governative.

L’EPA, adesso, non sarà dunque più in grado di emanare regolamenti stringenti per le centrali elettriche, in modo da spingerle a utilizzare fonti energetiche diverse e poco emissive. Il settore elettrico vale circa un quarto delle emissioni di gas serra degli Stati Uniti (il paese è il secondo maggiore emettitore al mondo, dopo la Cina), e Biden vorrebbe decarbonizzarlo completamente entro il 2035: raggiungere l’obiettivo potrebbe farsi più complicato, dopo la sentenza della Corte suprema.

L’ANTEFATTO

La Corte suprema ha ribaltato una decisione del 2021 della Corte d’appello del distretto di Columbia che aveva bocciato la norma Affordable Clean Energy dell’ex-presidente Donald Trump, un repubblicano di orientamento conservatore. La norma avrebbe imposto delle limitazioni a una particolare sezione del Clean Air Act, la Sezione 111, che conferisce appunto all’EPA l’autorità di regolare le emissioni delle centrali elettriche.

La norma di Trump – ricostruisce Reuters – aveva l’obiettivo di sostituire il Clean Power Plan dell’ex-presidente Barack Obama, democratico e progressiva, che prevedeva riduzioni sostanziali delle emissioni di CO2 da parte del settore elettrico. Nel 2016 la Corte suprema bloccò però il piano di Obama, che utilizzava proprio la Sezione 111 del Clean Air Act per incentivare l’utilizzo di fonti energetiche più pulite per la generazione di elettricità.

“PREVARICAZIONE FEDERALE”

La sentenza di giovedì della Corte suprema arriva dopo un’azione legale intentata da un gruppo di stati americani capeggiati dalla Virginia occidentale, dove ha sede un’importante industria del carbone: chiedevano alla giustizia di limitare l’autorità dell’EPA nel regolamentare il funzionamento delle centrali elettriche a livello nazionale. Il procuratore generale della Virginia occidentale, Patrick Morrissey, ha definito la decisione della Corte una “grande vittoria contro la prevaricazione federale e gli eccessi dello stato amministrativo”.

Back To Top