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Tutti gli uomini di Putin nell’Spd tedesca

Schroeder, Steinmeier, Gabriel, Voscherau, Struck, Platzech, Schwesig: ecco chi sono gli amici di Putin nell'Spd, il Partito Socialdemocratico di Germania. L'approfondimento di Andrea Greco e Giuseppe Oddo tratto dal loro nuovo libro, "L'arma del gas" (Feltrinelli).

Secondo gli osservatori più critici, a rendere poco credibile la svolta di Scholz, e poco affidabile la Germania agli occhi dei suoi alleati, sarebbe anche la presenza di Steinmeier al vertice dello Stato, per via delle sue posizioni filorusse quando era ministro degli Esteri.

Nell’aprile 2022 le autorità ucraine si sono opposte al viaggio del presidente tedesco nel loro paese, dicendo che non era il benvenuto per i suoi stretti legami con il Cremlino. L’incidente è stato archiviato in ottobre, quando Steinmeier ha potuto recarsi a Kiev. L’episodio ha però fatto luce sul suo ruolo nella politica di riavvicinamento tra Berlino e Mosca: prima come capo di gabinetto di Schröder quando questi era ministro-presidente della Bassa Sassonia, poi come suo braccio destro e consigliere politico alla cancelleria federale, quindi come esponente di punta della grande coalizione di governo guidata da Merkel, in cui Schröder impose Steinmeier come responsabile degli Esteri.

IL LOBBYING PER IL NORD STREAM

Ritiratosi dalla vita politica attiva, l’ex cancelliere accettò di svolgere per Gazprom il lavoro di lobbying a favore del progetto Nord Stream, avendo certezza che il nuovo ministro degli Esteri, di cui era stato il mentore, avrebbe dato continuità alla sua linea di politica estera verso la Russia. Il contratto per la messa in opera del gasdotto fu siglato nove giorni prima delle elezioni legislative del 2005, che consacrarono Merkel nuovo capo del governo.

Anche se Putin aveva già dato prova della sua estraneità ai valori occidentali – con la guerra in Cecenia, l’assassinio di Anna Politkovskaja, le restrizioni alla libertà di stampa – Berlino avviò comunque una cooperazione molto stretta con il Cremlino. Quando nel 2007 la presidenza del Consiglio di turno della Ue spettò alla Germania, Steinmeier ne approfittò per portare il suo progetto di “partenariato di modernizzazione” con la Russia al livello europeo. Steinmeier riteneva che si sarebbe potuto stabilire un legame tra Russia e Occidente non solo sul terreno dell’economia, ma anche su quello delle convinzioni fondamentali comuni. Restò fedele alle sue idee anche dopo l’annessione della Crimea, sostenendo che non bisognasse interrompere il dialogo con Putin.

All’inizio del settembre 2015 fu decisa la posa del Nord Stream 2 e il fatto che Putin avesse nel frattempo intrapreso una guerra in Siria non ebbe il minimo peso per la Germania. Il punto di maggior tensione tra Steinmeier e gli Stati Uniti fu quando nel 2016 l’allora ministro degli Esteri accusò la Nato di essere “guerrafondaia” per le sue manovre militari in Polonia e nei paesi baltici. Steinmeier considerava uno sbaglio infiammare il clima politico con minacce di guerra alla Russia. Ancora nel 2021 il presidente tedesco aveva ribadito il suo sostegno al Nord Stream 2, che considerava un “ponte” nelle relazioni tra i due paesi.

IL RIPENSAMENTO DI STEINMEIER, LA LINEA DI GABRIEL

Steinmeier rivede le sue posizioni soltanto una settimana prima del suo viaggio a Kiev, nell’ottobre 2022, definendo per la prima volta un errore il suo attaccamento al progetto Nord Stream e un fallimento il tentativo di integrare Russia e Unione Europea in un progetto di sicurezza comune.

La stessa linea politica fu seguita senza soluzione di continuità da Sigmar Gabriel, presidente della Spd tra il 2009 e il 2017, vicecancelliere di Merkel per cinque anni e successore di Steinmeier agli Esteri dopo il 2017. Gabriel ha fatto i suoi mea culpa, sul sostegno accordato al Nord Stream e sulla fiducia concessa a Putin, soltanto nel giugno 2022. Oggi presiede l’associazione Atlantik-Brücke (Ponte atlantico) che riunisce a Berlino 500 personalità del mondo politico, economico, finanziario e scientifico ed è la principale rete d’influenza e cooperazione tra Germania e Stati Uniti.

TUTTI GLI (EX) AMICI DI PUTIN NELLA SPD

Gli (ex) amici di Putin nella socialdemocrazia tedesca, più o meno pentiti dei loro trascorsi con il Cremlino, costituiscono un partito nel partito. Ne fa parte per esempio l’ex sindaco di Amburgo Henning Voscherau, il quale nel 2001 avrebbe voluto conferire a Putin la laurea ad honorem mentre la guerra in Cecenia mieteva decine di migliaia di vittime tra i civili. Insieme con il fratello Eggert – fino al 2014 presidente del Consiglio di sorveglianza del gruppo chimico Basf, azionista del Nord Stream – “Henning Voscherau era regolarmente ospite nella residenza estiva di Putin a Sochi”.

L’ex ministro della Difesa Peter Struck (morto nel 2012), che presiedette il gruppo parlamentare della Spd al Bundestag, teorizzava una politica di equidistanza tra America e Russia, e condivideva la sua stessa idea Martin Schulz, candidato alla cancelleria nel 2017 e presidente del gruppo socialdemocratico al parlamento europeo. Matthias Platzeck, già ministro-presidente del Land di Brandeburgo e presidente di transizione della Spd tra il 2004 e il 2005, come responsabile del Forum russo-tedesco ha contribuito a minimizzare l’inasprimento autocratico del regime di Putin e si è schierato contro i critici dell’annessione della Crimea. Manuela Schwesig, rieletta nel settembre 2021 ministro-presidente del Meclemburgo-Pomerania, un tempo giovane speranza della Spd, oggi è percepita come un fardello nel partito per le sue sperticate posizioni a favore del Nord Stream 2, per la cui realizzazione s’è battuta come nessun altro politico tedesco.

Poco prima dell’invasione, mentre Berlino si interrogava sul forte spiegamento di forze russe al confine dell’Ucraina, Schwesig chiedeva l’entrata in servizio del gasdotto, che approda proprio in questa regione dopo un lungo viaggio attraverso il Baltico e rappresenta una importante fonte di entrate per il suo bilancio. Da documenti pubblicati dalla stampa tedesca nell’aprile 2022 è emerso che nel Meclemburgo-Pomerania è domiciliata una strana fondazione per il clima e l’ambiente che era stata costituita nel 2021, con denaro proveniente da Gazprom, per finanziare in modo occulto il completamento della condotta sottomarina, aggirando le sanzioni occidentali. La vicenda ha avuto pesanti risvolti politici, amministrativi e giudiziari (a causa della distruzione di documenti fiscali). La fondazione, che Schwesig aveva promesso di sciogliere, risulta ancora aperta mentre questo libro va in stampa.

Nel suo attivismo a favore di Gazprom, Schwesig ha ignorato persino le indicazioni della cancelleria federale che, in un documento del settembre 2020, annotava come vi fosse “in linea di principio, la possibilità che la domanda di gas naturale diminuisca più bruscamente di quanto originariamente previsto e che il Nord Stream non sia assolutamente necessario per l’approvvigionamento energetico della Germania e dell’Europa”. Nello stesso documento erano prospettate due possibili alternative al Nord Stream 2: l’espansione delle energie rinnovabili, che avrebbe dovuto essere accelerata per consentire alla Germania di raggiungere i suoi obiettivi di protezione del clima, e la diversificazione delle importazioni di gas dai terminali di Gnl già esistenti nell’Unione Europea, oltre che da Nord e Sud America, Nordafrica e area caspica. Schwesig aveva pubblicamente escluso entrambe le alternative e respinto in modo categorico le importazioni di gas liquefatto.

(Estratto da “L’arma del gas“, il nuovo libro di Andrea Greco e Giuseppe Oddo)

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