La COP28, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite a Dubai, si è conclusa oggi con un accordo che contiene per la prima volta un impegno ad allontanarsi gradualmente dall’utilizzo di combustibili fossili per la produzione di energia. Questo allontanamento – transitioning away è l’espressione originale – dovrà essere “giusto, ordinato ed equo”; ma il passaggio alle fonti pulite dovrà accelerare nei prossimi anni “in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050” e limitare il riscaldamento globale. Con zero netto (net-zero) ci si riferisce a una condizione di neutralità carbonica, ovvero di pareggio tra le emissioni prodotte e quelle catturate, rimosse dall’atmosfera o compensate con specifiche tecnologie.
L’ACCORDO FINALE È UNA VITTORIA PER GLI EMIRATI…
L’accordo viene considerato una vittoria diplomatica per Ahmed al Jaber, il sultano emiratino presidente della COP28 ma anche amministratore delegato della compagnia petrolifera ADNOC.
Da un lato, infatti, il testo finale esprime concetti sufficientemente ambiziosi da soddisfare l’Unione europea e gli Stati Uniti, che stanno puntando molto sulla transizione ecologica; dall’altro lato, però, non contiene espressioni troppo forti e perciò sgradite ai paesi esportatori di petrolio, come l’Arabia Saudita e gli stessi Emirati Arabi Uniti. Il documento parla infatti di una “allontanamento graduale” dai combustibili fossili (transitioning away) anziché di una loro “eliminazione graduale” (phase-out).
… E PER LA TRANSIZIONE GLOBALE DA TUTTI I COMBUSTIBILI FOSSILI
Allo stesso tempo, è anche vero che in nessun altro accordo conclusivo delle COP si è mai fatto riferimento alla necessità di distaccarsi da tutte le fonti fossili, petrolio e gas naturale inclusi, dalle quali dipende ancora oggi l’economia globale. Alla COP26 del 2021, ad esempio, la transizione (phase down, in quel caso) veniva limitata al carbone, il combustibile fossile maggiormente emissivo ma anche più economico.
COSA È STATA LA COP28 PER RINNOVABILI E NUCLEARE
Il testo include poi degli impegni a triplicare le installazioni di capacità rinnovabile e a raddoppiare il tasso di efficienza energetica entro la fine del decennio. Durante la conferenza, inoltre, ventidue paesi – tra i quali Stati Uniti, Francia, Svezia, Regno Unito, Paesi Bassi, Polonia, Giappone e Corea del sud – hanno firmato una dichiarazione per triplicare la capacità nucleare globale entro il 2050.
E NEL CONCRETO?
Come ha ricordato il presidente della COP28, al Jaber, “un accordo è buono solo se lo è la sua attuazione. Siamo ciò che facciamo, non ciò che diciamo. Dobbiamo compiere i passi necessari per trasformare questo accordo in azioni tangibili”.
Secondo Jonathan Pershing, ex-negoziatore climatico degli Stati Uniti e oggi membro della Hewlett Foundation, il linguaggio della conferenza, con il suo invito all’allontanamento dai combustibili fossili, manda al mercato “un segnale” che la comunità internazionale non ha ripensamenti sulla transizione energetica: questo potrebbe cambiare l’atteggiamento degli investitori nei confronti degli asset fossili, scrive Bloomberg.
La conferenza sul clima del 2024 si terrà a Baku, in Azerbaigian, un altro paese esportatore di combustibili fossili.